Afghanistan, Iran, Tuchia, Grecia, Italia: il viaggio migratorio di Madhi è simile a quello di molti altri migranti. Sono i viaggi di cui i media non si occupano perché non ci sono barconi da salvare o respingere, ma tir nei quali nascondersi. Meno ancora interessa ai media cosa accade dopo, quando si ha la fortuna di scendere vivi da quei tir: nel caso di Madhi, grazie anche alla finanza critica di Mag Roma, il progetto migratorio ha preso la forma di una sartoria prima a Tor Pignattara, poi a Monteverde. Se non siete più disposti ad aspettare riforme della finanza, fate come quelli della Mag: riprendetela in mano.
Madhi ha ventidue anni, tre fratelli e due sorelle in Iran. È nato in Afghanistan, a Behsud, nel centro del Paese non molto lontano da Kabul, e parla la lingua dari e l’italiano. Già prima dei dieci anni ha lasciato l’Afghanistan con i fratelli, le sorelle e la madre per trasferirsi in Iran.
È lì che ha imparato il mestiere del sarto, ma ha deciso di lasciare la famiglia e l’Iran perché dice Madhi, «non mi piaceva vivere lì, il Paese non è accogliente, è piuttosto razzista nei confronti degli afghani nonostante condividiamo la stessa religione, lo sciismo».
Dopo l’Iran è approdato prima in Turchia e poi in Grecia, dove ha incontrato problemi ad avere i documenti. Molti migranti arrivati in Grecia provano a chiedere asilo politico, ma il diniego delle domande d’asilo è pressoché sistematico: su 13.345 richieste d’asilo nei primi sette mesi del 2007, sono stati riconosciuti solo sedici rifugiati e undici protezioni umanitarie, lo 0,2 per cento (Fortress Europe dicembre 2007).
E così Madhi ha deciso di prendere la strada dell’Italia insieme a molti altri ragazzi afghani come lui, nel solito modo come arrivano i migranti dalla Grecia, via terra, nascosto in un camion.
È arrivato in Italia nel settembre del 2006 e tramite il centro di accoglienza è stato accolto nella casa-famiglia Il Tetto a Castel di Leva, a sud di Roma, dove ha conosciuto, tra gli altri, Erika e Paolo, soci di Mag (Mutua per l’autogestione) Roma.
La casa-famiglia accoglie ragazzi e ragazze minori senza famiglia e, spiegano quelli del Tetto, il raggiungimento dei diciotto anni raramente corrisponde an’effettiva capacità di vita autonoma da parte dei ragazzi nella società italiana di oggi. Negli anni, l’associazione ha maturato la consapevolezza che sia necessario proporre un supporto educativo, affettivo, sociale ed economico per coloro che, privi di un nucleo familiare adeguato alle spalle, si affacciano all’età adulta. Molti dei ragazzi che, ormai grandi, escono dalla comunità e che, per motivi diversi, non partecipano all’esperienza dell’autonomia accompagnata, cercano tra mille difficoltà di affrontare la piena autonomia. A questi giovani, l’associazione garantisce quel sostegno umano e, quando necessario, economico, di cui hanno bisogno nelle vicende della loro esistenza.
E così Madhi, dopo aver fatto diversi lavori qui a Roma, due anni fa, quando ha saputo che un suo amico cedeva l’attività di sartoria a Tor Pignattara, nel quartiere interculturale per eccellenza della città, ha deciso di rilevarla. Per questo, tramite Erika e Paolo e con la garanzia della casa-famiglia, ha chiesto e ottenuto un microcredito alla Mag Roma: l’obiettivo di Madhi è realizzare il suo progetto di vita oltre che la costruzione della sua autonomia economica.
Purtroppo nell’ottobre 2011, quando Roma galleggiava nella pioggia, il laboratorio di sartoria si è allagato. Madhi non si è perso d’animo e ha spostato per il momento la sua sartoria a Monteverde (in via Canobbi 22, vicino Piazza Ravizza), in un locale trovato con il supporto di alcuni soci di Mag Roma, aperto ogni giorno dalle 9 alle 19.
Vicende come quella di Madhi dimostrano che il denaro utilizzato per il solo profitto è fonte di ingiustizia e sfruttamento, il denaro impiegato come strumento di cambiamento sociale produce giustizia economica e sociale.
Cinzia Cimini, magroma.it
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