Appello di Petra Karin Kelly e Hermann Verbeek al tribunale di Norimberga contro le armi nucleari di attacco preventivo e di tutti gli strumenti di distruzione di massa all’Est e all’Ovest, 20 febbraio 1983

Il 3 marzo 2022 Frieda Berrigan, in un articolo dal titolo Worried about Nuclear War? You can Actually Do Something to Prevent It, pubblicato nel sito Waging Nonviolence e tradotto in italiano a cura della redazione del Centro studi Sereno Regis scriveva: “Non possiamo sentirci impotenti in questo momento” e ricordava le grandi lotte che si sono sviluppate nei momenti di grande paure per il nucleare ed erano state le donne in primo luogo a protestare: dal movimento Women Strike for Peace nel 1961, al campo di Greenham Common negli anni Ottanta. Quel movimento “era grande, ampio e diversificato” e “ha vinto ancora, e ancora e ancora”.
È la ragione per cui abbiamo superato la guerra fredda senza una conflagrazione nucleare. È la ragione per cui esiste il controllo delle armi – una complessa e fragile rete di trattati multilaterali e bilaterali che regolano l’uso delle armi nucleari. È la ragione per cui c’è una regolamentazione intorno alle centrali nucleari. Ha vinto.
Dopo quelle vittorie, risultato di un attivismo tenace, creativo e coraggioso, “dobbiamo sentire la responsabilità di aprire la strada al disarmo nucleare”.
È quanto sentiva anche Petra Kelly, l’ecopacifista tedesca che fece da tramite alle lotte contro il nucleare di tutto il mondo e che il 20 febbraio 1983, insieme al sacerdote olandese Hermann Verbeeck si recò a Norimberga per dichiarare che le armi di “attacco preventivo” e tutti gli strumenti di distruzione di massa dovevano essere considerate un crimine contro l’umanità. In quell’occasione diffusero un appello riportato qui di seguito in traduzione italiana, L’appello è stato pubblicato nella raccolta di scritti Fighting for Hope, South End Press – Boston 1984, pp. 73-76 – ed è apparso in lingua inglese in numerosi siti tra cui quello di The Green Light, un sito di attivisti del Bronx.
In un momento in cui la minaccia nucleare è gravissima l’appello di Petra Kelly e Hermann Verbeek mantiene più che mai intatta la sua forza. È una guida morale e spirituale per l’azione e una eredità di pace e di determinazione.
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Le implicazioni della nostra risoluzione, della nostra decisione, qui, per me come per Hermann Verbeek, e spero per tutti i partiti verdi a livello internazionale, è un appello a noi stessi, a tutti noi, a ciascuno e a tutti gli individui affinché finalmente si faccia qualcosa. Io e Hermann Verbeek in questo appello abbiamo tentato di esprimere quello che ci deve ispirare e attivare nella nostra lotta nonviolenta contro la militarizzazione e la proliferazione nucleare.
- Chiediamo a nazioni e città di organizzare ovunque tribunali, come questo a Norimberga, per condannare le armi di distruzione di massa.
- Chiediamo a tutte le persone ovunque nel mondo di non abituarsi mai, di non permettere a se stesse di assuefarsi all’idea della guerra e della preparazione alla guerra.
- Chiediamo alle persone di rinnovare le proprie forze in uno sforzo di resistenza e di disobbedienza civile. Queste forze devono essere più vigorose e di più vasta postata di ogni altra di cui sia stata fatta l’esperienza. Dobbiamo convincere le autorità costituite da tanto tempo dell’esistenza di una nuova e illuminata autorità: il potere della ragione, della consapevolezza della comunità, della coscienza morale.
Mai più si dovrà dire “non lo sapevamo”.
- Chiediamo alle persone di trovare il loro cammino verso la dimensione spirituale più profonda di tutte le religioni: l’amore. E l’amore richiede che ci accettiamo l’un l’altro, che ci incontriamo in armonia e celebriamo le differenze tra gli esseri umani. Dobbiamo riconoscere che è solo in una atmosfera di libertà che gli individui riescono a cambiare se stessi.
- Chiediamo alle generazioni più giovani di mettere il loro intelletto e la loro forza morale al servizio di un contributo attivo alla resistenza nonviolenta. Attraverso questo impegno per la pace, anche la paura può essere utile se trasformata in una forza creativa. Abbiamo bisogno di una paura coraggiosa, una paura rivitalizzante che, invece di farci cercare la sicurezza e la salvezza delle nostre case ci porti nelle strade. È una paura che ama e non è solo interessata a ciò che ci può accadere, ma si estende a tutto il mondo.
- Chiediamo a tutte le donne, alle nostre sorelle giovani e vecchie di riconoscere che i nostri governi infrangono costantemente la legge. I governi non sono capaci di sostenere e garantire la pace. Le donne a Greenham Common, in Inghilterra, hanno formato una catena, una catena di essere umani, intorno a una base militare per armi nucleari. Facciamo appello alle donne perché formino una catena intorno al mondo e non solo di opporre resistenza a coloro che dicono che la guerra è inevitabile, ma di amare solo quegli uomini che vogliono levare la loro voce contro la violenza. Noi invitiamo tutti gli uomini che si oppongono alla violenza di unirsi a noi nella causa per la pace; noi li invitiamo a liberarsi dalle loro rigide istituzioni patriarcali. Mi appello alle donne affinché non si lascino corrompere dal potere maschile. L’emancipazione è qualcosa di più di un “biglietto” per entrare nell’esercito; non è un lasciapassare per le donne nella militarizzazione.
