Secondo i «grandi» media sarebbe un regalo. L’improvvisa approvazione del Piano della ciclabilità da parte del Comune di Roma sarebbe un dono ai ciclisti e a tutti i romani che il consiglio comunale avrebbe fatto in vista della grande manifestazione Salvaiciclisti, la versione italiana della campagna promossa in Inghilterra dal Times a seguito dell’investimento di una loro redattrice, abituale ciclista, in programma il 28 aprile a Roma (alla quale hanno aderito, tra gli altri, anche Margherita Hack, Ascanio Celestini, Jovanotti e Marc Augé). In realtà si tratta di un «regalo» che ha avuto una gestazione di diversi anni (il provvedimento era stato avviato dalla precedente giunta su pressione di associazioni e cittadini), soltanto negli ultimi due anni è stato presentato ufficialmente due volte, ma ha dovuto vedere la più grande campagna di informazione mediatica sul tema della bicicletta che l’Italia ricordi per essere approvato. La differenza non è poca: se fosse stato approvato nei tempi corretti, ci sarebbe stato l’obbligo ad esempio di realizzare le piste ciclabili su grandi strade di recente ristrutturazione, come viale Aventino e viale Libia, e in diversi quartieri nei quali sono stati fatti scavi e tirate su costruzioni.
Il «regalo» per altro ha almeno un paio di aspetti critici che vanno subito esaminati. Il primo è il finanziamento, previsto in ragione del 10 per cento delle multe elevate. Si tratta del 50 per cento in meno di quanto previsto da una legge in vigore da oltre dieci anni, la legge 366 del 1998, che nell’articolo 10 dice chiaramente «in misura non inferiore al 20 per cento dei proventi stessi, alla realizzazione di interventi a favore della mobilità ciclistica». Anche in questo caso la differenza non è poca: stando ai bilanci delle sanzioni incassate negli scorsi anni – un miliardo di euro tra il 2007 e il 2010 – la cifra potrebbe aggirarsi intorno ai 25 milioni di euro l’anno oppure 50 milioni.
La speranza del ciclista a questo punto è che per lo meno l’amministrazione del Comune di Roma solleciti la Polizia municipale a elevare il doppio delle contestazioni per violazioni al Codice della Strada, che a sua volta già prevede fondi a favore della ciclabilità. Se questo dovesse avvenire, per lo meno si raggiungerebbe il tanto evocato effetto educativo e deterrente, a favore di comportamenti più virtuosi e meno pericolosi per i ciclisti quali ad esempio l’eccesso di velocità e la sosta selvaggia, specie in doppia fila. A questo punto sarà compito dei cittadini vigilare e nel caso denunciare all’autorità competente, come già successo senza che la denuncia venga archiviata perché «il Comune non si è dotato dell’apposito strumento di pianificazione».
Il Piano voluto dai cittadini in ogni caso prevede mille chilometri di piste protette per le biciclette da realizzare in tutti i municipi entro il 2020, per un investimento complessivo di 170 milioni di euro. Il Piano non ha invece considerato altre proposte concrete importanti, come quelle indicate nel «Manifesto Salvaiciclisti», a cominciare dalla riduzione per gli autoveicoli del limite di velocità a trenta chilometri orari (almeno nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili) e dalla dotazione di semafori preferenziali per i ciclisti e di grandi specchi stradali negli incroci più pericolosi.
Ora però tutti in sella: l’appuntamento con Salavaiciclisti, ricordiamo, è per sabato 28 aprile, ore 15 in via dei Fori Imperiali. In attesa della Critical mass del 25, 26 e 27 maggio.
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