Oggi, tre dicembre, è una giornata davvero importante per Slow Food Roma e, in modo particolare, per la Casa di via Petrarca 3, che ha bisogno di un grande sostegno. Lo chiede alle diverse comunità che in quella Casa hanno trovato ascolto appassionato e poi uno spazio vitale che ha liberato molte energie e molte passioni. Uno spazio che da otto anni produce cambiamento, solidarietà e nuove relazioni sociali. Ma lo chiede anche a una città intera di cui conosce molte delle meraviglie e anche tutte le miserie. Alle 17 comincia un’assemblea che deve provare a riprendere in mano il proprio destino, insieme alla difesa di un luogo in cui ha allungato radici profonde nel territorio. Poi si prosegue con una festa, perché una nuova stagione di resistenza ha bisogno anche di allegria per poter coltivare speranza e disegnare un futuro all’altezza della storia che si è costruita, anno dopo anno, fin qui
In fondo, poi, quando compare la minaccia di una fine, bisogna guardare soprattutto al cuore, perché – almeno così si dice in certi nostri ambienti – nel cuore le cose non finiscono mai.
Trovano sempre un loro posto, un angolo da ricostruire in cui dilatarsi o restringersi, a seconda delle necessità, delle scale di valori e di quel che, non di rado sorprendendoci, ci presenta la vita.
Il cuore di Slow Food non potrete che trovarlo a tavola. Sarebbe assurdo cercarlo altrove. E infatti quello di Slow Food Roma, il volto territoriale della capitale di una grande organizzazione internazionale senza fini di lucro impegnata da decenni a promuovere il diritto a un’alimentazione buona, pulita, giusta e sana per tutti, in rete sceglie di presentarsi – a chi, preoccupato, ne cerca notizie – come un gruppo di commensali di una grande tavola.
Una tavola conviviale e “sempre aperta al dialogo sui grandi temi del nostro tempo: tutela della biodiversità, contrasto alla povertà educativa, diritto a un cibo quotidiano buono, pulito e giusto per tutti, solidarietà e inclusione. Volontarie e volontari che con passione dedicano il loro tempo per garantire la giustizia ambientale e sociale alla nostra Città. Eccoci, questi siamo noi”.
Siete lettori attenti e vi state chiedendo perché abbiamo scritto, quasi en passant, “preoccupato”? La risposta è semplice, diretta quanto temibile: perché la struttura nazionale ha deciso di cessare di contribuire al sostegno della Casa di Slow Food a Roma, che così rischia seriamente di chiudere. E chiede aiuto.
Lo chiede, in primo luogo, a chi pensa che questa eventualità sarebbe triste, tremendamente triste, e soprattutto grave per le diverse comunità che in quella Casa hanno trovato ascolto appassionato e poi uno spazio vitale. Uno spazio che da otto anni produce cambiamento, solidarietà e nuove relazioni sociali. Ma Slow Food chiede aiuto anche alla città intera – a cominciare dalle sue istituzioni impegnate a promuoverne la food policy – una città di cui conosce molte delle meraviglie e anche tutte le miserie. Roma si rivela spesso ferita, afflitta da troppe patologie croniche e apparentemente insolubili, una città a tratti perfino desolante, priva di speranza, dove sembra che solo le reti locali possano ancorare a terra la voglia di cambiare, di porre rimedio, di prendersi cura e, di conseguenza, tessere cordoni di sicurezza.
Una città che ha un bisogno essenziale di case accoglienti come quella di Slow Food, anche se la difesa dell’esistenza di quel tipo di esperienze, vive perché critiche verso ogni potere, non è mai stata una priorità nel cuore delle istituzioni capitoline.
Nella Casa di Slow Food si muovono con fluidità non gerarchica i movimenti che fanno economia sociale, solidale e circolare, che lavorano per costruire sovranità alimentare e agro-ecologia, che hanno esperienze ormai storiche di commercio equo e mutualismo, che difendono il bene comune e i legami comunitari.