- Chiediamo a tutte le persone del mondo di lavorare per la pace, di dimenticare la quieta comodità delle proprie case, di lasciarsi alle spalle paure e sentimenti di impotenza, i propri privilegi e proprietà e di unirsi a noi come attivi partecipanti e collaboratori per la pace.
- Chiediamo di costruire e sviluppare comunità di pace ovunque. Tutti devono sapere che senza la comunità, la sopravvivenza è impossibile, che per millenni le comunità hanno praticato la pace, e che la comunità ci sarà sempre, anche quando qualcuno sarà gettato in prigione e separato dai suoi cari e dai suoi compagni. Chi pratica la resistenza nonviolenta non è mai solo: molti altri sono sempre presenti.
- Chiediamo alle persone di unirsi al movimento per la pace e di diventare attive nella nostra protesta nonviolenta contro le armi nucleari e l’energia atomica. È importante sapere che i poteri mondiali temono una guerra nucleare, ma che hanno ancora più paura delle persone, di quelle migliaia di persone che vivono per quel giorno, per la luce di quel giorno in cui alla fine sorgerà la pace. Bisognerebbe anche sapere che attualmente la nostra azione per la pace è diventata così forte che le potenze dell’Est e dell’Ovest hanno già iniziato a cambiare la loro tattica.
- Chiediamo di praticare la resistenza nonviolenta in protesta contro i centri e i laboratori di ricerca nucleare, le industrie di armi, le basi militari e altre installazioni militari.
- Chiediamo di ricorrere a tutti i metodi nonviolenti, legali e creativi per assicurare la pace e la giustizia. Questi metodi non violenti devono essere congruenti con il nostro obiettivo nonviolento di pace.
- Chiediamo di manifestare in modo nonviolento fuori delle fabbriche, delle basi militari, dei complessi industriali, delle organizzazioni governative e delle ambasciate.
- Chiediamo di partecipare alle commemorazioni religiose per la pace e organizzare veglie silenziose per la pace in luoghi pubblici.
- Chiediamo ovunque ai governi, alle persone che occupano ruoli di responsabilità, ai politici, ai ricercatori e al personale militare di agire solo al servizio della pace e di boicottare tutte quelle istituzioni coinvolte nella preparazione per la guerra, e in particolare per la guerra con armi di distruzione di massa.
- Chiediamo a tutte le potenze nucleari del mondo, e soprattutto alle due superpotenze, di iniziare a fare un passo verso il disarmo unilaterale, senza aspettare che lo faccia l’altra parte.
- Chiediamo al personale civile e militare che lavora in qualsiasi esercito nel mondo di considerare la propria responsabilità e di riconoscere il proprio dovere verso la resistenza nonviolenta e la disobbedienza civile.
- Chiediamo a tutte le persone e a quelle dei due blocchi, di essere leali una verso l’altra, e non semplicemente in base all’appartenenza al proprio governo. Dobbiamo preservare la nostra lealtà verso la dignità umana, e questo significa non essere mai parziali nella nostra considerazione dei diritti umani.
- Chiediamo alle persone di opporsi con forza ai propri governi, che sono tutti congiuntamente responsabili del riarmo nucleare.
- Chiediamo un nuovo atteggiamento dell’opinione pubblica verso ogni obiettore di coscienza, affinché lo si consideri un eroe; in termini di emancipazione essi sono eroi.
- Chiediamo alla persone di dimostrare che hanno imparato qualcosa dal tribunale di guerra di Norimberga.
- Chiediamo di riconoscere che non abbiamo bisogno delle armi nucleari e di altri strumenti di distruzione di massa per esaltarsi.
- Chiediamo di rifiutare quella fede cieca che ci fa tranquillamente acconsentire al suicidio di massa e all’olocausto nucleare.
- Chiediamo alle persone ancora una volta di non aspettare fino a che non sarà troppo tardi per cominciare a pensare alla pace nel mondo, al movimento per la pace e di diventare attive costruttrici di pace.
Nel 1952 Bertold Brecht ha scritto ai popoli di tutto il mondo: “La memoria umana per i dolori sopportati è breve da stupire. La facoltà di immaginare i dolori a venire è quasi più scarsa ancora. Gli orrori mondiali degli anni Quaranta sembrano dimenticati. ‘La pioggia di ieri non ci bagnerà oggi’, dicono tante persone. È proprio questa apatia che dobbiamo combattere, la morte la sua conseguenza estrema. Troppi ci appaiono già oggi come morti, come gente che è già passata attraverso quello che in realtà sta davanti a loro, tanto poco hanno fatto per contrastarlo.
[Questa pagina fa parte di Voci di pace, spazio web
di studi, documenti e testimonianze a cura di Bruna Bianchi]
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