Profilo dell’artista Yelena Osipova

“La Russia vuole essere un uccello di pace, onesto e buono”. Sono parole di Yelena Osipova, l’artista di settantasei anni che è diventata un simbolo del movimento contro la guerra1. L’immagine dell’anziana manifestante, mentre viene tratta in arresto nei primi giorni di guerra, si è diffusa rapidamente, suscitando sentimenti di ammirazione e di sdegno2.
Nata l’11 novembre 1945 da genitori sopravvissuti all’assedio di Leningrado, Yelena Osipova, dopo essersi diplomata alla scuola d’arte, per trent’anni ha insegnato disegno ai bambini. Dopo la morte del suo unico figlio, si è dimessa dall’incarico: “I bambini hanno bisogno di vedere volti sorridenti e io da allora non posso più sorridere” (Meduza).
Pur non avendo mai fatto parte di alcun gruppo artistico, fin dalla seconda guerra cecena, Osipova ha protestato contro la politica del governo rimanendo per ore al gelo e alla pioggia nelle piazze e nelle vie di San Pietroburgo con i suoi poster, per lo più sola, nell’indifferenza generale. “Se le persone avessero iniziato a protestare dall’inizio, ha commentato, le cose sarebbero andate diversamente”.
“Già nel 2014 mi era chiaro dove sarebbe andata a finire la politica di Putin verso l’Ucraina. La maggioranza dei miei poster contro la guerra risalgono a quel periodo”. Non credere alla giustizia della guerra è uno tra i suoi preferiti (fotografia).
La sua prima mostra, allestita nel 2015 (fonte), ha raccolto molte delle sue opere a partire dal 2002, al tempo della tragedia degli ostaggi al teatro Dubrovka di Mosca3, quando si recò di fronte alla sede dell’Assemblea legislativa di San Pietroburgo con un poster in cui era scritto: “Siamo tutti ostaggi della politica violenta, provocatrice e imperialista”.
Lo scorso febbraio, immediatamente dopo l’annuncio dell’“operazione speciale”, si è recata nel centro della città con uno dei suoi vecchi poster.
Il 24 febbraio, sono uscita a protestare, disperata, ma ho incontrato persone che mi hanno incoraggiata e ispirata. Tante persone erano per le strade quel giorno. Mi sono fermata presso il monumento di Caterina II e [vidi] molti che fuggivano di corsa dalla polizia lungo la prospettiva Nevskij gridando “No alla guerra!”. Alcuni mi si avvicinarono piangendo e domandando: “Cosa possiamo fare? Come possiamo aiutare l’Ucraina?” (Meduza).
Non potendo seguire i manifestanti, l’anziana artista è rimasta presso il monumento con il suo poster che rappresentava una mummia, due corvi con il becco insanguinato e un adattamento di alcuni versi di Marina Cvetaeva:
“Oh mania!
Oh mummia di guerra!
Brucerai, Russia!
È follia, follia quella che compi!” (fotografia).
Da allora scende in strada tutte le volte che la salute glielo permette. La schiena e le gambe le dolgono; non riesce a stare in piedi se non appoggia i suoi grandi poster a qualche sostegno e quando viene arrestata, deve essere letteralmente trascinata nelle camionette della polizia, non perché faccia resistenza, ma perché non potrebbe salirvi da sola.
“Il 27 febbraio sono scesa in strada con un poster che ritraeva un soldato bendato mentre la madre, togliendogli dalle mani il fucile, gli diceva: “figlio mio, non combattere in questa guerra”. E io ho aggiunto: “Soldato, getta le armi, non sparare – questo è ciò che fa di te un eroe” (fotografia).
In quell’occasione è stata nuovamente arrestata. Un ulteriore arresto è avvenuto il 2 marzo quando, allarmata per la minaccia di usare le armi nucleari, si unì alla manifestazione contro la guerra tenendo tra le mani due grandi poster per il disarmo (fotografia).
“Arresti, prigione, processi, multe, sono passata attraverso tutto questo”.
La violenza ai civili, in particolare ai bambini, e il dolore delle madri sono temi ricorrenti nei suoi poster, come in quello esposto il primo maggio e accompagnato dalla scritta (OVD):
“1° maggio: Solidarietà internazionale
No alla guerra, no alla guerra
XXI secolo!
