Due cose sono certe: nonostante la guerra del governo, è stata una grande mobilitazione; quelli che sono in alto temono il quorum. E allora domenica tutti alle urne
Con l’azione diretta “Vota SI, Nettuno ti può giudicare” il Comitato Vota SÌ per fermare le trivelle ha chiuso venerdì 15 aprile a Piazza del Popolo la campagna referendaria. Da un mare blu è emerso un Dio Nettuno infuriato per la presenza delle trivelle in mare che ha scagliato fuori dalle acque, mettendo al centro della scena pannelli solari come simbolo dell’energia del futuro.
Hanno paura del quorum, hanno paura del sì”. Abbiamo avuto già due vittorie, hanno spiegato quelli del Comitato, con lo Sblocca Italia sono state cancellate le norme che permettevano di trivellare le coste indistintamente, poi c’è stata una grande opera di informazione con la campagna referendaria. Ci manca la terza vittoria con il voto del 17 aprile: cancellare il regalo fatto a compagnie petrolifere. Insomma, da domenica sarà possibile uscire dall’era delle fonti fossili.
Foto: Andrea Pescini
I motivi per cui andare a votare SI:
1. Il Referendum del 17 Aprile sulle trivelle in mare vuole abrogare nello specifico la norma per cui le compagnie che dispongono di titoli abilitativi per estrarre idrocarburi, entro le 12 miglia dalle coste italiane -quindi sotto costa- possono sfruttare i giacimenti senza vincoli temporali e non alla scadenza dei contratti. Si intende abrogare una norma che è stata introdotta dal governo il 1 gennaio 2016. Fino al 31 dicembre 2015 infatti le concessioni avevano durata massima di 30 anni.
2. Il tempo delle fonti fossili è scaduto: in Italia il nostro Governo deve investire da subito su un modello energetico pulito, rinnovabile, distribuito e democratico, già affermato nei Paesi più avanzati del nostro Pianeta. Già oggi l’Italia produce l’8% della sua energia con il fotovoltaico, anche se le politiche degli ultimi governi hanno colpito duramente il settore.
3. Le ricerche di petrolio e gas mettono a rischio i nostri mari e non danno alcun beneficio durevole al Paese. Tutte le riserve di petrolio presenti nel mare italiano basterebbero a coprire solo 7 settimane di fabbisogno energetico, e quelle di gas appena 6 mesi. Se vincesse l’astensionismo, nelle concessioni già rilasciate a oltranza potrebbero essere fatte nuove trivellazioni.
4. L’estrazione di idrocarburi è un’attività inquinante, con un impatto rilevante sull’ambiente e sull’ecosistema marino. Anche le fasi di ricerca che utilizzano la tecnica dell’airgun (esplosioni di aria compressa), hanno effetti devastanti per l’habitat e la fauna marina.
5. In un sistema chiuso come il mar Mediterraneo un eventuale incidente sarebbe disastroso e l’intervento umano pressoché inutile. Lo conferma l’incidente del 2010 avvenuto nel Golfo del Messico alla piattaforma Deepwater Horizon che ha provocato il più grave inquinamento da petrolio mai registrato nelle acque degli Stati Uniti.
6. Trivellare il nostro mare è un affare per i soli petrolieri, che in Italia trovano le condizioni economiche tra le più vantaggiose al mondo. Il “petrolio” degli italiani è ben altro: bellezza, turismo, pesca, produzioni alimentari di qualità, biodiversità, innovazione industriale ed energie alternative.
7. Oggi l’Italia produce più del 40% della sua energia elettrica da fonti rinnovabili, con 60mila addetti tra diretti e indiretti, e una ricaduta economica di 6 miliardi di euro. Le trivellazioni, a differenza di quanto affermano i sostenitori del ‘petrolio for ever’, portano lavoro diretto a poche decine di persone in tutte le piattaforme oggetto del referendum.
8. Alla Conferenza ONU sul Clima tenutasi a Parigi lo scorso dicembre, l’Italia – insieme con altri 194 paesi – ha sottoscritto uno storico impegno a contenere la febbre della Terra entro 1,5 gradi centigradi, perseguendo con chiarezza e decisione l’abbandono dell’utilizzo delle fonti fossili. Se si vuole rispettare questo impegno, occorre una riduzione del 50% delle emissioni dei gas climalteranti entro il 2030. Un impegno che coinvolge direttamente tutti i paesi: l’Olanda ha annunciato in questi giorni, il bando alle auto a combustibili fossili entro il 2025. Fermare le trivelle vuol dire essere coerenti con questo impegno.
Altre iniziative della campagna:
Rimini: Grande festa in piazza Cavour a partire dalle 18:30
Foggia: Politica e musica, in piazza Giordano, a partire dalle 19
Matera: sul palco di piazza Vittorio Veneto, a partire dalle 20, si alterneranno musicisti, artisti e attivisti del Coordinamento No Triv e delle organizzazioni che hanno aderito al Comitato Vota SI per fermare le trivelle
Brindisi: “Brindi SÌ, artisti contro le trivelle”, manifestazione organizzata in piazza Rubini a partire delle 19
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