Che squallidi. Che schifo. Che cosa ignobile. Il 28 dicembre 2021 il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha approvato il Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree idonee (PiTESAI), anche se la notizia arriva solo il giorno 11 febbraio. Cosa prevede questo PITESAI? Trivelle dappertutto. Transizione energetica sostenibile un paio di stivali.
A lungo ce l’hanno tirata con il “caro gas” della seconda metà del 2021, aggiungendo la falsa equivalenza trivelle uguale risparmio in bolletta. E questo per farla bere all’italiano medio che magari ci crede pure. E così sulla scia di questo miraggio arriva il via libera all’aumento della produzione nazionale di gas e petrolio a partire dall’Adriatico, Ravenna in primis, e alla mappa in cima dei siti idonei alle trivelle.
La mappa delle aree idonee allo sfruttamento “sostenibile” di petrolio e gas in Italia, grazie a Cingolani
Essenzialmente è la stessa mappa che esiste da sempre! In mare, in terra. In Basilicata, Emilia Romagna, Abruzzo, Veneto, Molise, Lombardia, Sicilia, Calabria. E pure il Friuli Venezia Giulia, una new entry! Escluse … Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Liguria, Umbria (dove trivelle non ce ne sono mai state). E dunque tutta l’Italia può essere trivellata. Non è cambiato nulla rispetto alle mappe precedenti, se non il colore azzurrino.
L’idea, secondo Roberto Cingolani e Mario Draghi, è che con trivelle nuove e vecchie (che chiamano revamping) si possa arrivare a una sorta di indipendenza energetica che ci porti, udite udite, alla transizione energetica “sostenibile”… Insomma vogliono farci credere che per avere meno fossili ci vogliono più fossili! Sono inqualificabili, e davvero meritano oblio e compassione per la loro piccolezza mentale.
Lo chiamano revamping, è invece distruzione, bruttezza, inquinamento e morte. Ed è pure un cane che si morde la coda. Perché? Perché più cerchiamo gas e petrolio più infrastrutture vengono costruite e più i loro costi per essere ammortizzati hanno bisogno di maggiore gas e petrolio. Non ne usciamo più.
Hanno costruito e approvato nuove centrali a gas in tutto il paese, inclusi terminali GPL per l’arrivo di gas liquefatto dall’estero. E certo che di conseguenza continueranno a trivellare, e ad alimentare il mercato del gas, come altro saranno alimentate tali centrali?
E ovviamente l’ENI ride in tutto ciò.
Com’era la storia che l’Italia è amica di BOGA (“Beyond oil and gas alliance“, l’alleanza nata da alcuni paesi per superare la dipendenza da petrolio e gas e smettere gradualmente di usarli come fonte di energia, ndr)? Com’è che si presentano a Parigi e a Glasgow a sparare balle sulla salvaguardia dell’ambiente? Ma non ci si poteva aspettare niente altro. Cingolani amico di ENI era, e amico di ENI resta.
Cosa resta da fare? Protestare, mettere pressioni tutti i santi giorni a tutti i politici a livello locale e nazionale. Organizzare eventi, svergognarli, ricordargli ogni giorno giorni che la vera politica è una cosa diversa dal cercare di imbambolare la gente e che il pianeta è sulla via del collasso.
Fonte (qui pubblicato con l’autorizzazione dell’autrice)
Luigi dice
Non si può commentare un piano di 209 pagine guardando una mappa (questa nell’articolo non è neppure quella presente sul sito del MISE ed è sbagliata), ma bisogna leggere cosa viene previsto per ogni colore. La situazione invece è ben diversa da prima e molte delle aree cosiddette idonee, non sono interessanti da un punto di vista minerario. Quindi le previsioni catastrofiche di trivellazioni dappertutto non sono per nulla realistiche. Semplicemente continueremo ad importare gas dall’estero, bruciandone il 30% solo per farlo arrivare da noi.
Infine una notazione tecnica: il gas liquefatto che viene trasportato con le navi metaniere è metano. Il GPL è un’altra cosa. Non esistono quindi terminali GPL. E’ complicato parlare di un argomento senza intendersene.
Massimo Monaco dice
Siamo destinati all’estinzione.