Non sono bastati cinque feriti e la tragedia sfiorata di un pelo per fermare il via vai delle grandi navi in laguna di Venezia. Ministeri, Capitaneria, autorità portuale, invece di chiedere scusa della loro immane sottovalutazione dei rischi intrinseci e di annullare immediatamente ogni accesso a navigli che sono semplicemente troppo grandi per entrare in laguna, stanno decidendo come scavare nuovi canali, allestire nuove banchine, moltiplicare i traffici. Sabato, manifestazione No grandi navi

C’è da non crederci. Non sono bastati cinque feriti e la tragedia sfiorata di un pelo per fermare il via vai delle grandi navi in laguna di Venezia. Lunedì scorso, se la MSC Opera avesse perso i comandi cinque metri più avanti avrebbe schiacciato sulla banchina la motonave River Countess con 170 passeggeri a bordo. Cinquanta metri prima, invece, sarebbero stati travolti i pontili di approdo dei mezzi di trasporto pubblici lagunari di San Basilio, sulla riva delle Zattere. Non basta l’indignazione del mondo civile e la protesta degli abitanti non ancora corrotti dal turismo per fermare il business della crocieristica industriale.
La vicenda delle “grandi navi” è davvero paradigmatica dell’intero sistema cognitivo e di potere che egemonizza il mondo. Difficile trovare un caso così vistoso di contrapposizione tra logica economica e preservazione delle condizioni vitali di un territorio. Di contraddizione tra l’invenzione di marchingegni per fare soldi sempre più grandi e pericolosi e le capacità di carico degli ecosistemi, naturali e urbani, su cui insistono. Nemmeno Venezia si salva. Uno scrigno zeppo di opere d’arte, di beni naturali e paesaggistici che non ha pari al mondo.
Sabato 8 giugno, manifestazione No Grandi Navi
Appello urgente per manifestare in piazza San Marco
La smodata avidità del modello economico predatorio non si ferma di fronte a nulla. Anzi, pretende, impone, corrompe, asservisce. Oggi, le “autorità preposte” al traffico marittimo (Ministeri, Capitaneria, autorità portuale), invece di chiedere scusa della loro immane sottovalutazione dei rischi intrinseci e di annullare immediatamente ogni accesso a navigli che sono semplicemente troppo grandi per entrare in laguna, stanno decidendo come scavare nuovi canali, allestire nuove banchine, moltiplicare i traffici. Come se noi avessimo comprato un’auto più grande della porta del garage e pretendessimo che il condominio demolisse l’ingresso.
Ma di costoro (i nostri governanti) si sa già tutto. Ciò che fa davvero fa inorridire sono gli opinionisti dei “giornaloni”, i cultori dell’innovazione tecnologica, i vati dell’industria “sostenibile”. Le grandi navi e il turismo di massa sono un modello di futuro accettabile per le città d’arte?
Dobbiamo puntare anche sul fatto che le grandi navi ci avvelenano con i loro motori sempre accesi! Mettiamo in evidenza il fatto che Venezia è al terzo posto fra le città più inquinate!
Non possiamo tollerare lo
Scempio che stravolge la città e i suoi cittadini. Vergogna! Zaia e Brugnaro per i loro profitti personali stanno distruggendo Venezia. Che il mondo sappia!
Quanto ancora dovrà sopportare questo pianeta ? Meglio che non dica altro …..Enrica
Partire da Venezia, per allargare l’indignazione nazionale e oltre.
Il degrado culturale e l’insensibilità sul dramma ecologico del pianeta.
Guerra ai mostri!!!
Ci vuole una grandiosa sollevazione popolare, torniamo nelle piazze!
Qua se non ci facciamo giustizia da soli non si salva nessuno, non ci potranno arrestare tutti!!!grande coro di proteste, sit-in e mobilitazione fino ad ottenere un risultato concreto, ci muoviamo?