Domenica 13 aprile ai Fori Imperiali si terrà una giornata di festa dedicata al Progetto “Porto l’Orto a Lampedusa”, promosso da Terra!Onlus e dal circolo di Legambiente Lampedusa, per realizzare degli orti sull’isola. Un modo diverso per raccontare Lampedusa, non per tratteggiarne un ritratto edulcorato e fiabesco, ma realista. Raccontare l’isola vuol dire sapere che quando nel 2011 si parlava dell’”invasione dei clandestini”, dell’”emergenza”, le case dei lampedusani si aprivano all’accoglienza, le loro barche soccorrevano. Abbiamo un debito di riconoscenza nei confronti della comunità lampedusana: cominciamo a saldarlo con l’orto comunitario
di Fabio Ciconte*
In questi anni le esperienze di orti urbani si sono moltiplicate (basta sfogliare queste pagine ndr). Si è iniziato a parlarne e non sono mancati i detrattori pronti a relegarli al ruolo di arredo urbano, una pianta sul davanzale che se c’è tanto meglio, altrimenti va bene lo stesso. Quello che è evidente è che mentre coltivi un pezzo di terra non produci solo qualche buon ortaggio ma crei un presidio del territorio, fai comunità, costruisci relazioni sociali basate sulla pratica e su un obiettivo comune.
Gli orti urbani hanno dimostrato di essere una delle chiavi per rispondere all’impoverimento sociale derivato dalle crisi economiche e finanziare. Una delle risposte all’individualismo barbaro che ha pervaso ogni strato della società e intanto, permettono di modificare la città, profondamente e non solo in senso estetico e urbanistico.
Partendo da queste considerazioni, l’associazione Terra!Onlus insieme al circolo Esther Ada di Legambiente ha pensato di realizzare degli orti urbani a Lampedusa. Orti da destinare alla comunità, alle persone che sull’isola ci abitano e ci transitano e alle realtà attive sul territorio. Con un’idea semplice: coltivare un orto ti mette a contatto con la terra, coltivarlo insieme ad altri ti mette in relazione con la comunità.
A Lampedusa la terra c’è e, anche se negli ultimi anni ha perso il contatto con mani che coltivano, può tornare a produrre diventando così un pezzo di tessuto connettivo per una comunità di seimila persone che in questi anni ha saputo accogliere e soccorrere migliaia di migranti, spesso in condizione di solitudine politica, oltre che geografica.
Un progetto semplice che ha bisogno di gambe, braccia e sostegno per partire: per sistemare il terreno, ripristinare il vecchio dammuso, realizzare un sistema d’irrigazione in un’isola dove ogni goccia d’acqua è preziosa, formare gli operatori che cureranno e animeranno l’area o i settanta ortisti che avranno il loro lembo di terra assegnato.
Ed è per questo che il 13 aprile saremo ai fori imperiali, per dare gambe a questo progetto. Lo diciamo così: abbiamo un debito di riconoscenza nei confronti della comunità lampedusana. Una comunità che, pur nelle contraddizioni di una vita quotidiana non sempre semplice, ha saputo fare dell’accoglienza la propria bandiera, riuscendo a rivendicare allo stesso tempo l’identità dell’isola, troppo spesso raccontata in maniera distorta dai media mainstream.
Perché è importante raccontare Lampedusa per quello che è, un luogo di approdo per migliaia di persone che da lì hanno cominciato un nuovo viaggio e insieme un’isola meravigliosa in mezzo al mediterraneo, un’isola dell’isola, dove per partorire devi prendere un areo e andare a Palermo, dove quando il mare è alto gli scaffali dei supermercati si svuotano.
Raccontare Lampedusa non vuol dire tratteggiarne un ritratto edulcorato, fiabesco, ma realista. Vuol dire sapere che quando nel 2011 si parlava dell’”invasione dei clandestini”, dell’”emergenza”, le case dei lampedusani si aprivano all’accoglienza, le loro barche soccorrevano, anche se vista da qui sembrava che la gente fosse pronta a imbracciare il fucile pur di allontanare il nemico “clandestino”.
E allora questo debito di riconoscenza vogliamo iniziare a saldarlo partendo da Roma, dalla capitale. Da qui ‘Portiamo l’orto a Lampedusa’ perché lì possa essere coltivato. Questo è quello che sappiamo fare, quello che Terra!Onlus sa fare ed è il nostro piccolo contributo.
Per una piccola associazione come la nostra organizzare una giornata in un luogo come i Fori imperiali non è una cosa semplice, affatto, ma col passare dei giorni, con la tensione che aumenta, le mille cose da fare e quelle che avremmo potuto fare meglio, ci stiamo rendendo conto che l’orto a Lampedusa lo stiamo già portando, perché attorno a questo progetto ci sono davvero tante persone che si stanno mettendo in gioco. Artisti che ci regaleranno la loro musica o le loro opere, decine di produttori che saranno ai fori con i lori stand e doneranno parte del ricavato al progetto, decine e decine di persone che ci stanno aiutando con l’organizzazione e che domenica faranno di tutto. E poi associazioni, ortisti, movimenti e infine il Comune di Roma che insieme a quello di Lampedusa hanno deciso di sostenere quest’idea.
Ecco, questo per noi vuol dire fare comunità, lavorare nel territorio, lo facciamo in una piazza importante portando quello che siamo, le nostre sbavature e l’idea che insieme si costruisce la società.
*Terra Onlus
Per sostenere il Progetto “Porto l’Orto a Lampedusa”: www.terraonlus.it/
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