
Lettera aperta dagli intellettuali arabi
agli intellettuali dell’Occidente
In occasione degli scontri tra la resistenza palestinese e le forze dell’occupazione israeliana nella Striscia di Gaza e dintorni, e in altre occasioni passate di scontro, noi intellettuali arabi ci saremmo aspettati, da parte degli intellettuali, dei letterati e degli artisti dei paesi occidentali, sostegno e supporto alla lotta del popolo palestinese per i propri diritti nazionali, legittimi e giusti. Sostegno che è stato mostrato, invece, in maniera evidente dai settori civili dei popoli occidentali attraverso le manifestazioni a sostegno dei diritti palestinesi e a denuncia delle pratiche di repressione, omicidio, colonizzazione, assedio e modifica dei riferimenti storici e religiosi della Palestina, che Israele perpetua nelle terre palestinesi occupate. La stessa solidarietà è stata espressa, inoltre, con enorme coraggio letterario, da una parte degli intellettuali, degli artisti e degli accademici in Europa e in America.
Ci saremmo attesi una decisa presa di posizione da parte degli intellettuali dell’Occidente, dal momento che vediamo in loro una classe viva e garante della tutela dei principi e dei valori fondamentali che hanno costruito la civiltà umana moderna e contemporanea. Condividiamo con loro la fede negli stessi valori e principi umani: libertà, giustizia, uguaglianza, diritti umani, tutela della dignità umana, rifiuto del fanatismo e del razzismo, rifiuto della guerra e difesa della pace, rifiuto dell’occupazione, riconoscimento del diritto dei popoli a riconquistare le proprie terre
occupate, all’autodeterminazione e all’indipendenza nazionale, ecc.
Gli intellettuali arabi firmatari di questo documento si rendono conto, dunque, della discrepanza impressionante tra, da un lato, quanto la cultura in Occidente sia propensa, almeno teoricamente, a lodare apertamente visioni, rappresentazioni e posizioni fedeli all’autorità di questi principi; e
dall’altro, quanto la presa di posizione della maggior parte degli intellettuali si traduca nell’inclinazione a supportare il carnefice aggressore a scapito dei diritti della vittima aggredita e che vive in una terra occupata, oltre che a mantenere il silenzio riguardo ai reiterati crimini. E si rendono conto, allo stesso tempo, della discrepanza impressionante tra il principio delle posizioni degli intellettuali occidentali riguardo ad altre questioni nel mondo (e condividiamo la loro posizione in
tutto ciò che è giusto) e il loro rifugiarsi nel silenzio e nell’indifferenza quando si ha a che fare con la questione della Palestina e i diritti del suo popolo sulla sua terra, diritti che sono stati riconosciuti dalle risoluzioni delle Nazioni Unite! Questo ci è sufficiente per affermare che queste discrepanze impressionanti si traducono in un comportamento culturale fondato sul principio politico del “doppio standard”, che noi denunciamo in quanto viola nella sua essenza la missione della cultura e degli intellettuali.
Se le politiche ufficiali occidentali, solidali nei confronti di Israele e volte a celare i suoi crimini, desiderano falsificare la lotta del popolo palestinese e del suo movimento nazionale denominandolo “terrorista”, non può essere ammesso che una parte degli intellettuali occidentali si sottometta a questa falsa affermazione, perché i politici che l’hanno diffusa hanno alle spalle interessi che non hanno assolutamente alcun legame con gli interessi dei loro popoli né dei loro intellettuali. Per non parlare del fatto che l’accusa alla resistenza e il fatto di definirla “terrorismo” è un’evidente violazione dei principi delle leggi internazionali che riconoscono ai popoli il diritto di liberare le proprie terre occupate con ogni mezzo disponibile, compreso l’uso delle armi. Una fusione così deliberata tra resistenza e terrorismo servirà solamente a giustificare l’occupazione, a svalutare ogni resistenza legittima della storia moderna e a falsificarne il senso nazionalista. Dunque, c’è, negli ambienti intellettuali dell’Occidente, chi sia pronto, intellettualmente, psicologicamente e moralmente, a considerare i movimenti nazionalisti europei di resistenza contro il Nazismo e i nazisti come movimenti terroristici?
Noi firmatari, scrittori, ricercatori e letterati arabi, rivolgiamo ai nostri colleghi intellettuali e scrittori in Occidente l’invito a un dialogo sui valori e i principi condivisi, menzionati in precedenza in questa lettera, e sulla situazione della questione della Palestina e dei diritti del suo popolo, per godere dei risultati di questi principi, senza esclusione o ingiustizia di quel genere che viene compiuto dalle politiche dei governi dei paesi occidentali e giustificato dal silenzio degli intellettuali. Noi abbiamo fiducia che la coscienza culturale sia in grado di correggere le visioni corrotte e gli errori in cui cadono numerosi intellettuali e scrittori in Occidente, prima fra tutte quella che viene tessuta da lungo tempo riguardo alla Palestina, ai diritti del suo popolo e al Movimento palestinese per la liberazione nazionale. Occorre correggere la posizione culturale riguardo a questa questione sulla base del riferimento ai fondamentali principi umani: sincerità e trasparenza, lontani da ogni ipocrisia o inganno o doppi standard. Questo è l’obiettivo a cui ambisce questa lettera, i cui firmatati insistono sulla necessità di abolire questa forma arbitraria nell’applicazione delle leggi di questi principi ai popoli e alle nazioni.
