
Con la chiusura della via centrale del Mediterraneo dal 2018, la “rotta balcanica”, la via percorsa dai migranti provenienti dal Medio Oriente e dall’Asia, è diventata la via prioritaria di ingresso verso l’Unione europea con oltre 10.000 accessi registrati nel solo 2019 (dati UNHCR).
Geograficamente e storicamente, la rotta si snoda all’interno dell’Europa, ma nell’area balcanica troviamo sia Paesi dell’Unione europea (Grecia, Bulgaria, Croazia, Ungheria, Slovenia) sia Paesi esterni all’Unione (Macedonia del Nord, Serbia, Kosovo, Albania, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina) tuttora profondamente segnati da forti tensioni interne. I migranti nel loro tragitto si trovano a entrare innanzitutto nell’Unione europea (Grecia e Bulgaria) per poi uscirne ed entrare in diversi Paesi non-Ue dai quali però dover uscire per tentare di entrare nuovamente nell’Unione europea più a Nord e, attraverso il transito in Croazia e Slovenia, raggiungere l’Europa occidentale.
Il dossier uscito il primo febbraio da Altraeconomia, “La rotta balcanica. I migranti senza diritti nel cuore dell’Europa”, punta il dito su questo elemento fondamentale per comprendere quanto sta accadendo lungo questo percorso. Analizza nel dettaglio i singoli passaggi di questo interminabile viaggio, paese per paese, evidenziando le responsabilità della “Fortezza” Europa su quanto sta accadendo ai suoi confini. Oltre mille morti nel 2020, interminabili denunce di torture, abusi, maltrattamenti nel silenzio assordante, fino a poco tempo fa, dei media. Del resto, l’obiettivo prioritario del Patto sulla migrazione e l’asilo proposto dalla Commissione europea il 23 settembre 2020 era il rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne alla Ue. Non una sola parola è stata spesa per analizzare la complessità della situazione nei Balcani, né si accenna a come sviluppare in queste zone dei sistemi di asilo anzi, si propone di allargare l’utilizzo di procedure di frontiera per esaminare in modo accelerato e con garanzie procedurali ridotte, il maggior numero possibile di domande di asilo. Questo comporterà che nazioni europee come la Grecia, la Bulgaria a Sud e la Croazia a Nord saranno destinate a diventare Paesi-hotspot con giganteschi, vergognosi campi di confinamento dei migranti, sul modello di Moria a Lesbo, mentre in altri paesi UE di confine come l’Italia, aumenteranno i centri di detenzione per il rimpatrio di coloro la cui domanda di asilo sarà stata rigettata.
C’è bisogno quindi di fare informazione, diffondere dati, storie ed esperienze per costringere l’Europa ad uscire dalla sua ipocrita immagine democratica ed evitare questa lenta e costante ecatombe. Il dossier di Altraeconomia è disponibile in due versioni, cartacea e digitale, quest’ultima gratuita e facilmente scaricabile: https://altreconomia.it/prodotto/la-rotta-balcanica-2021/
Quando i confini erano permeabili dall’Europa uscirono i colonizzatori.
Di fronte a chi fugge da terre devastate e da una realtà di violenza i confini si fanno impermeabili.