Saranno i milioni di adolescenti che hanno dato vita al più grande sciopero studentesco transnazionale che la storia ricordi il volano per i prossimi cicli di lotta. Avranno modo di affinare l’analisi e radicalizzare l’azione, di imparare a diffidare di chi li blandisce tradendoli. Si scontreranno con i padroni della terra, nel momento in cui dovranno attaccare grandi interessi economici consolidati. Dovranno lottare tanto, perché non hanno alternative. Non possono permettersi di essere sconfitti. Intanto, alla faccia della loro presunta “genericità”, hanno identificato quella che si è imposta oggettivamente come la contraddizione principale: quella fra capitale e natura che ci conduce dritti verso la fine del tempo concesso agli umani su questo pianeta. È una dimensione inedita, che sconvolge il nostro comune modo di pensare. Quella generazione di giovanissimi avrà bisogno di compagni sinceri, e potrà trovarli, se li cercherà, nei territori e fra chi li difende. Perché è nei territori, a cominciare da quelli arrivati a Roma contro le Grandi Opere inutili qualche giorno più tardi, che si resiste e si combatte concretamente contro gli impianti e le infrastrutture che alterano il clima
di Alexik
[A questo link la prima puntata e la seconda]
Il 15 marzo una generazione intera è scesa in strada per il diritto al clima, dando vita al più grande sciopero studentesco transnazionale che la storia ricordi. Lo ha fatto in piena autonomia, facendo a meno dell’ambigua presenza dei partiti della sinistra istituzionale, e anche delle classiche componenti di movimento. Lo ha fatto in piena coscienza, sapendo di essere la prima generazione la cui esistenza verrà completamente e interamente sconvolta dalla devastazione climatica causata da questo modello di sviluppo, la prima generazione di ragazzini che non potrà essere guardata dagli anziani con invidia.
Chi li ha liquidati frettolosamente per “la genericità degli slogan”, la “moderazione delle forme di lotta”, il “rischio di strumentalizzazioni”, non ne ha capito la forza e le prospettive.
Saranno questi milioni di adolescenti il volano per i prossimi cicli di lotta.
Avranno modo di affinare l’analisi e radicalizzare l’azione, di imparare a diffidare di chi li blandisce tradendoli.
Avranno modo di scontrarsi con i padroni della terra, nel momento in cui dovranno attaccare grandi interessi economici consolidati.
Dovranno lottare tanto, e non per vocazione all’eroismo o per scelta ideologica, ma perché non hanno alternative. Non possono permettersi una sconfitta.
Intanto, alla faccia della loro presunta “genericità”, hanno identificato quella che si è imposta oggettivamente come la contraddizione principale: la contraddizione fra capitale e natura che ci sta conducendo verso la fine del tempo concesso agli umani su questo pianeta.
È una dimensione inedita, che sconvolge il nostro comune modo di pensare.
Siamo stati abituati da sempre a concepirci come parte di una continuità temporale caratterizzata dai tempi lunghissimi e indefiniti, al cui interno trovavano compimento, oltre alle nostre vite, l’evoluzione della storia umana, la dialettica delle contraddizioni, la lotta di classe, i conflitti, l’avvicendarsi delle progenie…
La generazione del Friday for future è la prima a intravedere la fine del tempo e percepirla come propria potenziale esperienza soggettiva.
Non riesco a immaginare quanta rabbia possa avere dentro.
È il panico di cui parlava Greta Thumberg alla platea del Forum Economico Mondiale di Davos.
Questa generazione giovanissima si sta assumendo l’onere, il carico, la responsabilità di rappresentare l’interesse generale dell’umanità, nei termini della salvaguardia dei bisogni comuni di specie.
Avrà bisogno di compagni sinceri, e potrà trovarli se li cercherà nei territori, fra chi li difende.
È nei territori infatti che si combatte concretamente contro gli impianti e le infrastrutture climalteranti. Che si tocca con mano la militarizzazione e l’arroganza dello Stato contro intere popolazioni, refrattarie ad accettare nuove devastazioni.
È lì che si sperimentano forme di democrazia e organizzazione dal basso, la creatività delle lotte e la solidarietà.
I territori conoscono anche storie interessanti da ascoltare.
Mostrano le cicatrici lasciate dai cicli industriali del ‘900, che tanto hanno contribuito al disastro climatico che viene. Raccontano di quando le devastazioni ambientali venivano considerate dai più il prezzo necessario da pagare all’interno di un patto sociale che comunque garantiva migliaia di posti di lavoro.
