È davvero impressionante la mappa delle nuove concessioni per l’eolico in Sardegna, dove viene prodotta già più energia di quanto ne viene consumata. Come altre regioni del Sud ha una produzione eolica alta. Che buffo: le regioni che consumano energia importata e non vogliono torri eoliche in casa loro, sono quelle che hanno sostenuto il governo Meloni per l’approvazione della legge sull’autonomia differenziata. I signori del business dell’eolico non avevano però considerato la determinazione dei Comitati sardi contro la speculazione energetica, secondo i quali le priorità sono tre: la riduzione dei consumi; il fotovoltaico ma solo sui tetti degli edifici pubblici e delle zone industriali; la costituzione di comunità energetiche

Il 15 giugno, giornata Mondiale del Vento, abbiamo partecipato, presso la splendida basilica medievale romanico-pisana di Saccargia (Sassari), alla bella e partecipata manifestazione, promossa dal Coordinamento Comitati sardi contro la speculazione energetica, un insieme di realtà di tutte le provincie sarde, sempre più numerosi e combattivi.
È poco nota e studiata nelle scuole italiane la storia della Sardegna: ad esempio la fantastica cultura nuragica, cominciata nell’età del bronzo, e la realtà sociale medievale di Eleonora d’Arborea, una società di avanguardia che unificò le popolazioni sarde liberandole dagli Aragonesi. La Sardegna è una terra meravigliosa e antichissima, l’unica in Italia con rischio quasi nullo di terremoti, e anche per questo è stata invasa e violentata da sempre, ad esempio dai Savoia che dal 1800, prima e dopo l’Unità di Italia, l’hanno disboscata per un terzo, utilizzando il duro leccio locale per le traversine delle ferrovie italiane, in primis per la linea Torino-Genova (ne parla Fiorenzo Caterini, antropologo, nel libro Colpi di scure e sensi di colpa). E fino ad oggi continuano in Sardegna le occupazioni militari, italiane e della Nato, e persistono gli estrattivismi di ogni tipo, minerario, agricolo, turistico ecc..
Da moltissimi mesi molti sardi si sono mobilitati contro i progetti di invasione di pale eoliche, a terra e in mare, questo ancor prima delle elezioni regionali del 25 febbraio, vinte da un’alleanza di partiti che ha portato alla presidenza della Regione Sardegna Alessandra Todde, già sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico nel governo Conte II (2019-2021) e viceministra allo Sviluppo economico nel governo Draghi (2021-2022). La loro mobilitazione e opposizione non è di certo corporativa e di stampo “leghista”: si basa su analisi approfondite della situazione attuale e delle prospettive future.
Per conoscere le analisi dei Comitati sardi contro la speculazione energetica, che si nasconde dietro ai progetti dei parchi eolici, si può consultare, tra gli altri, il sito orthobenessere.com: l’analisi, precisa e indiscutibile, ribadisce che i comitati dicono sì alle fonti rinnovabili e no alla speculazione energetica, dicono sì anche alla chiusura delle due centrali a carbone della regione e ricordano che è possibile produrre energia dal vento senza deturpare l’ambiente e il paesaggio.
Qualche dato
Proviamo a capire meglio la situazione attuale. La Sardegna produce più di quanto consuma, circa 12.335 Gwh di energia elettrica a fronte dei consumi netti pari a 8.426 GWh annui, quindi la produzione generata sul territorio regionale è maggiore del 40,8% del fabbisogno netto isolano. Questo surplus di energia in gran parte dei casi viene esportato (fonte: Regione Autonoma della Sardegna).
In tutto il territorio italiano sono attive sette centrali a carbone, di cui due si trovano proprio in Sardegna, una a Fiume Santo e l’altra a Portoscuso.
In percentuale, la Sardegna produce circa il 33% dell’energia da fonti rinnovabili e ben il restante 67% da fonti fossili, ma eliminando il 40% di surplus prodotto solo dalle fonti fossili, la regione raggiungerebbe immediatamente gli obiettivi fissati dall’UE per il 2030.