1 Adonis
2 Abdelilah Belkziz
3 Tahar Labib
4 Marcel Khalifa
5 Ali Oumlil
6 Abdel Majeed al-Charfi
7 Shawqi Bazi‘
8 Mohamed Barrada
9 Nabil Abdel Fattah
10 Pascal Lahoud
11 Aziz Al-Azmeh
12 Mohamed Bennis
13 Nabil Suleiman
14 Abdel Hussein Sha ‘aban
15 ‘Ulwiyya Sobh
16 Ahmed Ma’alla
17 Muhammad Al-Ash ‘ari
18 Naseer Shamma
19 Omar Azraj
20 Al-Fadl Shalak
21 Nour Al-Din Afaya22 Salah Boussrif
23 Najia Al-Warimi
24 Abdul Rahman Tankul
25 Ali Kanaan
26 Saad Mahio
27 Hassan Najmi
28 Talal Maal
29 Rashid Al-Daif
30 Fakhri Saleh
31 Ahmed Al-Madini
32 Firas Sarrah
33 Moncef Al-Wahabi
34 Wahid Abdel Majeed
35 Amin Al-Zawi
36 Nabil Saleh
37 Abdel Qader Al-Shawi
38 Abdullah Ibrahim
39 Mohammed Haddad
40 Khalil Sweileh
41 Mubarak Rabi’
42 Shawqi Al-Duwaihi
43 Nader Kazem
44 Najib Al-‘Awfi
45 Rajeh Daoud
46 Sharaf Al-Din Majdolin
47 Farid Al-Zahi
48 Abdo Wazzan
49 Fadel Al-Rubaie
50 Mulim Al-Arousi51 Wafa Al-Omrani
52 Wasini Al-A ‘raj
53 Abdel Mon’im Ramadan
54 Ali Jaafar Al-‘Allaq
55 Ahmed Shawqi
56 Jalila al-Qadi
57 Gokha Al-Harithi
58 Mustafa Al-Razzaz
59 Ghassan Mas’oud
60 Muhammad Al-Ma ‘zouz
61 Daoud Abdel Sayed
62 Abbas Al-Nouri
63 Rabi’a Jalti
64 Ahmed Youssef Daoud
65 Saeed Al-Maghribi
66 Al-Zawawi Bghoura
67 Abdel-Baqi Bel Fakih
68 Ahmed Dalbani
69 Muhammad Shoman
70 Magdy Ahmed Ali
71 Basil Al-Khatib
72 Hassan M. Youssef
73 Abdel Kabir Rabie
74 Diana Jabbour
75 Iman Sharabati
76 Reem Habib
77 Samir Morcos
78 Ezz Al-‘Arab Al-‘Alawi
79 Abdel Latif Abdel Majeed80 Joud Saeed
81 Fayez Qazaq
82 Bassam Kusa
83 Nidal Khalil
84 Samer Muhammad Ismail
85 Bilal Al-Masry
86 Munther Masri
87 Muhammad Abdel Shafie Issa
Grazie per questo articolo che volentieri leggo e condivido
I popoli non vogliono la guerra. La guerra fa comodo solo al potere.
Ho cercato nel testo con il pulsante Cerca la parola Hamas. Non c’è.
Resto nel dubbio che la si consideri equivalente a resistenza. Chissà.
https://www.corriere.it/esteri/israele-ostaggi-hamas/index.shtml
Condivido in pieno. L’ambiguità degli intellettuali occidentali, in questo frangente è “assordante”. La maggior parte degli occidentali sta con i palestinesi, il perché è ben conosciuto da tutti. Lo spirito critico delle persone veramente libere moralmente e culturalmente, di tutti i Paesi del mondo, non può accettare questo genocidio.
Una grossa parte di cosiddetti intellettuali occidentali sono corrotti, al servizio cioè del potere e pronti quindi a giustificare l’ingiustificabile. Non c’è da contare su di loro come interlocutori.
Più importante la riflessione sulla resistenza, anche violenta. Forse servirebbe più coraggio a precisarla maggiormente, definendola nei suoi mezzi e nei suoi scopi, senza paura di affrontare nodi e contraddizioni che contraddistinguono ogni movimento di liberazione dall’ oppressione.
Ottimo articolo. Lo rilancio
Dando ragione agli intellettuali per come l’Occidente dorma sulla tragedia della Palestina devo anche aggiungere che vedo molta fatica a trovare la parola Pace e a cercare di metterla in atto.
Sottoscrivo in pieno questa lettera, e rispondo con questa di intellettuali non conformistə che ho appena firmato. https://lvfemminista.wufoo.com/forms/mobilitare-i-saperi-per-prendere-posizione/?fbclid=IwAR2O6-sRZut-rpOkjIGlBRWrSa_QhAgPvarjqYwcD250Zr96DtjqBGjOJts
Sbavano sono già con il gettone in bocca in attesa di essre chiamati dai media per la promozione di se stessi.
Come chiedere coraggio ➡ chi nei decenni si è fatto scivolare la realtà senza farsi sfiorare dalla necessità d’indagare e planava più agevolmente sulle mappe preconfezionate fornitegli dalle accademie oltreoceano?
Voi li chiamati all’azione del pensiero senza offrir loro un festival, una premiazione?
No, non verranno, non per diserzione; sono arruolati!
E dire che il ricordo “banditi e terroristi” per i partigiani nella lotta di liberazione dal nazi-fascismo è ancora fresco e dir loro
che i colonizzatori mai hanno definito vietnamiti, algerini sudafricani…combattenti per la liberta.
Accademici in Italia pronti a sfidare con le armi del pensiero le istituzioni?
Bastano le mani; il pallottoliere è troppo confonderebbe.
Grazie per questo articolo che volentieri leggo e condivido.