La notizia della partecipazione di centinaia di studenti, tra i quali anche bambine e bambini delle scuole d’infanzia trapanesi, all’Open Day del 37° Stormo nello scalo aeroportuale Nato di Trapani Birgi, per celebrare con avieri, cacciabombardieri ed elicotteri da guerra il Centenario della costituzione dell’Aeronautica Militare italiana, ha fatto il giro del web. Il silenzio di tanti insegnanti e genitori è angosciante. Una lettera di Claudio Tosi, da sempre attento ai temi dell’educazione e della nonviolenza, ad Anna Maria Alagna, dirigente scolastica di uno degli istituti comprensivi coinvolti, cerca in qualche modo di rompere quell’angoscia
Spett. IC “Luigi Sturzo – Asta”
c.a. Dirigente Scolastico, Prof.ssa Anna Maria Alagna
Gentile Dirigente, leggo con interesse l’articolo pubblicato da Comune-info sulla partecipazione dei suoi studenti all’incontro del 28 marzo (Sotto quello stormo nero) e mi permetto di scriverle per porle qualche riflessione e, sperabilmente, avere da lei un chiarimento.
Ho avuto recentemente occasione di occuparmi di questo tema, all’interno del mio interesse per la formazione dei giovani (i Cemea sono un ente educativo che si occupa di metodologie attive) e del Servizio Civile, che invita i giovani a contribuire con un anno della loro vita ad esperienze solidali nell’ottica della cura delle comunità in maniera non armata e nonviolenta. Proprio in questa veste ho incontrato la realtà di una crescente presenza dell’esercito nel mondo della scuola (Le Vie della Nonviolenza: pari dignità alla difesa civile non armata). L’evento cui parteciperete si inserisce in questo, è il caso di dirlo, “allarmante” filone. Cosa si vuole offrire ai bambini e giovani con questi incontri? È il vecchio fascino della divisa che rende queste manifestazioni così appetibili? C’è l’incontro con la tecnologia d’avanguardia che incuriosisce? Si tratta di una doverosa riconoscenza a forze presenti sul territorio che portano famiglie alla scuola? Se si va più nel dettaglio dell’iniziativa ci si rende conto che l’esposizione dei bambini a questi macchinari non potrà che rendere “mitico” il dolore che essi infliggono e l’intenzione che li rende così potenti e all’avanguardia. Sono macchine da guerra. La loro esistenza è giustificata dall’idea che ci siano nemici da abbattere. La loro storia, anche recente, è macchiata di sangue e di sopraffazione.
Le persone che vi accoglieranno non sono certo mostri, anzi, padri e madri di famiglia e probabilmente del territorio. Ma la loro scelta è di essere membri di un corpo d’arma che spegne il loro libero arbitrio e giustifica, anche alle loro coscienze, errori e offese compiute (se non stragi) con il principio dell’obbedienza.
Quest’anno si celebra il centenario di Don Milani, che fu uno dei protagonisti di quel dibattito nazionale che portò alla possibilità per i giovani di offrire il proprio servizio alla patria senza spegnere la propria coscienza, ma in nome di essa. E l’intervento con cui Don Milani giustificò la sua presa di posizione aveva questo motto: l’obbedienza non è più una virtù. Per Lei, che dirige una scuola pubblica che fa del pieno sviluppo della personalità di ciascun alunno il suo più alto obiettivo, sono sicuro che queste parole non possono che essere da guida.
È con attenzione e interesse vivissimo che mi auguro Lei possa trovare il tempo di rispondere a questa mia. Sarà un piacere continuare a riflettere su come diffondere la differenza che passa tra l’intendere la Difesa come contrasto o, invece, senso di Cura.
Distinti saluti, Claudio Tosi
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Pino Sansò dice
Condivido pienamente le parole di Claudio Tosi mentre, senza speranza, mi sarei augurato che una donna alla guida del più significativo Partito italiano avesse pensato, penserà, a dislocare i lavoratori che operano nelle industrie delle armi verso altre produzioni pacifiche.
Marco Magnani dice
Grazie al prezioso contributo di Claudio Tosi, la scuola torna nuovamente al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica riguardo agli orizzonti educativi che può veicolare. Una educazione alla pace e ai principi di una difesa non armata e non violenta dovrebbero rimanere principi prioritari nell’agenda scolastica. La questione diventa assai spinosa e delicata quando si tratta di credere ad una educazione volta ai principi di pace e collaborazione tra i popoli e conoscere profondamente, incarnandoli, le azioni e le strategie atte a rendere concreta una realtà etica fondata sulla pace.