Per conoscere i dati sulla produzione, sui consumi e sui costi dell’energia elettrica in Italia e in Sardegna si può partire dai numeri raccolti su openpolis.it. La domanda di energia elettrica italiana nel 2023 è stata soddisfatta per l’83,3% con produzione nazionale e per il 16,7% dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta (257 miliardi di kWh), minore del 6,4% rispetto al 2022, ha le seguenti fonti: in crescita l’idrico (+36,1), l’eolico (+15,1%) e il fotovoltaico (+10,6%); in flessione il termico (-17,4%) e geotermico (-1,9%). Nel 2023 (dati Terna) i consumi elettrici italiani sono diminuiti del 2,8% rispetto al 2022, attestandosi a 306,1 miliardi di kWh. con aumento delle fonti rinnovabili, il 36,8% della domanda, rispetto al 31% del 2022 (terna.it). Il consumo medio di elettricità pro capite/anno/Kwh in Italia è circa 5.000. I consumi risultano ben più elevati al Nord (Friuli Venezia Giulia 8556, Lombardia 6651, Emilia R. 6440, Veneto 6.439, Piemonte 5581) mentre sono più bassi nel Centro e soprattutto nel Sud, ultima la Calabria con 2.792 Kwh. La Sardegna ha consumato 5134 Kwh nel 2022 (1475 kwh per uso domestico, il dato più alto in Italia, perché viene usata anche per il riscaldamento).
Infine soffermiamoci sulla produzione dell’eolico in Italia (dati Terna). Attualmente in Italia ci sono 5.985 impianti eolici (vedi mappa dati Terna su potenza eolico installata per Regione a fine 2022, qualenergia.it). Il documento dei Comitati sardi evidenzia che le regioni del Nord Italia, con più alto consumo di elettricità e forte deficit di produzione, assoluto e in percentuale, rispetto ai consumi (Lombardia -28,3%, Veneto -53,5% e Emilia R. -14,7%), hanno un numero di impianti eolici e una produzione irrisoria, sia le regioni continentali come Lombardia (12 impianti) e Piemonte (18 impianti con produzione annua di 25,7 Gwh), sia quelle con anche territorio marino Veneto (14 impianti con produzione 22 Gwh) e Emilia Romagna (76 Gwh prodotti). Che buffo: queste Regioni, che consumano energia importata e non vogliono torri eoliche in casa loro, sono quelle che hanno sostenuto il governo Meloni per l’approvazione della legge sull’autonomia differenziata.
L’assalto dell’eolico in Sardegna
Le regioni del Sud hanno invece una produzione eolica altissima, prima la Puglia con 5,361 Gwh, poi Campania 3404 Gwh e Sicilia 3228 Gwh. La Sardegna 1660 Gwh con 612 parchi eolici a fine 2022.
In questo scenario ha preso forma un assalto dell’eolico in Sardegna. Le richieste di nuove concessioni per impianti e parchi eolici appare infatti eccessivo e spropositato: i dati ufficiali forniti dalla Regione Sardegna indicano la presentazione di 809 nuove richieste di connessioni per un totale di 57,67 GW (invece dei 6 GW previsti dalla bozza del decreto nazionale per la Sardegna). Un grande pericolo è rappresentato anche dal fatto che molte delle società installatrici sono straniere, con capitale sociale di 10.000 euro…
È davvero impressionante la mappa delle nuove concessioni fornita online direttamente da Terna – Rete Elettrica Nazionale:

Mappa delle concessioni rinnovabili da fonte Eolica
Ci si trova di fronte a una vera e propria speculazione energetica di stampo coloniale e centralistico, con progetti presentati per la realizzazione di parchi eolici onshore e offshore, con centinaia e centinaia di aerogeneratori (in mare alti più di 270 metri l’uno, a terra di 240 metri), che presentano problemi enormi in vari ambiti tra consumo di suolo, consumo di materie prime per la costruzione, impatto paesaggistico e sulla biodiversità.
Ci sono varie alternative
I Comitati sardi restano favorevoli alle energie rinnovabili, ma ricordano che ci sono varie alternative: non esistono solo le “pale eoliche”, le cosiddette HAWT (Horizontal Axis Wind Turbines) – Generatori eolici ad asse orizzontale. Ci sono anche i VAWT (Vertical Axis Wind Turbines) – Generatori eolici ad asse verticale, alti dieci metri e larghi 1,2 metri, con maggior resistenza alle raffiche (orthobenessere.com). I Comitati ribadiscono che le priorità sono: uno, la riduzione dei consumi; due, il fotovoltaico sui tetti degli edifici pubblici e delle zone industriali; tre, l’uso dell’eolico verticale e la costituzione di comunità energetiche.
