Abbiamo bisogno di allenamento per osservare come accanto alle macerie della crisi del capitalismo modi diversi e reti di benvivere si moltiplicano ovunque. Per dare forza ogni giorno di più a questi modi e a queste reti è utile puntare su ciò che li caratterizza, «il capitale delle relazioni», attraverso piccoli passi in grado di convivere con limiti e contraddizioni.
di Andrea Saroldi
Stiamo attraversando un periodo difficile, la grande transizione è appena cominciata. In questi momenti occorre imparare a guardare avanti con un certo sano strabismo che ci consenta da una parte di vedere la realtà dei fatti che ci sta innanzi e dall’altra di non perdere il punto fisso di riferimento all’orizzonte.
Allenarsi a vedere contemporaneamente una situazione nella quale i bisogni e i diritti vengono progressivamente rinnegati e il mondo di benvivere che vogliamo costruire (in cui i diversi bisogni di tutte le persone sono, per quanto possibile, soddisfatti) aiuta a scartare gli ostacoli proseguendo nella giusta direzione.
Per capire come muoversi, seguendo l’approccio di Euclides Mance, è utile analizzare i flussi in entrata e in uscita dalle reti di economia solidale, nonostante i loro confini siano sfumati. Infatti la rete si mantiene e sviluppa sulla base dei suoi flussi interni e degli scambi con l’esterno. Consideriamo quindi la rete dell’economia solidale formata da Gas, produttori, fornitori di servizi, associazioni e altri soggetti che scambiano beni, servizi, informazioni, abitudini, idee e valori all’interno della rete e con l’esterno.
Le risorse che entrano nella rete sono principalmente quelle portate dai cittadini consumatori e dalle imprese o da organizzazioni esterne che acquistano i prodotti edi servizi forniti dalla rete, le ore di lavoro e di volontariato svolte al suo interno e i finanziamenti, prodotti o servizi ricevuti. I flussi che escono sono gli acquisti dall’esterno, gli sprechi, le tasse e i prodotti e servizi forniti all’esterno.
Risorse e bisogni
Lo sviluppo della rete si basa sugli equilibri e sulle differenze tra i flussi in entrata e in uscita. La rete si mantiene sulla capacità di attirare le risorse dei consumatori e delle imprese e sulla sua capacità di soddisfare i loro bisogni; la rete si indebolisce quando si rifornisce dall’esterno e quando spreca le sue risorse.
Organizzarsi per resistere alla crisi e guardare oltre significa quindi intervenire su due fronti: da una parte aumentare i flussi in entrata e dall’altra migliorare l’efficienza. Aumentare i flussi in entrata vuol dire fornire delle risposte che riescano a considerare e soddisfare meglio i diversi bisogni dei cittadini consumatori e delle imprese rispetto alle altre offerte disponibili, tenendo conto del fatto che i margini di scelta si stanno riducendo. Questo può significare, ad esempio, puntare sulle caratteristiche specifiche che la rete può offrire, in particolare il suo «capitale delle relazioni».
Occorre accontentarsi di avanzare un po’ alla volta, arrivando fin dove le forze lo consentono. Questo significa ad esempio affrontare filiere complesse accettando di non riuscire a convertirle completamente in un sol colpo ma un pezzo alla volta, avendo però la chiarezza di dire fin dove siamo arrivati e cosa resta da fare, in modo da poter poi festeggiare anche il prossimo passo in avanti quando si riuscirà a risalire un altro pezzetto della filiera.
Allo stesso modo, fare i conti con le proprie forze in un periodo storico di passaggio significa rendersi conto che non potremo fornire tutte le risposte e salvare tutte le imprese dall’oggi al domani, sarà necessario iniziare a concentrarsi su alcuni casi per trovare delle soluzioni sostenibili che possano poi essere replicate.
Lavorare sui beni comuni, insieme ad altri
Migliorare l’utilizzo delle risorse significa sviluppare progetti che riescano a mettere insieme le risorse disponibili su di un tema generale o un aspetto particolare per affrontarlo in modo complessivo a beneficio di tutta la rete, proponendo l’orizzonte di senso che distingue i prodotti e i servizi offerti dalla rete e aumentandone l’efficacia. Possiamo ad esempio condividere progetti per la gestione dei servizi di cui le nostre reti hanno bisogno, come la logistica, la gestione delle risorse finanziarie o la comunicazione.
Inoltre, abbiamo imparato che i bisogni possono essere soddisfatti meglio e in modo più efficiente all’interno di una cornice di beni comuni, in cui per fortuna non siamo i soli a muoverci. Aumentare l’efficacia delle nostre reti vuol quindi anche dire costruire alleanze e progetti con gli altri soggetti, incluse le istituzioni, per la valorizzazione dei beni comuni.
Organizzarsi per resistere alla crisi con lo sguardo rivolto verso l’orizzonte significa quindi rinforzare e attivare progetti per soddisfare i diversi bisogni, risalire filiere complesse, affrontare insieme temi generali e aspetti particolari e costruire alleanze per i beni comuni. Questi progetti saranno più forti se sostenuti da accordi o patti che possano garantirne la stabilità. Penso che ognuno di noi, a partire dalle sue scelte di tutti i giorni fino al suo impegno nella realizzazione di un progetto, possa disegnare un pezzetto di questo quadro. Il prossimo incontro nazionale della Rete di economia solidale a Monopoli (Bari) sarà un’occasione per scambiare, attivare, rinforzare e diffondere progetti e patti di questi tipi; se si riuscirà a lavorare in questo orizzonte, sarà un bene per tutti. Sarà un aiuto a organizzare meglio il benvivere di oggi e di domani per tutti gli abitanti del pianeta.
Andrea Saroldi vive a Torino e da quindici anni si occupa di reti di economia solidale e di Gruppi di acquisto solidale. Su questi temi ha scritto numerosi articoli ed è tra i curatori di retegas.org e retecosol.org. Ha pubblicato «Gruppi d’acquisto solidale» e «Costruire economie solidali» per la Emi, e insieme ad altri «Giusto movimento» (Emi), «Invito alla sobrietà felice» (Emi), «Il capitale delle relazioni» (Altreconomia).
Fonte: Volontari per lo sviluppo
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