di Emilia De Rienzo*
“A rigore, dunque, quella che chiamiamo noia è piuttosto un morboso accorciamento del tempo in seguito a monotonia: lunghi periodi di tempo, se non si interrompe l’uniformità, si restringono in modo da far paura; se un giorno è come tutti, tutti sono come uno solo; e nell’uniformità perfetta la più lunga vita sarebbe vissuta come fosse brevissima e svanirebbe all’improvviso.
Assuefarsi significa lasciar addormentare o almeno sbiadire il senso del tempo; e se gli anni giovanili sono vissuti lentamente e la vita successiva invece si svolge e corre sempre più veloce, anche questo è da attribuire all’assuefazione.
Noi sappiamo benissimo che intercalando assuefazioni nuove e diverse adottiamo l’unico rimedio che serva a trattenere la vita, a rinfrescare il nostro senso del tempo, e così il nostro sentimento del vivere si rinnova…”
(Thomas Mann, La montagna magica)
La monotonia e l’insignificanza di giornate che ci appaiono sempre uguali, in cui nulla sembra succedere né cambiare, la ripetizione di gesti, di schemi producono spesso la noia, appiattiscono il tempo, che ha solo più una dimensione: il presente. Senza futuro scompare l’attesa, la speranza di “andare oltre”. Non un’attesa passiva che qualcosa cambi come per incanto, non una speranza che si confonde con l’illusione, ma quell’attesa e quella speranza che sono “tensione”, desiderio di crescere come persone, come esseri umani e soprattutto quella tensione che ci spinge all’incontro con l'”Altro” diverso da me.
Senza questa tensione ogni orizzonte di senso si inaridisce, non esistono più né storia né progetti.
Lo spazio senza futuro, senza capacità di attesa e di speranza, viene occupato da un passato che imprigiona, che si chiude in se stesso, impedendo la spinta vitale. Tutte le parole che aprono alla speranza vengono affossate, lasciando spazio a quella disperazione che così bene è stato rappresentato dall’Urlo di Munch. Senza attesa e senza speranza il tempo si fa deserto e l’urlo inascoltato. Il tempo passa senza che si riesca ad afferrarlo e lui che sembra dominarci. È inesorabile.
Solo nella capacità di ridare senso alla nostra vita il tempo rallenta e noi possiamo decidere cosa fare di lui.
Gabriel Marcel ha detto che «la speranza è la memoria del futuro»: nella mente di chi non si arrende ci sono già, in nuce, i modi della speranza che nutriamo. Ma dobbiamo continuare a prestare attenzione alla nostra interiorità, bisogna continuare a capire chi siamo, e cosa ci mette in moto.
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Uscire dalla noia, anticamera della disperazione, vuol dire, come dice Eugenio Borgna attuare una «riapertura del tempo», vuol dire aprirlo all’attesa anche quando si accompagna all’ansia, al dubbio perché non possiamo sapere cosa realmente ci potrà accadere. L’attesa si lega alla speranza che è lo sguardo che cerca di vedere oltre al qui ed ora, che vuol darsi una prospettiva, cercare di realizzare un progetto.
La noia, la mancanza di senso nella vita si combattono quindi con l’impegno, la partecipazione, il coinvolgimento in una comunità, sempre pronti a vivere esperienze nuove, a cercare e cercare di nuovo strade percorribili che ci facciano fare qualche passo in avanti verso una vera umanità,
“L’uomo è una strana creatura a cui non basta nascere una sola volta: ha bisogno di venire riconcepito. Quello che si chiama «spirito» ben può essere questa necessità e potenza di riconcepimento che l’uomo ha, mentre alle altre creature basta nascere una sola volta.
Ogni cultura viene a essere conseguenza del bisogno che abbiamo di nascere di nuovo. E così la speranza è il fondo ultimo della vita umana, ciò che reclama ed esige la nuova nascita, il suo strumento, il suo veicolo. Perciò l’essere umano non riposa; perché tutte le volte che in successive culture è rinato, non ha potuto raggiungere la nascita definitiva, poiché in nessuna di esse ha trovato, né forse può trovare, quell’essere intero e compiuto che va cercando…”
(Marìa Zambrano)
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* Insegnante, ha aderito alla campagna Facciamo Comune insieme. Autrice del blog pensareinunaltraluce
Trapletti Marilibera dice
“La Speranza è la Memoria del Futuro”
Qs il mio Progetto di Vita, qs il mio Karma perché mi rispecchia da sempre.
Mi sono permessa di sintetizzare il mio profilo c la frase famosa di Marcel affinché io mi specchi tutti GG in essa e veda oltre il “qui ed ora”. Il monito a me stessa: ” Guarda sempre oltre l’Orizzonte, coraggio vola alto e vai negli strati sottili di qs grande dono che Dio ti ha fatto, qs esercizio si chiama Vita!”