Il che voleva dire mangiare tutti i giorni, smettere di emigrare, far studiare i figli, accedere alla società dei consumi…
Il patto sociale aveva anche una sua narrazione e una promessa: “Se lavori duramente, taci e ti “comporti bene”, potrai migliorare la tua condizione e quella dei tuoi figli”.
La ribellione avveniva quando gli operai scoprivano le placche del mesotelioma pleurico al momento della pensione, o di aver costruito casa vicino a una discarica di rifiuti industriali.
Troppo tardi. L’illusione, di una via giudiziaria alla giustizia si infrangeva sulle assoluzioni dei dirigenti, manager e padroni, come nei processi per il petrolchimico di Porto Marghera, l’Eternit, la Marlane di Praia a Mare o l’Anic di Manfredonia, mentre tonnellate di veleni nei terreni e nelle acque rimanevano intonsi.
Da allora le cose sono molto cambiate … nel senso che oggi l’estrattivismo che impatta sui territori promette devastazioni sociali, ambientali e sanitarie per gli abitanti senza che vi sia nulla in cambio, al di fuori di qualsiasi patto sociale.
Distrugge tessuti economici e di sopravvivenza costruiti con fatica in cambio di pochi posti di lavoro temporanei.
La narrazione edulcorante non tiene più, anche perché nel frattempo, dai processi di Porto Marghera e dell’Eternit, le popolazioni hanno appreso che a fronte dell’avvelenamento ambientale, dei lutti e dei tumori non ci sarà nessuna bonifica e nessuna giustizia.
Per questo le lotte hanno cominciato a svilupparsi prima che le devastazioni avvengano, per impedirle, prendendo esempio dalla prima e più importante, quella dei No Tav.
E ad estendersi sempre di più, come reazione a un salto di intensità e di quantità nella messa a profitto dei territori.
Sabato scorso i protagonisti di queste lotte hanno riempito le strade di Roma in centomila, marciando per il diritto al clima e contro le grandi opere imposte.
Sono arrivati da tutta Italia, dalla Valsusa e dal Salento, dal Veneto delle grandi navi e dalla Liguria del terzo valico, dai comitati contro le trivellazioni di Abruzzo, Molise e Basilicata, dalla Sicilia del MUOS, dagli stoccaggi di metano lombardi ai No Snam abruzzesi, dalla Campania contro il biocidio e da Taranto contro l’ILVA, dai Comitati per l’acqua alle mamme vulcaniche e tanti e tante ancora a dimostrare coesione ed unità di intenti.
Centomila manifestanti evidentemente invisibili, coperti da un rigido silenzio stampa da parte dei TG e quotidiani mainstream.
Gente da nascondere bene, perché non sia mai che un tale processo di ricomposizione non susciti interesse anche fra le fila di una nuova generazione in lotta. (Continua)
gaetano stella dice
UN ARTICOLO INTELLIGENTE. MA BISOGNA LASCIARSI “CONTAGIARE” e TRASFORMARE DAI MOVIMENTI DAL LINGUAGGIO DALL’INNOCENZA DALLA RADICALE SEMPLICITA’ E DALLA ISTINTIVA INTELLIGENZA…”perchè la salvezza nasce dal movimento reale che abbatte lo stato di cose presenti…facciamo dei venerdi mondiali quello che fecero le nonne della PLAZA DE MAYO…
IL 24 MAGGIO SECONDO SCIOPERO MONDIALE PER IL CLIMA
IL CAMBIAMENTO CLIMATICO E’ IN ATTO. Abbiamo 12 anni di tempo, dicono gli scienziati dell’Ipcc (ONU) PER IMPEDIRE L’IRREVERSIBILE DEGRADO DELLA TERRA. Il 15/3 c’è stato il più grande sciopero mondiale della storia, sull’onda del movimento suscitato da GRETA THUNBERG, per sollecitare i governi di tutto il mondo ad intervenire subito per fermare LA CATASTROFE. I politicanti e i poteri hanno ignorato l’evento, come hanno disatteso il trattato di PARIGI 2005 che tutti avevano firmato. Intanto i ghiacciai si sciolgono sempre più velocemente gli oceani e i mari (pieni di plastica!) si riscaldano e si acidificano mettendo in discussione la vita marina e