E ora? Dopo la protesta di Saccargia, consapevoli di essere in ritardo, i comitati continuano la mobilitazione: mentre nascono nuovi comitati si spinge per un nuovo confronto con le istituzioni. La presidente della Regione Todde ha proposto da tempo una moratoria sui nuovi impianti, ma fino ad oggi questa non è stata approvata in Consiglio Regionale e si prevede che venga bocciata dal governo Meloni (che confermerà lo sciagurato Decreto Draghi, che ha originato la speculazione).
I Comitati chiedono alla Regione di avvalersi dello «Statuto Autonomo» che assegna alla Sardegna competenze più ampie rispetto a quelle a Statuto ordinario per emanare una legge regionale (sotto la spinta anche dai 377 sindaci dei Comuni sardi, finora latitanti), che recepisca le direttive UE 2018/2001, che tra l’altro istituiscono e regolamentano le comunità energetiche.
Di certo, la lotta sarà difficile e dura, dicono i comitati, ma è importante che in tutta Italia si capisca come non siamo di fronte a lotta corporativa, ma di difesa della natura e delle sue comunità, in nome della sovranità energetica dei territori, che nulla ha a che fare con l’autonomia differenziata e il “leghismo”. In questo senso è evidente che in Sardegna, dove solo il 20% del cibo consumato è prodotto localmente, bisogna rimettere al centro la sovranità alimentare, proposta da decenni dagli oltre duecento milioni di contadini del movimento internazionale Via Campesina e da diverse associazioni sarde, massacrati ogni giorno dall’agrobusiness e dalla grande distribuzione.
Infine molti cittadini e comitati sono dispiaciuti dalle posizioni assunte dalle grandi associazioni ambientaliste nazionali come Legambiente, Greenpeace e WWF: su sardegnarinnovabile.org parlano di sviluppare l’infrastruttura energetica in Sardegna, “passaggio cruciale per il futuro dell’isola e anche per le politiche energetiche nazionali…”. Il 9 maggio, inoltre, Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace ha scritto un articolo su Extraterrestre, l’inserto settimanale del manifesto (La moratoria sulle rinnovabili significa continuare col gas), in cui tra l’altro si legge: “La moratoria sulle rinnovabili della Sardegna, proposta dalla giunta di centrosinistra della Sardegna guidata dalla pentastellata Alessandra Todde, è tra gli ultimi atti di una campagna ostile, che rischia di rallentare o bloccare la transizione dopo la ripresa, tuttora insufficiente, di questi ultimissimi due anni. In Italia c’è un partito, trasversale, del gas e del petrolio…”. In realtà un emendamento di Alessandra Todde e della giunta regionale del 15 giugno ha svuotato la precedente proposta di moratoria (unionesarda.it). Queste grandi associazioni ambientaliste dovrebbero leggere, riflettere, dialogare e rispondere alle analisi e alle proposte dei Comitati sardi contro la Speculazione energetica, che stanno già collaborando con comitati di altre regioni italiane.
Il caso dell’assalto eolico in Sardegna, intanto, è arrivato anche all’università di Cambridge, nel Regno Unito. Una conferenza online organizzata dall’ateneo ha analizzato il fenomeno, mettendolo in correlazione con altri casi simili. La speculazione nell’Isola sulle rinnovabili, infatti, non è un unicum nel mondo: anche le comunità degli zapotechi in Messico e dei sami nel Nord Europa sono interessate dallo stesso fenomeno. Secondo gli studiosi sono le comunità ritenute più deboli ad essere prese di mira dalle imprese multinazionali… (link).
[Antonio Lupo (medico per l’ambiente) e Maurizio Fadda (agronomo)]
ho girato per piu di 2000 km in tutta la sardegna settentrionale.
ho visto pochissime pale eoliche.
le pale eoliche non sono un problema per la sardegna ma lo sono tutte le nuove reti per gas che vogliono costruire. mi auguro che la sardegna non diventi un isola fossile e succube delle multinazionali fossili
Meglio che sia vittima delle multinazionali delle rinnovabili?
Se dovessi davvero scegliere tra le due si.
Sei a favore della brava SARAS?
In Sardegna avrei preferito una moratoria a TUTTE le sovvenzioni alle fonti fossili, invece che alla produzione elettrica da FER. O almeno entrambe le opzioni. Invece solo “ferma le FER”.
