Prima notte per i rifugiati di Scorticabove, a Roma (Tiburtina), per strada, dopo lo sgombero di giovedì. “Cittadini italiani, migranti economici, rifugiati tutti accomunati dall’essere stati privati di una casa e lasciati per strada, senza soluzioni alternative reali. Il colore della pelle non conta quando si tratta di mettere in campo una guerra contro gli ultimi. Oggi è la volta dei rifugiati sudanesi…”, scrive Federica Borlizzi. Intanto rimbalza in rete l’appello per portare tende, acqua, cibo ai rifugiati: aiutateci a diffonderlo, grazie. Che bella Roma d’estate…

di Federica Borlizzi
Prima notte per i rifugiati di Scorticabove, a Roma (Tiburtina), per strada, su materassi donati e con le poche coperte raccattate. Scene viste e riviste, in un anno che ha segnato una lotta feroce in questa città contro gli ultimi e i poveri: Piazza Indipendenza, Cinecittà, Via Vannina; occupazioni sgomberate con donne, uomini e bambini abbandonati a loro stessi.
Cittadini italiani, migranti economici, rifugiati tutti accomunati dall’essere stati privati di una casa e lasciati per strada, senza soluzioni alternative reali. Il colore della pelle non conta quando si tratta di mettere in campo una guerra contro gli ultimi.
Oggi è la volta dei rifugiati sudanesi che, però, hanno deciso di non arrendersi e di continuare a lottare non solo per loro ma per tutti e tutte noi. Proprio in queste ore (venerdì mattina, ndr) la comunità sudanese è sotto la sede di UNHCR Italia – Agenzia ONU per i Rifugiati. Sono lì sotto con uno striscione che pone una domanda semplice: “Dov’è la nostra protezione internazionale?”. Dove sono i loro diritti minimi? I diritti che dovrebbero essere garantiti ad ogni persona all’interno di una Stato realmente civile?
Per questo è importante schierarsi e stare dalla loro parte.
Rinnoviamo, dunque, l’appello alla società solidale ad attivarsi per dare sostegno a questi rifugiati, anche con piccoli ma importanti atti pratici. A via Scorticabove, ad esempio, hanno bisogno di:
-Gazebo e tendoni per ripararsi dal sole che batte forte;
-Sacchi a pelo, tende, coperte leggere;
-Acqua e bibite;
-Bicchieri e piatti di plastica;
-Cibo a lunga conservazione (es. tonno, fagioli) e frutta.
Venite lì, portate quello che potete, fermatevi a chiacchierare con queste persone e capirete come la loro battaglia per la dignità riguarda anche noi. Dimostriamo che c’è un’altra città che è solidale e complice con chi lotta contro queste istituzioni forti solo con i deboli.
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