Sabato 1 febbraio, il Polo Civico dell’Esquilino, che raccoglie trenta associazioni del noto rione romano, ha promosso un’assemblea partecipata e creativa in piazza Pepe: è stato molto di più di un confronto per la riqualificazione dell’area, che mette insieme tante persone con storie, esigenze, disagi e desideri diversi. La piazza, secondo il Polo, dove ricominciare a immaginare un altro modo di vivere la città. Accade dunque che le persone costruiscono spazi di incontro per necessità ma poco a poco imparano, con molta tenacia, a muoversi insieme in un tempo di crescente delirio securitario. Ah, naturalmente qualche personaggio del teatrino politico-mediatico il giorno dopo ha preferito ignorare la ricchezza espressa dall’assemblea e il percorso costruito in questi mesi. Ce ne faremo una ragione, dicono all’Esquilino

Ciò che non nominiamo non esiste. Questa frase riassume la situazione di via Guglielmo Pepe, una strada che diventa piazza, ma che nella toponomastica di Roma non esiste. Eppure quel l’ampio slargo che si spalanca davanti al giardino dedicato al per sempre giovane Willy Monteiro Duarte, esiste, respira e pulsa, e ha tutte le caratteristiche per diventare il centro della vita comunitaria del Rione Esquilino, per forma, ubicazione ed espressione estetica.
Trasudano di storia passata i laterizi dell’Acquedotto, stillano parole di teatro i palazzi liberty dell’Ambra Jovinelli, gocciola di sferragliare del treno il cemento della stazione Termini, e filtrano voci di mercanti dalle serrande di alluminio del mercato.
Un piazza commerciale quindi, sì. Una piazza politica, anche. Una piazza di incontro e scontro, certo. Eppure ciò che nominiamo male, rimane incastrato tra le grate del pregiudizio. E sono proprio queste grate, metaforiche e reali, che stanno mettendo a dura prova uno spazio urbano che resiste, nella sua conformazione, pur non essendo nominato, chiamato e detto.
Citato invece sì, citato come esempio di degrado, di abbandono, di insicurezza, come spazio infuocato dalla rabbia dei residenti e dai fuochi improvvisati di chi abita le strade e cerca il tepore in una città in cui, la distanza siderale tra la politica e la gente crea inverni freddi, freddissimi.
Sabato 1 febbraio con il Polo Civico dell’Esquilino, nodo aggregativo multilivello , sostenuto dal porgetto Periferie Capitale della Fondazione Charle Magne raccoglie oltre trenta associazioni che hanno sede nell’omonimo Rione e che, per ambiti e azioni diverse, operano sul territorio, piazza Pepe ha riconquistato la sua riconoscibilità pubblica. La mattina si è tenuta in piazza “Comunità è partecipazione” assemblea aperta a tutt* organizzata da Poleis. Erano almeno duecento i partecipanti.


Poleis ha avviato, ormai da mesi, un percorso di progettazione partecipata, per la riqualifica dell’area, e ha partecipato attivamente a tavoli di concertazione con Campidoglio e primo Municipio. Molti gli incontri pubblici e di confronto che si sono tenuti nella neonata sede di via Galilei 57, tante le proposte emerse. Queste proposte, ancora in via di strutturazione, (che vanno dallo sport – gratuito e per tutt*- , a presidi stabili di animazione culturale e sociale, dall’installazione di talent corner alla riqualifica dell’area dei vetusti compattatori Ama) sabato sono state presentate pubblicamente. Il Polo non si è limitato alla descrizione delle azioni plausibili, ma ha creato una simulazione di quello che l’area potrebbe e può diventare. Esibizioni di danza promosse dalla Comunità delle donne cinesi, ronda di Capoeira, musica d’insieme del Choro di Piazza Vittorio, letture, e ancora i musicisti e fotografi della scuola di Herat, tornei di calcio e di ping-pong, e molto altro ha animato sanpietrini, erba e cemento. Dopo, il momento assembleare, in cui non sono mancanti accesi momenti di dibattito.
Piazza Pepe: la piazza dello spaccio, dei furti, del buio, per alcuni. La piazza del degrado, dell’incuria, dell’abbandono, per altri. La piazza dove concretizzare il sogno di una democrazia dal basso madre dell’accoglienza e della solidarietà, la piazza da dove ricominciare a immaginare un altro modo di vivere la città di Roma, dove unirsi, confrontarsi e creare la rigenerazione, per “quelli del Polo”.
Se si è lottato affinché il contraltare della violenza non fosse la sua negazione, ma una parola altra, la nonviolenza, con un suo valore autonomo, stessa cosa si potrebbe fare con la sicurezza, e con l’insicurezza, che dovrebbe essere il suo contrario. Ma oggi fanno paura tutte e due le parole, la deriva totalitaria ed estrema del securitarismo spaventa, l’insicurezza spesso figlia del disagio sociale, intimorisce. E allora dobbiamo andare a ricercare la tranquillità e il buen vivir altrove. Non in una sicurezza armata. Ovviamente. Ma nel concetto di comunità, un luogo, fisico e ideale, dove si crea autogoverno, dove ci si riconosce e dove si conosce il valore di chi si ha a fianco. Questo è il Polo civico dell’Esquilino, un organo autonomo non di rappresentanza ma di attivazione, di aggregazione. Un moltiplicatore di buone pratiche concrete, che sabato, tra le altre cose, ha chiesto all’amministrazione un cronoprogramma puntuale delle azioni che si intendono mettere in campo insieme.