Egrg. Sig. Claudio Gatti
Tu come altri “continentali” non hai capito il problema reale che ora attanaglia la Sardegna. Le aziende che hanno presentato progetti di F. E. R. nella nostra isola soddisferebbero esigenze energetiche per 50 milioni di utenze. Questa energia sarebbe trasferita in italia senza benefici economici per chi la produce. Dunque la Sardegna secondo te dovrebbe distruggere il proprio ambiente naturale per alimentare il grande business del nord italia, dove ci mandate i vostri prodotti a noi rivenduti a caro prezzo. Claudio evita questi commenti ignoranti e tappezzati la tua terra di impianti eolici se a te piacciono tanto
Puoi starne certo… agenda Draghi continua, tutto in mano alle multinazionali di cui fanno parte …
Non hai girato abbastanza. Ricordo che tra Ala dei Sardi e Buddusò c’è l impianto eolico più grande d italia e tra i più estesi d europa
ma manco l’eolico va bene?!
> sì, ma deve produrre solo per i sardi e la Sardegna.
Questa posizione non ricorda leggermente il leghismo? Se trasportiamo fuori dalla Sardegna il surplus eolico, aumentando così la quota di rinnovabili in generale, qual è il problema?
> E’ sbagliato perchè lo fanno le multinazionali e i centri di affari/potere locale.
Ok, ma allora è un problema di gestione: di come viene realizzato/gestito e non di cosa viene fatto. Quindi lasciare le pale e gestirle in modo diverso.
Per ultimo “l’impressionate mappa delle concessioni” è usata in modo mistificante (la Sardegna non è coperta dalla pale eoliche, magari lo fosse), questo genere di comunicazioni lasciatelo fare a Terna (che infatti la usa in modalità greenwashing).
Con queste battaglie di retroguardia su questioni complesse, con quell’approccio “senza se e senza ma” e l’orgoglio di poter dire “da sempre dalla parte del torto”, fate solo molta confusione
Confusione e retroguardia zero, le proposte dei Comitati sardi sono limpidissime: seria riduzione dei consumi; fotovoltaico ma solo sui tetti di edifici pubblici e di zone industriali; costituzione di comunità energetiche.
Capisco la posizione “anticolonialista” dei comitati sardi, ma capisco anche bene le posizioni di chi vuole mantenere, a qualsiasi costo, l’insostenibile uso delle fonti fossili.
L’eolico su terra e in mare, e tanto, ci vuole per spalmare la produzione in orari e stagioni incompatibili con la produzione da FV. Quello nel mare profondo disturberebbe solo chi vuole fare pesca a strascico, che andrebbe comunque eliminata perché sconvolge i fondali e depaupera il ciclo vitale delle profondità marine.
Se usaste la stessa “verve” anche per criticare chi vuole estendere la rete di distribuzione del gas in sardegna sareste più credibili. Le CER, (ostacolate in ogni modo da questo governo), possono essere un piccolo mezzo, non certo una soluzione. Conosco ormai bene la faccenda. Sono deluso perché non mi aspettavo un articolo del genere da Comune.info.
Suggerisco di leggere due libri: “L’urgenza di agire”, di Marco giusti, e “La risposta”, di Mauro Romanelli, per farsi almeno una minima idea della realtà e delle soluzioni realmente possibili.
Esiste da tempo anche un’ampia e autorevole letteratura su risparmio energetico e nuovi stili di vita.
Certo, peccato che di letteratura ce ne sia tanta utopistica non supportata da documentazione scientifica.
Si dovrebbe parlare di energia primaria, non solo quella elettrica, come invece è evidente nell’estratto dell’articolo.
Sono le premesse ad essere sbagliate.
Mi spiace constatarlo, ma così alla fine fate il gioco del fossile.
Non ragionare di riduzione dei consumi: il gioco del fossile.
redazione di Comune dice
5 Luglio 2024 alle 14:12
Non ragionare di riduzione dei consumi: il gioco del fossile
Questa è una vostra interpretazione: leggete i due libri che ho consigliato.