producendo cicloni uragani tempeste di venti e d’acqua mai visti di questa intensità e alluvioni frane inondazioni , la siccità (come quella che stiamo vivendo ora dopo un non-inverno una primavera precoce e poche piogge) e la desertificazione (come quella che aumenta in Sicilia) si susseguono dappertutto nel mondo e mettono in crisi l’agricoltura le possibilità di vita e generano migrazioni bibliche. E mentre è in atto la SESTA ESTINZIONE con la scomparsa di animali e piante ad una velocità mai vista si riduce la biodiversità e continua la DE-FORESTAZIONE. La Co2 (anidride carbonica) generata dall’uso dei FOSSILI (petrolio-carbone-gas) che determina IL CAMBIAMENTO CLIMATICO aumenta di ORA IN ORA. Quindi, FERMARE LE EMISSIONI subito è LA PRINCIPALE EMERGENZA DELL’UMANITA’.E’ già tardi perché la Co2 accumulata nella biosfera ci resterà per centinaia di anni, ma le nuove emissioni ne aggiungono altra e la situazione peggiora ulteriormente. IL 24 MAGGIO CI SARA’ IL SECONDO SCIOPERO MONDIALE PER IL CLIMA. Si tratta di organizzarlo e di farlo diventare UNA SOLLEVAZIONE e UNA RIVOLTA MONDIALE. Continuando con i VENERDI di mobilitazione informazione e tessendo UNA RETE mondiale di contestazione di tutti i poteri e i governi e di AZIONI CONCRETE per FERMARE la Co2 e praticare dal basso LA CONVERSIONE ECOLOGICA E UNA RIVOLUZIONE CULTURALE per uscire DAL LIBERISMO e salvare il pianeta e l’umanità. 1) IN TUTTO IL MONDO I MEDIA sono al servizio del SISTEMA DATO. Si tratta di tempestarli perché diano conto dello stato reale della situazione e perché informino l’opinione pubblica su tutto quello che si deve e si può fare subito. 2) PIANTARE ALBERI DAPPERTUTTO E FERMARE LA DE-FORESTAZIONE. 3) RIDUZIONE DEGLI SPRECHI EFFICIENZA ENERGETICA E PASSAGGIO ALLE RINNOVABILI AL 100% (solare fotovoltaico, idroelettrica, eolica, geotermica) , si può fare subito e in COSTA-RICA l’hanno già fatto. Intanto tutti possono coibentare le case e fare il cappotto. A livello individuale e anche i condomini possono mettere pannelli. 4) VIA LE AUTO INQUINANTI DALLE CITTA’- la rivoluzione della bicicletta è possibile subito e le piste ciclabili si possono fare subito- NO AUTO E NO SUV (che inquinano TRE volte di più) condivisione dei mezzi privati (car-sharing) ma soprattutto mobilità elettrica collettiva pubblica e gratis nelle città- NO TIR rilocalizzazione e trasporto su ferro (altro che alta velocità!) delle merci necessarie. 5) RIDURRE I CONSUMI- prima di tutto di quello di CARNE- NO AGLI ALLEVAMENTI INDUSTRIALI – agricoltura biologica – riconversione al 100% – basta con i pesticidi i fitofarmaci e i diserbanti – mangiare più legumi frutta e verdura- entrare in un GAS (gruppi di acquisto solidali) per una filiera corta- autoproduzione orti individuali e collettivi. 6) RIDURRE I RIFIUTI – eliminare gli impacchettamenti e tutti gli usi e getta- riuso degli oggetti riciclo dei materiali- NO ALLA PLASTICA ! ha inquinato oceani mari e fiumi e la terra e i principali responsabili da BOICOTTARE sono COCA COLA PEPSI DANONE e NESTLE’- NO ALL’ACQUA NELLA PLASTICA ! – fontanelli con acqua del sindaco controllata- acqua pubblica- risanamento e bonifica di tutte le situazioni inquinate (PFAF veneto ecc.) –Raccolta differenziata e compostaggio- raccolta dell’acqua piovana per agricoltura piante ed orti – Questi sono solo alcuni suggerimenti e pratiche che già molti fanno e che tutti possono fare a partire da sé. Proprio mentre anche questo governo salva l’ILVA che uccide conferma il TAP e il gas …e fa il decreto CRESCITA e lo sblocca-cantieri…cioè continua sulla strada che ci sta portando al COLLASSO DI CIVILTA’.
Gaetano Stella –Empoli 4 /4
-passaparola!-http://blog.gaetanostella.it