In una lettera inviata ai ministri dell’agricoltura e dell’ambiente e alla presidente della Regione Lazio, Mario Capanna, presidente della Fondazione Diritti genetici, denuncia la presenza di campi illegali di Ogm nel Lazio e propone: «Distruggere i campi ma prima fare ricerca». Il testo integrale della lettera sarà pubblicato domani sul quotidiano il manifesto.
“Ill. me Autorità, con la presente, la Fondazione Diritti Genetici (Fdg) Vi comunica formalmente il perdurare di una situazione di illegalità, grave quanto prolungata, circa i campi sperimentali di ciliegi, kiwi e olivi transgenici ospitati nell’Azienda Didattico-Sperimentale dell’Università della Tuscia di Viterbo”. Come ben a conoscenza delle ss.vv. – si legge nella lettera – la sperimentazione in questione era stata autorizzata per dieci anni a partire dal 1998, e la richiesta di estensione della ricerca, presentata dal Prof. Eddo Rugini nel 2009, è stata respinta per impossibilità di ottemperare alla normativa vigente in merito al confinamento dei campi transgenici”. “Questo ha spinto l’Autorità Nazionale Competente (Anc) – spiega Capanna – a formalizzare nel marzo del 2010 all’Università della Tuscia la richiesta di dismissione dei campi sperimentali”.
“Nonostante ciò nell’aprile del 2012 la Fdg ha documentato la permanenza in campo delle piante oggetto di sperimentazione che risultavano, peraltro, prive di protezioni atte ad impedire la diffusione del polline dei ciliegi già in fiore”. “Prima di procedere alla dismissione del campo e previa apposizione di reti di protezione dei frutti sui ciliegi – scrive ancora Capanna – si propone di acquisire i dati ed i campioni necessari (…) all’acquisizione di informazioni sulle piante GM, informazioni non previste nel piano di ricerca originario”. “Le indagini proposte potranno essere svolte tra l’Università degli Studi della Tuscia, l’Ispra (per conto del Mattm), il Cra (per conto del Mipaaf), l’Arsial (per conto della Regione Lazio) e l’ufficio scientifico della Fondazione dei Diritti Genetici”.
Capanna conclude chiedendo alle istituzioni destinatarie della lettera di “voler comunicare alla scrivente Fondazione la Vs. posizione in merito, nel termine di 15 giorni dalla ricezione”, riservandosi, in caso contrario, “di percorrere le vie legali adeguate”.
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