La questione è abbastanza complessa e certo, è facile scivolare nelle posizioni di retroguardia. é vero oggi le pale eoliche non sono così invasive ma A) il progetto è in fieri B) le pale in questione sono più basse di un 1/10 rispetto a quelle programmate. Non esiste in Sardegna attualmente nulla di così alto: la stessa ciminiera di Ottana, un ecomostro, è più bassa di qualche decina di metri. Inoltre per sistemare queste pale sarà necessario ampliare strade, sventrare in numerosi casi montagne per portarvi le pale, costruire basamenti imponenti. Sarà un disastro? Difficile dirlo: certo il paesaggio cambierà; è inoltre possibile che una parte dei 26000 siti archeologici non ancora vincolati (e ci vorrebbero 10 anni per farlo con adeguato personale esclusivamente dedicato) vada irrimediabilmente perduta. Colonialismo? L’impressione è quella: discorsi simili si facevano anche negli anni Sessanta – Settanta con il progetto della Rinascita sarda e sappiamo come è andata. Paura? Molta pur essendo un fautore delle rinnovabili. Speculazione? Temo ma non mi illudo: nell’attuale progetto sono stati tagliati fuori i grossi imprenditori isolani.. temo che alle spalle di generosi e preoccupati attivisti ci siano loro, con molti denari e pochi ideali. Pessimismo sardo
Ho visto pale anche a Villaurbana e Villacidro.
E poi quanto costa smontare e portarle via quando si guastano.
Ribadisco che ritengo sbagliata la premessa dell’articolo.
E’ ovvio che si dovranno diminuire i consumi globali, ma di energia primaria, non di quella elettrica, che per forza dovrà aumentare.
Volevo evitare scrivero qui, ma a questo punto mi sembra necessario.
Il riscaldamento elettrico delle case tramite pompe di calore, (molto meglio se geotermiche e condominiali, perché il “termosingolo” è sempre stato una stupidaggine energetica), sarà comunque necessario, ma se non si coibentano anche le case ci sarà un enorme spreco di energia.
Lo scopo dell’efficientamento degli edifici è la diminuzione dei consumi di energia primaria, ma anche miglioramento della confortevolezza dell’abitare, che automaticamente porta anche ad aver bisogno, in casa, di temperature meno estreme.
Sostituire solo la caldaietta con una Pompa di calore, grazie alla discutibile regolamentazione italiana, migliora la classe energetica, ma non diminuisce le dispersioni termiche dello stesso edificio, io conosco da 45 anni l’importanza di realizzare edifici efficienti, peccato che chi, in questi stessi 45 anni, ha redatto norme e costruito case, in massima parte di questa importante opportunità se ne sia fregato. Lo scrivo perché ritengo che in passato si siano prodotte norme troppo permissive per i costruttori, che dovevano continuare a vendere le porcherie energetiche fatte l’anno prima. (Non tutti tutti, ma parecchi si)
Concordo che la gestione, e gran parte degli introiti, della trasformazione ecologica dovrebbe rimanere alle popolazioni locali, ma si deve parlare di energia primaria, cioè anche il calore, non solo di quella elettrica, l’approccio di “farsi solo l’energia per noi” limiterebbe sicuramente opportunità di guadagno e creazione di posti di lavoro.
Cominciamo col rifiutare l’autonomia differenziata!
Nelle regioni del nord ci sono innegabilmente più industrie, ma meno vento e meno sole. Perché non accettare di produrre energia solo veramente FER per fare quanto necessario alla nazione intera ma ponendo vincoli localmente utili, ovvero produzione delle infrastrutture e della manutenzione in loco, attenzione al paesaggio ecc. ecc.
N.B. A lasciare le cose come stanno tra non tanti anni il paesaggio non ci sarà più!
Se, con la lungimiranza che troppe volte è mancata ai nostri governanti, dal 1972, quando in italia si realizzavano già pale eoliche, per esempio dalla Riva Calzoni, si fosse spinto in questa direzione, ovvero usare energia eolica, probabilmente gli stabilimenti di Portovesme, fortemente energivori, non sarebbero stati chiusi dopo aver ingurgitato tanti soldini del contribuente, sicuramente finiti più alle multinazionali che ai cittadini.
P.S. i contribuenti sono quei pochi che pagano le tasse…
Per capire in che situazione siamo basta far riempire un palloncino con fumo di sigaretta e poi respirare quell’aria: dubito sia cosa gradevole, specialmente se quel fumo è prodotto da altri.
Il notro pianeta ci sta avvertendo inutilmente da decenni. Cominciamo davvero ad agire, ognuno nel suo piccolo.
Ben vengano tutti i parchi eolici, tutti i FV PURCHE’ SUI TETTI. Non c’é altra possibilità, non solo per la Sardegna: PER IL PIANETA.
Ciò permesso, E’ RARO trovare un articolo privo di errori.
1) “Le regioni del Sud hanno invece una produzione eolica altissima, prima la Puglia con 5,361 Gwh, poi Campania 3404 Gwh…” Ovviamente la Puglia produce 5361 Gwh.
