Quello di prevenire il genocidio è un dovere giuridico per ogni Stato, un obbligo affermato dalla Convenzione internazionale del 1948 e divenuto parte del diritto internazionale generale o consuetudinario. Per questo, come ci segnala in questo articolo Fabio Marcelli, il Center for Constitutional Rights ha presentato una denuncia ai tribunali statunitensi: la condotta degli Stati Uniti – e dei governi di molti altri Paesi, tra cui l’Italia – per come si è manifestata nelle votazioni in seno alle Nazioni Unite e l’appoggio concretamente prestato al governo genocida israeliano, è andata in direzione nettamente opposta costituendo non solo difetto di prevenzione del crimine, ma facilitazione ed incitamento allo stesso. Si tratta quindi di complicità. Nessuno dei potenti mezzi di vario genere a disposizione dei governi occidentali è stato adoperato per distogliere il governo israeliano dal suo intento criminale e se ne deve rispondere di fronte alla Corte penale internazionale. Alla stessa Corte è indirizzata, inoltre, la denuncia firmata da centinaia di organizzazioni sociali e centinaia di avvocati di diversi Paesi, tra essi il Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (Cred), Marcelli ed altri legali allo stesso Cred aderenti. Tale iniziativa si caratterizza per la denuncia della violazione delle norme del diritto umanitario bellico e anche per la richiesta di un’indagine imparziale sui fatti del 7 ottobre, l’attacco di Hamas, al fine di stabilire in modo preciso le responsabilità e l’entità dei crimini eventualmente commessi in tale occasione

La morte dei neonati nell’ospedale di Gaza costituisce solo l’ultimo dei crimini di guerra, contro l’umanità e di genocidio commessi da Netanyahu e dallo Stato di Israele coll’attiva complicità di Biden e dei leader europei, Meloni compresa. Tutti costoro andrebbero trascinati di fronte alla Corte penale internazionale. Se giustizia non sarà fatta non ci sarà futuro per l’umanità e regrediremo tutti definitivamente all’oscura epoca barbarica, delle guerre combattute contro i bambini colle armi più sofisticate e devastanti fornite al genocida Netanyahu dai suoi alleati occidentali, compresi per l’appunto Meloni, Taiani, Crosetto & C.
Esiste infatti a carico di ogni Stato il dovere giuridico di prevenire il genocidio. Come argomentato dal Center for Constitutional Rights, che ha presentato una propria denuncia ai tribunali statunitensi, l’obbligo di prevenire il genocidio affermato dalla relativa Convenzione internazionale del 1948, è divenuto parte del diritto internazionale generale o consuetudinario.
Si tratta di un obbligo di condotta e non di risultato, ma la condotta degli Stati occidentali, per come si è manifestata nelle votazioni in seno alle Nazioni Unite e coll’appoggio concretamente prestato al governo genocida israeliano, è andata in direzione nettamente opposta costituendo non solo difetto di prevenzione del crimine, ma facilitazione ed incitamento allo stesso. Si tratta quindi di complicità. Nessuno dei potenti mezzi di vario genere a disposizione dei governi occidentali è stato adoperato per distogliere il governo israeliano dal suo intento criminale. Ciò appare tanto più grave se si pone mente al fatto che Israele dipende in tutto e per tutto dal sostegno politico, economico e militare degli Stati occidentali e in particolare degli Stati Uniti d’America. L’aspetto della mancata prevenzione del genocidio è tanto più pertinente perché basta si registri il mero rischio dello stesso.
Direttamente alla Corte penale internazionale è invece indirizzata la denuncia firmata da centinaia di avvocati di vari Paesi e centinaia di organizzazioni sociali, che abbiamo firmato con vari avvocati aderenti al Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED) (Mauriello, Romito, Trasatti e il sottoscritto) e col CRED stesso. Tale denuncia si caratterizza anche per la richiesta di un’indagine imparziale sui fatti del 7 ottobre, al fine di stabilire in modo preciso l’entità dei crimini eventualmente commessi in tale occasione. Molti aspetti di tali eventi sono infatti tuttora avvolti nell’ombra e sono emerse responsabilità israeliane nel massacro degli stessi civili israeliani come pure evidenti montature e strumentalizzazioni utili per tentare di giustificare il susseguente massacro della popolazione civile palestinese di fronte all’opinione pubblica interna e internazionale.
Del tutto condivisibile appare d’altronde ovviamente l’affermazione, contenuta nella denuncia, della necessità di rispetto delle norme del diritto umanitario bellico da parte di tutte le parti in causa. L’attribuzione dello status di parti belligeranti a tutti implica l’obbligo di rispettare il diritto umanitario bellico e costituisce la premessa logica per l’avvio di negoziati, ponendo le parti stesse su di un piede di parità. Una previa indagine imparziale resta imprescindibile sia per accertare precisamente quali crimini siano stati commessi il 7 ottobre e chi ne sia responsabilità, sia per verificare l’ipotesi giuridica del genocidio. Quest’ultima appare ben fondata sulla portata devastante e indiscriminata dei bombardamenti e delle misure volte a impedire il soddisfacimento delle esigenze elementari di sopravvivenza della popolazione di Gaza. Essa appare inoltre innegabilmente motivata dalle esplicite dichiarazioni rese da alti esponenti politici e militari del governo israeliano, che hanno più volte indicato senza mezzi termini la necessità di distruggere Gaza e i suoi abitanti.
La dottrina della guerra generalizzata e senza quartiere, praticata anche nei confronti della popolazione civile, fa parte del resto da molto tempo dell’approccio israeliano sul piano militare, ma mai aveva raggiunto tali livelli di devastante e barbarica efferatezza, attestata anche dall’elevato numero di vittime civili (oggi ben oltre diecimila, ma purtroppo destinate a salire ogni giorno) tra cui quasi una metà di bambini. L’attacco agli ospedali, alle chiese, quello mirato alle case, specie di intellettuali, avvocati, giornalisti, ben rientra nel piano genocida volto a colpire la popolazione palestinese di Gaza in quanto tale, ritenuta complice dell’attacco del 7 ottobre, ed integra anche vari crimini di guerra e contro l’umanità dettagliatamente previsti dalle convenzioni internazionali applicabili ( Convenzione contro il genocidio del 1948, Convenzioni di Ginevra sul diritto umanitario bellico del 1949, Statuto della Corte penale internazionale del 1998, ecc.).
La strategia giudiziaria per ottenere la repressione degli orrendi crimini che si continuano a commettere in queste ore tragiche deve prevedere, oltre che il ricorso alla Corte penale internazionale, presso la quale la questione dei crimini commessi in Palestina pende da vari anni, quello ai giudici interni, anche per accertare e sanzionare eventuali complicità dei governi insieme alla violazione dell’obbligo di prevenire il genocidio, che incombe su tutti gli Stati firmatari della Convenzione del 1948, Italia compresa.
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