Conoscere con la massima esattezza l’ammontare di carbonio che resta nell’atmosfera è importante per sapere in futuro quanto altro carbonio si può continuare a immettere nell’atmosfera provocando solo piccoli aumenti di temperatura globale. La sesta e ultima parte dell’analisi del Rapporto AR6 inviata dagli scienziati che lavorano per l’Ipcc ai leader politici suggerisce interventi per limitare i cambiamenti climatici in atto. Ridurre a zero le emissioni è infatti urgentissimo ed essenziale ma non basterà a ridurre o a eliminare i gas serra che da tempo abbiamo fatto accumulare nell’atmosfera. Il Rapporto affronta poi un tema molto complesso, al quale molte imprese guardano con estremo interesse, vedendolo come un campo di investimento anche molto utile ad ottenere sussidi statali. La rimozione antropica di anidride carbonica ha il potenziale di rimuovere la CO2 dall’atmosfera e di immagazzinarla in modo duraturo nei serbatoi. Certe ipotesi di origine imprenditoriale dovrebbero essere molto approfondite prima di essere sottoposte al giudizio degli Stati in una situazione drammatica per il clima come quella attuale
In questa sesta e ultima parte del AR6 (qui trovate le precedenti V, IV, III, II, I), cioè della sintesi del corposo documento di base inviata ai decisori politici, gli scienziati che lavorano per l’IPCC suggeriscono misure di intervento dirette a limitare i cambiamenti climatici in corso.
Il testo inizia affermando che limitare il riscaldamento globale ad un livello specifico richiede una limitazione delle emissioni cumulative di CO2 che raggiunga emissioni zero nette, insieme a forti riduzioni delle emissioni degli altri gas serra. Forti riduzioni delle emissioni di metano (CH4) limiterebbero anche l’effetto di riscaldamento risultante dalla diminuzione dell’inquinamento da aerosol e migliorerebbero la qualità dell’aria.
C’è infatti una relazione quasi lineare tra le emissioni cumulative di anidride carbonica antropiche e il riscaldamento globale: ogni 1000 gigatonnellate di CO2 di emissioni cumulative di anidride carbonica la temperatura supeficiale globale aumenta di circa 0,45 gradi centigradi (ogni gigatonnellata equivale ad un miliardo di tonnellate).
Questa quantità è indicata come la risposta transitoria del clima alle emissioni cumulative di anidride carbonica (TCRE) e implica che raggiungere emissioni antropiche di CO2 nette è un requisito necessario per stabilizzare l’aumento della temperatura globale indotta dall’uomo a qualsiasi livello, ma che limitare l’aumento della temperatura a un livello specifico implica limitare le emissioni cumulative di anidride carbonica entro un budget di carbonio.
In nota si precisa che il termine budget di carbonio si riferisce alla quantità massima di emissioni globali nette cumulative di anidride carbonica antropogenica che risulterebbe nella limitazione del riscaldamento globale a un dato livello con una data probabilità, tenendo conto dell’effetto di altri forzanti climatici antropogenici.
Le emissioni cumulative storiche di CO2 determinano in larga misura il riscaldamento fino ad oggi, mentre le emissioni future sono responsabili di un ulteriore riscaldamento futuro. Il bilancio di carbonio rimanente indica quanta anidride carbonica potrebbe essere ancora emessa mantenendo il riscaldamento al di sotto di un livello di temperatura specifico. Il testo richiede di essere letto più volte per essere in parte compreso.
Tuttavia vuole solo sottolineare che è necessario limitare al più presto ulteriori immissioni di anidride carbonica e di tutti gli altri gas serra, metano in prima fila, se si vuole realmente bloccare il riscaldamento globale ad un certo livello. Inoltre si sottolinea che conoscere con la massima esattezza l’ammontare di carbonio che resta nell’atmosfera è importante per sapere in futuro quanto altro carbonio si può continuare a immettere nell’atmosfera provocando solo piccoli aumenti di temperatura globale.
In altre parole gli scienziati vogliono sottolineare il fatto (ovvio, ma non sempre tenuto presente) che ridurre a zero le emissioni è fondamentale, ma non riduce o elimina i gas serra che da tempo abbiamo fatto accumulare nell’atmosfera. Subito dopo infatti il rapporto ricorda che nel periodo 1850-2019 sono state emesse 2390-2400 gigatonnellate di anidride carbonica originata da attività umane e che le stime del “bilancio di carbonio” rimanente sono state rivalutate e risultano simili a quelle del rapporto SR1,5 , ma più grandi rispetto al precedente Rapprto di Valutazione dell’IPCC (AR5, a causa di miglioramenti nelle metodologie adottate.
Il testo affronta poi un tema molto complesso, e sul quale molte imprese si stanno cimentando, vedendolo come un campo di investimento e di sussidi statali molto promettente. La rimozione antropica di anidride carbonica (CDR) ha il potenziale di rimuovere la CO2 dall’atmosfera e di immagazzinarla in modo duraturo nei serbatoi.