2) “I consumi … sono più bassi nel Centro e soprattutto nel Sud, ultima la Calabria con 2.792 Kwh. La Sardegna ha consumato 5134 Kwh nel 2022 (1475 kwh)…”
MAGARI! SONO TUTTI Gwh, 1 milione di volte più alti.
Sul punto 2) è stato omesso procapite…sono kWh/anno/procapite
Salve a tutti,
faccio una premessa: sono abbastanza ignorante in merito alle pale eoliche e ho anche paura nel provare ad informarmi, in quanto ogni qualvolta si legge qualcosa di così importante, delicato e complesso, ci sono interessi e speculazioni, sia da parte di chi è pro che da parte di chi è contro.
Sono fortemente convinto che il futuro sia nella transizione più green possibile, a casa ho installato l’impianto fotovoltaico senza avere nessun tipo di detrazione e senza stare lì a fare calcoli sui tempi di recupero etc etc.
Da quel poco che sto leggendo mi sembrano esagerati i numeri e le quantità dei progetti presenti in Sardegna in merito all’eolico. Io sono d’accordo se vengono installate in zone in cui il problema “visivo” non impatti su zone particolarmente delicate dal punto di vista turistico, archeologico e faunistico.
il problema si invasione del cemento, mi pare, francamente volersi arrampicare sugli specchi… se fosse così non dovremmo più costruire nulla e, sopratutto dovremmo impegnarci realmente per obbligare chi di dovere a fare tutte quelle bonifiche in sardegna che qualcuno avrebbe dovuto fare già da 40 anni….
Mi pare di comprendere che uno dei problemi più grossi, oltre all’impatto ambientale, sia la gestione degli impianti, che in sostanza non porterebbe nessun beneficio a noi Sardi.
Avendo il fotovoltaico a casa sono abbastanza informato su come funziona, attualmente, la remunerazione per i piccoli produttori. In sostanza, attualmente a livello domestico, quello che produco e immetto mi viene pagato in base al prezzo zonale orario(che è molto basso, è dato dal mercato , ergo domanda/offerta), ci sono delle ore(come si può vedere sul sito gme) in cui ogni kwh immesso viene pagato solo 1 millesimo di euro; il costo del kwh prelevato dalla rete viene pagato dagli utenti finali in base al pun, e quindi in base alla media del costo dei megawatt/ora giornaliera a livello nazionale(che è ovviamente più alto che in sardegna). Questo è il meccanismo attuale.
Da anni, si parla di superare questi metodi di calcolo; pare che il governo dall’anno prossimo voglia modificare il tutto ed eliminare alcuni incentivi per i produttori fotovoltaici domestici, e in contemporanea calcolare il kwh prelevato dalla rete in base al prezzo zonale orario e non più sul pun.
Se fosse così, a tutti gli effetti ci sarà un vantaggio diretto anche per tutti i sardi che sostanzialmente, avendo sempre un prezzo zonale orario bassissimo si ritroverebbero ad avere un costo dell’energia veramente basso(tutto ciò ovviamente anche a discapito mio che ho l’impianto fotovoltaico in casa).
Sto provando a fare un ragionamento logico ( e sicuramente non completo) quindi mi piacerebbe potermi confrontare con qualcuno in merito.
Di recente l’Unione Sarda ha pubblicato un incredibile articolo scritto da una “regista”
che da quando é proprietaria di 1 ettaro di terreno in Gallura ha causato, in orizzontale, molti più danni di qualsiasi struttura verticale. Ha ottenuto una fornitura di 30KW,
ha devastato il suo terreno “agricolo” con mezzi meccanici, ha costruito strutture per le quali non espone i previsti cartelli di autorizzazione, quindi presumibilmente abusive, ha eretto una orribile recinzione che offende l’occhio.
L’articolo farneticante conviene macroscopiche e demagociche bugie che potrebbero attecchire unicamente nella testa degli sprovvedute. Se lo scopo era quello di convincere i lettori a una causa, a pare che l’effetto sia inevitabilmente l’opposto.
Ma le auto , i frigoriferi , i climatizzatori, i mobili , e chi più ne più ne metta , sono prodotti in Sardegna? O sono prodotti in altre parti del mondo , dove hanno inquinato aria e suolo x produrli , seguendo la logica di produrre solo ciò che serve sul luogo di produzione in Sardegna cosa faremmo ?