Lo fanno, tra le altre cose, con molte e diverse attività di formazione per i più piccoli e i più grandi. Una straordinaria ricchezza che è già un progetto di società diversa e che sa ispirare brecce consapevoli e impreviste nel modello di economia che ci domina. Avviarne la dissipazione, sradicarla dal luogo in cui ha allungato profonde radici sarebbe davvero imperdonabile, dunque non possiamo e non dobbiamo permetterlo.
La prima importante occasione per organizzare ogni resistenza possibile al pericolo che incombe è quella dell’Assemblea-Festa, intitolata significativamente Teniamola Aperta!, che comincia proprio oggi, 3 dicembre, dalle 17 in poi in via Petrarca, 3.
Qui trovate tutto il programma, ricco di ospiti e ispirato alla determinazione di continuare anche a divertirsi insieme. Insieme a tutti coloro che sono davvero convinti che i luoghi e le dimensioni locali del cambiamento vadano presidiate, anzi rafforzate, sostenute, con generosità e ascolto, ma nei fatti e non solo a parole.
Dalla Casa di Slow Food Roma, intanto ci mandano a dire: “Siamo e vogliamo restare qui, aperti e accoglienti, vogliamo stare ancora a Tavola insieme, a mangiare e bere bene e a parlare di cibo, del valore Politico del cibo, delle connessioni che il cibo ha – nei processi di produzione, trasformazione e consumo – l’ambiente, la sanità pubblica, il welfare, la cultura, il senso di appartenenza, e quindi di Cittadinanza”.
Ecco, quando viene una minacciata una fine, bisogna guardare soprattutto al cuore, il cuore di quel che sappiamo e ci piace fare, insieme.
Stefano dice
Complimenti !
Articolo chiaro ed intenso, che rende giustizia a tutte le realta (e persone) che sono transitate ed hanno caratterizzato, dato un’anima alla sede di via petrarca.
Paolo dice
Grazie Riccardo, grazie amiche e amici di Comune-info per questa riflessione. E’bello in questi momenti sapere che si va avanti, nonostante tutto, insieme.
Riccardo dice
Slow Food Roma prende nota della posizione dell’attuale Consiglio Direttivo di Slow Food Italia e condivide punto per punto il senso e il contenuto dell’articolo.
La decisione di questo Consiglio Direttivo nazionale di interrompere il supporto economico alla sede di Roma ci trova totalmente contrari, perché priva di una visione politica e progettuale radicata nel territorio, nella Città, e perché arreca un danno grave alla rete territoriale. La Comunità di Slow Food Roma – fatta di tanti attivisti e volontari – ha costruito, anche attraverso questa casa comune, una dinamica di coesione e supporto: la casa di via Petrarca non è mai stata solo la sede di Slow Food a Roma, e questo gli amici di Comune.info lo sanno e lo hanno spiegato benissimo. E’ stata la casa delle idee, dei progetti e delle realtà che costruiscono solidarietà, che lottano contro la povertà alimentare, che incontrano le comunità migranti, che supportano quotidianamente i gruppi di acquisto solidale e l’economia di piccola scala. Cessare il sostegno alla sede di Roma significa di fatto imporne la chiusura, colpendo un percorso, un movimento, virtuoso che avrebbe invece bisogno di più energie e risorse. Un percorso che è unico perché la città di Roma è unica (anche l’unica città citata nei documenti di mandato congressuale), ma che riteniamo dovrebbe essere sostenuto con determinazione in tutti i territori, con energie e risorse concrete.
Noi non ci scoraggiamo, siamo pronti a reagire a questa visione, continuando a mettere in campo le relazioni e le progettualità che abbiamo coltivato in questi anni. C’è troppo da fare in questa Città!
Redazione di Comune-Info dice
Slow Food Italia non ha mai deciso di chiudere la sede di Slow Food Roma
di via Petrarca e non potrebbe farlo. Crediamo altresì sia giusto
ristabilire la verità delle cose.
