Le emergenze catastrofiche si sovrappongono e intrecciano sempre più frequentemente e pericolosamente (leggi anche Potenza caotica del virus e impotenza della politica di Franco Berardi Bifo). Per quanto ci si impegni, non è più possibile rimuoverle. Una possibilità poteva risiedere nell’accrescere la nostra capacità di stare nell’incertezza, rafforzare fiducia e relazioni, accogliere i rischi del vivere: in sintesi, nell’imparare a giocare con la catastrofe. Ma abbiamo preso un’altra strada, quella del securitarismo: militare, digitale, sanitario. Ed ora eccoci di fronte ad una serie di passaggi che ormai non possono che apparirci obbligati.
La nostra libertà si riduce ancor più ad una serie di obblighi a cui dover soltanto obbedire. Chi ama la libertà e la vita più della sopravvivenza e della salute dovrà però non smettere di ricordare a se stesso e a tutti che, anche in questo momento, si potrebbe scegliere diversamente.
Mi sono vaccinato e ho in tasca il green pass. Ma questo non significa che accetti la logica dell’obbligo, anzi. Credo sempre nel valore dell’obiezione e della disobbedienza, anche da parte di chi lo fa a partire da credenze che non sono le mie. Non mi affido ad ideologie rigide, pregiudizialmente schierate, che siano scientiste o anti-scientifiche. Per questo, mi dichiaro assolutamente contrario all’obbligo del vaccino e del green pass generalizzato. Concentriamoci invece nel cercar di raggiungere al più presto l’immunità di gregge, così come avviene per altre epidemie: vacciniamo tutte le persone disponibili a farlo, e lasciamo in pace tutti coloro che non lo vogliono. Se qualcuno ritiene che il rischio di vaccinarsi sia superiore a quello di non farlo, va rispettato. Se è disposto a pagare i costi della sua scelta divergente, va rispettato. E se i costi economici della sua scelta ricadono sulla collettività, dobbiamo comunque continuare a curare chi si ammala: ne ha diritto in quanto cittadino che paga le tasse, indipendentemente dalle sue scelte vax o no-vax.
Per certe situazioni di contatto (contesti sanitari, scolastici, pubblici, di cura…) si potrebbe rendere obbligatoria una certificazione, ma non solo attraverso il vaccino. Si dovrebbe proseguire a richiedere solo un tampone, periodico e gratuito. E/o l’uso della mascherina al chiuso, sempre (ad esempio, per impiegati pubblici, camerieri, baristi o ristoratori). In determinati contesti, si potrebbe comunque sempre lasciare alle persone che li vivono la possibilità di volersi assumere consensualmente il rischio di incontrarsi e lavorare insieme senza richiedersi nulla a vicenda, senza obblighi reciproci.
Le regole specifiche di relazione, se consapevolmente assunte, hanno sempre infatti un valore superiore per me rispetto a quelle che ci obbligano per legge.
Enrico Euli è ricercatore alla Facoltà di Studi Umanistici dell’Università di Cagliari, in cui è docente di Metodologie e tecniche del gioco, del lavoro di gruppo e dell’animazione. Ha pubblicato vari testi e articoli, l’ultimo: Fare il morto (Sensibili alle foglie).
maria gianotti dice
grazie, grazie moltissimo..
Ester dice
Grazie professore! In in mezzo a questo mare di insulti, minacce e ritorsioni qualcuno che rifocalizza il nucleo:il rispetto e la responsabilità sociale nella pienezza della libertà di scelta.
monica dice
Grazie anche da parte mia, mi chiedo però come poter disubbidire riducendo al minimo le ritorsioni economiche…non ho nessun problema a spiegare la mia scelta di non vaccinarmi ma non so come potrò lavorare quindi garantirmi un reddito anche minimo a partire da settembre! Pagarsi i tamponi ogni volta che si prende un treno è economicamente insostenibile! E’ una forma di discriminazione molto pesante soprattutto per tutti coloro che non hanno un lavoro stabile.
Pietro dice
Tutto giusto.. però non capisco perché si è vaccinato …
amerigo dice
grazie enrico per il tuo sintetico ed equilibrato commento che leggo solo adesso e sottoscrivo in toto ribellandomi a quella pubblicita’ingannevole che invita a vaccinarsi tutti (tutti chi?) e che trascura le altre pandemie in corso (climatica, per immigrazione, poverta’ e sfruttamento, etc.). Aggiungo che ben venga il green-pass per il rischio contagio, ma solo insieme a una green-tass per il rischio inquinamento.
ciao GRANDE.
amerigo
Irene dice
Grazie Professore.
Mi fa strano vederla con un green pass in tasca, lei che è un anti tecnologico, quindi immagino il suo QR code su un foglio stropicciato e illeggibile, e sorrido…