La CDR mira a compensare le emissioni residue per raggiungere emissioni zeri nette di anidride carbonica e di altri gas serra. I metodi di CDR possono avere effetti potenzialmente ad ampio raggio sui cicli biogeochimici e sul clima e possono avere effetti sulla disponibilità e la qualità dell’acqua, la produzione alimentare e la biodiversità.
Se la rimozione antropica di anidride carbonica (CDR) portasse a emissioni globali nette negative, si abbasserebbe la concentrazione atmosferica di CO2 e si invertirebbe l’acidificazione superficiale degli oceani.
Le rimozioni ed emissioni antropiche di anidride carbonica sarebbero parzialmente compensate rispettivamente dal rilascio e dall’assorbimento di anidride carbonica da e verso i bacini di carbonio terrestri e oceanici.
Questa parte del testo dovrebbe essere fortemente rivista e analizzata, poichè le esperienze concrete in materia sono ancora allo studio o in fase di prima sperimentazione (confrontare iniziativa dell’ENI a Ravenna), ma soprattutto manca ogni stima di fattibilità e soprattutto di costi, che è facile prevedere molto rilevanti.
E’ probabile che gli scienziati si siano lasciati sedurre dalla possibilità di disporre di tecnologie capici di ridimensionare gli immani problemi che stanno affrontando ormai da molti anni, ma forse certe ipotesi di origine imprenditoriale dovrebbero essere molto approfondite prima di presentarle al giudizio degli Stati in una situazione drammatica per il clima come quella attuale.
Il testo poi continua ad approfondire le ipotesi di intervento internazionale. Se si raggiungessero e mantenessero emissioni globali nette negative di anidride carbonica, l’aumento globale della temperatura superficiale indotto dalla CO2 sarebbe gradualmente invertito, ma altri cambiamenti climatici continuerebbero nella loro direzione attuale per decenni o millenni. Per esempio, ci vorrebbero diversi secoli o millenni perchè il livello medio globale del mare inverta la rotta anche con grandi emissioni nette negative di anidride carbonica.
Cambiamenti simultanei nelle emissioni di metano, aerosol e precursore dell’ozono, che contribuiscono anche all’inquinamento atmosferico, portano ad un riscaldamento netto della superficie globale nel breve e nel lungo periodo. Nel lungo termine, questo riscaldamento è inferiore negli scenari che assumono un controllo dell’inquinamento atmosferico combinato con forti e sostenute riduzionei delle emissioni di metano.
A causa del breve tempo di vita in atmosfera sia del metano che degli aerosol, questi effetti sul clima si compensano parzialmente a vicenda. Le riduzioni di metano contribuiscono anche a migliorare la qualità della vita riducendo l’ozono superficiale globale.
Gli scenari con emissioni basse di gas serra (SSP 1-!,9 e SSP 1, 2,6) portano in pochi anni ad effetti percepibili sulla concentrazione di gas serra ed aerosol e sulla qualità dell’aria. Le riduzioni delle emissioni nel 2020 associate alle misure per ridurre la diffusione del COVID-19 hanno portato a effetti temporanei ma rilevabili sull’inquinamento atmosferico, e un temporaneo aumento del forcing radiativo totale, dovuto principalmente alle riduzioni del raffreddamento causato dagli aerosol.
Invece le concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera hanno continuato ad aumentare nel 2020, senza una diminuizione rilevabile del tasso di crescita osservato dell’anidride carbonica. Queste ultime osservazioni sono state ampiamente approfondite anche sulla stampa nazionale, poichè le riduzioni del traffico di auto e autobus erano chiaramente percepibili; meno chiare sono state le reali chiusure delle industrie, specie di quelle più inquinanti.
Le concentrazioni in atmosfera non si sono evidenziate poichè i gas serra impiegano anche dieci anni per raggiungere gli strati superiori e uno o due anni di riduzione in pratica non hanno inciso sulla massa finora accumulatasi. Le riduzioni delle emissioni di gas serra portano anche a miglioramenti nella qualità dell’aria.
Tuttavia, nel breve termine (2021-2040), anche negli scenari con una forte riduzione dei gas serra, questi miglioramenti non sono sufficienti a raggiungere le linee guida sulla qualità dell’aria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in molte regioni inquinate.
Gli scenari con riduzioni mirate delle emissioni di inquinanti atmosferici portano a miglioramenti più rapidi della qualità dell’aria rispetto alle riduzioni delle sole emissioni di gas serra nei primi anni, ma, a partire dal 2040 sono previsti miglioramenti maggiori negli scenari che combinano gli sforzi per ridurre sia gli inquinanti atmosferici che le emissioni di gas serra.
Queste ultime considerazioni sembrano prevedere ancora 20 anni di aria molto nociva, che nella sola Europa fa ogni anno centinaia di migliaia di vittime. E anche su questo aspetto si può solo sperare che gli Stati decidano di realizzare interventi adeguati ai costi sociali.
Ancora delle letture possono essere suggerite:
Adam Tooze, Lo schianto, 2008-2018, Come un decennio di crisi economica ha cambiato il mondo, Le Scie, Mondadori, 2018
Renato Galeotti, Capitolo zero, mondi possibili e mondi resistenti, appunti per una scrittura collettiva, Hermatena editore, 2020
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