Il contributo di Slow Food Italia all’affitto della sede romana che si
interrompe, come comunicato con 12 mesi di preavviso a Slow Food Roma,
è in continuità con le valutazioni del precedente comitato esecutivo
nazionale e in condivisione con le analisi svolte anche dagli altri
livelli associativi. La partecipazione alle spese per la sede di via
Petrarca non era altro che un’opportunità offerta da Slow Food Italia a
tutta la rete locale e regionale, a fronte di una strategia di
collaborazione diffusa che dal 2014 ad oggi non si è mai realizzata.
Precisiamo che si trattava di un unicum nel panorama nazionale rispetto
alle altre centinaia di condotte che non ne hanno usufruito e verso le
quali vogliamo ristabilire un principio di equità.
Riteniamo strumentale la narrazione espressa in questo articolo a poche
ore da una assemblea di cui non abbiamo ricevuto comunicazione formale.
Con preghiera di pubblicazione.
Il Consiglio Direttivo di Slow Food Italia
Redazione Comune-Info dice
Slow Food Roma prende nota della posizione dell’attuale Consiglio Direttivo di Slow Food Italia e condivide punto per punto il senso e il contenuto dell’articolo.
La decisione di questo Consiglio Direttivo nazionale di interrompere il supporto economico alla sede di Roma ci trova totalmente contrari, perché priva di una visione politica e progettuale radicata nel territorio, nella Città, e perché arreca un danno grave alla rete territoriale. La Comunità di Slow Food Roma – fatta di tanti attivisti e volontari – ha costruito, anche attraverso questa casa comune, una dinamica di coesione e supporto: la casa di via Petrarca non è mai stata solo la sede di Slow Food a Roma, e questo gli amici di Comune.info lo sanno e lo hanno spiegato benissimo.
E’ stata la casa delle idee, dei progetti e delle realtà che costruiscono solidarietà, che lottano contro la povertà alimentare, che incontrano le comunità migranti, che supportano quotidianamente i gruppi di acquisto solidale e l’economia di piccola scala.
Cessare il sostegno alla sede di Roma significa di fatto imporne la chiusura, colpendo un percorso, un movimento, virtuoso che avrebbe invece bisogno di più energie e risorse. Un percorso che è unico perché la città di Roma è unica (anche l’unica città citata nei documenti di mandato congressuale), ma che riteniamo dovrebbe essere sostenuto con determinazione in tutti i territori, con energie e risorse concrete.
Noi non ci scoraggiamo, siamo pronti a reagire a questa visione, continuando a mettere in campo le relazioni e le progettualità che abbiamo coltivato in questi anni. C’è troppo da fare in questa Città!
Con preghiera di pubblicazione.
Slow Food Roma
Laura Fano dice
Sono Laura Fano e parte del Gruppo di Acquisto Solidale che collabora con Slow Food e soprattutto beneficia di quello spazio meraviglioso.
Dopo la festa del 3 mi ha assalito una tristezza molto forte e ho pensato: di fronte alla miopia di Slow Food nazionale perché non lanciamo un crowd funding? secondo me riuscirebbe a dare vita allo spazio almeno per un altro anno, un periodo in cui si possano poi pensare soluzioni più stabili.
Marina dice
Si, è il momento di mettere in campo tutte le energie che ruotano intorno alla sede di via Petrarca. E quindi capire anche come diventare economicamente autonomi da SF nazionale. E anche provare con pazienza a ricucire questo “strappo”. Sono troppe le cose e visioni che condividiamo e dobbiamo evitare il vizio suicida della “sinistra” di dividersi e combattersi. Valorizziamo quel che abbiamo in comune e cerchiamo di sciogliere i nodi. Per esempio mi piacerebbe capire cos’è “la strategia di collaborazione diffusa che dal 2014 ad oggi non si è mai realizzata” e che nella nota del Nazionale, sembra essere stata la ragione del sostegno economico alla sede. Se le richieste e i bisogni di ciascuno sono chiari, possiamo cominciare a realizzarli insieme. Ne abbiamo tutt* un gran bisogno.