La morte dell’umanità è la conseguenza della guerra” (fotografia).
Una settimana dopo, il 9 maggio, giornata della vittoria, Osipova è stata fermata sulla soglia di casa da due uomini che le hanno strappato dalle mani i suoi cartelli e le hanno impedito di raggiungere il centro cittadino per manifestare contro la guerra. “Ci sono anche persone che mi rimproverano – ha raccontato -, mi aggrediscono” e chiamano la polizia.
Una settimana fa, presso la stazione della metropolitana Černyševskaja dieci persone, collaboratori e collaboratrici della polizia, mi hanno aggredito […]. Non mi hanno lasciato srotolare i miei poster e li hanno strappati […] È difficile per me dire se sono più numerose le persone che mi aggrediscono e mi condannano o coloro che mi sostengono. Ma sicuramente la maggior parte è indifferente, sono quelle persone che ti passano davanti senza fermarsi e senza guardare. Non vogliono pensare al futuro e ai loro figli. Il problema principale è che tutta questa situazione sarà lasciata ai nostri figli. Dovranno rimediare a tutto ciò quando ce ne saremo andati (Gazeta).
Ma questo Osipova non riesce a sopportarlo e continua a protestare in nome dei giovani e perché molte persone, come lei stessa, hanno bisogno di non sentirsi sole. Da quando la guerra è iniziata, i poster sono le uniche opere a cui si dedica e ha abbandonato quelle pittoriche, un centinaio, che ricoprono le pareti della sua casa, dal pavimento al soffitto. Opere che non ha mai voluto vendere. “Non vendo la mia arte politica, se lo facessi perderei la mia credibilità”. Eppure, l’artista che vive in un vetusto palazzo comunale, ha una pensione di soli 6.000 rubli (104 euro), oltre a un assegno di povertà, e accetta in dono solo colori e cartone per i suoi poster.
La salute è precaria, “posso morire in qualsiasi momento…”.
“La forza mi viene da qualche parte e vado sulla scena pubblica per dire qualcosa di importante finché ne ho ancora il tempo […]. Anche ora, questa situazione, che è follemente tragica, può essere volta al bene, così che coloro che sono morti da entrambe le parti non siano morti invano. Un trattato per la proibizione delle armi nucleari dovrebbe essere adottato subito… Io cerco di credere e di dare speranza alle persone. Come si potrebbe continuare a vivere altrimenti?” (Meduza).
Note
1 Recentemente il comune di Milano l’ha nominata cittadina onoraria.2 Il profilo dell’artista tracciato in queste pagine si basa prevalentemente su due lunghe interviste rilasciate, la prima, il 28 marzo a Nina Petlyanova per la “Novaja Gazeta” e tradotta da “The Russian Reader” (“President, Change Course!”: Yelena Osipova, The 77-Year-Old on the Frontlines of Petersburg’s Anti-War Protests,
https://therussianreader.com/2022/03/28/yelena-osipova-2/) e la seconda il 19 aprile a Evgenia Sozankova per“Meduza” (“Indifference is Our Main Problem”. Artist and Activist Yelena Osipova on Russia’s War against Ukraine and 20 Years of Protesting Putin’s Regime, https://meduza.io/en/feature/2022/04/19/indifference-is-our-main-problem). Per brevità nelle citazioni userò come rimandi semplicemente: Meduza e Gazeta.
3 Nell’ottobre di quell’anno al teatro Dubrovka di Mosca 40 militanti armati ceceni tennero in ostaggio 850 persone. Dopo due giorni di assedio le forze speciali russe pomparono una sostanza tossica nelle sistema di ventilazione del teatro che ha ucciso 129 ostaggi e 39 militanti ceceni.
[Questa pagina fa parte di Voci di pace, spazio web
di studi, documenti e testimonianze a cura di Bruna Bianchi]
Grazie per avermi fatto scoprire questa coraggiosa signora !
Cerchero di saperne di più.
De André cantava: “chi fermerà la guerra? La fermerà il soldato che non la farà….”!! Lode alla diserzione, ma dovrebbero disertare tutti. La solidarietà x tutti è quel che manca, la comprensione che il bene di uno è bene x tutti.