1 milione di euro sono stati stanziati dal Primo Municipio per la riqualifica del Rione, i primi 300.000 euro saranno per piazza Pepe, oltre 700.000 per via Bixio e la sua pedonalizzazione, una lotta pacifica portata avanti strenuamente dall’Associazione Genitori Di Donato. Così è stato comunicato, durante l’assemblea, dalla presidente Lorenza Bonaccorsi. E allora arriva la nuova campagna di consultazione popolare promossa da Poleis: delle urne, posizionate in luoghi strategici del rione, dove inserire le risposte a un questionario. Risposte nette e aperte, per dare voce a tutt*, a chi vive il rione, non solo a chi lo abita. Il Polo continua il suo lavoro tenendo conto dei punti di vista di tutt*, dando spazio a chi, nella diversità dettata dall’esasperazione di promesse non mantenute e da situazioni di innegabile disagio, cerca comunque un contatto.
Bisogna imparare a trattenere le redini della rabbia, nei gruppi, nei quartieri, e per farlo c’è bisogno di confronto, ascolto e azione. L’Esquilino è bello, è difficile, è centro ma anche periferia, è contraddizioni e contrarietà, ma oggi, più di ieri, è comunità.
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Alcune foto della giornata



























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LEGGI ANCHE LA NOTA DIFFUSA DAL POLO CIVICO ESQUILINO:
Guardiamo la luna non il dito.
Porte aperte a chi vuole costruire e cambiare davvero le cose
Il Polo Civico Esquilino sta portando avanti un impegnativo processo partecipato per la riqualificazione di un’area abbandonata del Rione. Sono stati molti gli incontri che si sono susseguiti dallo scorso autunno, con Municipio e Comune a fianco, per lavorare a questo obiettivo.
Il “cosiddetto” Polo Civico Esquilino – come qualcuno lo ha definito in modo sprezzante – è composto da oltre 30 associazioni, da Associazione Genitori Di Donato, a Cies/Matemù, da Slow Food a Nonna Roma, da Mediterranea a Un Ponte Per, dalla Rete degli Studenti Medi a Scomodo, Refoodgees Salva-Cibo, Anpi, Circolo Bosio, Cgil. E sì, anche Spin Time, che è tra i suoi fondatori. Definire questo articolato sistema di relazioni in maniera semplicistica e volgare sarebbe comico, se non fosse drammatico perché non guarda alla complessità dei fenomeni che stiamo attraversando e ai quali cerchiamo dare risposta.
L’Assemblea di ieri (1 febbraio, ndr) è stata un’occasione di confronto autentico, tra persone che amano questo Rione e vivono le sue criticità tutti i giorni, un confronto acceso perché queste criticità le viviamo tutti sulla nostra pelle. E proprio per questo cerchiamo di dare risposte non banali, non unilaterali; ma fondate nella realtà, complesse e durature. Riteniamo deplorevole che del lungo e impegnativo processo che si sta portando avanti, si parli soltanto di un diverbio che – come hanno dichiarato entrambi i protagonisti – si è risolto in nulla, con una stretta di mano.
Il Polo è aperto al confronto anche con chi ha una visione diversa, con la convinzione che insieme si possa fare di più e meglio. Con la convinzione che la legalità e la vivibilità di un territorio siano valori indiscutibili. Per tutti. Crediamo che i cancelli non siano MAI la soluzione, che servano solo a spostare il problema, come avvenuto con ogni evidenza a viale Pretoriano. Chiunque voglia confrontarsi in modo costruttivo, senza strumentalizzazioni, troverà sempre le porte del Polo aperte.
Passa, purtroppo, inosservato che – nel mentre – si è ottenuto un investimento di oltre un milione per riqualificare questa porzione del Rione e per rendere definitivamente pedonale via Bixio, una strada utilizzata da migliaia di bambini.
Noi ci impegniamo per un Rione vivibile e solidale , immaginiamo a piazza Pepe i bambini che giocano a calcio, il basket, il ping pong, un’animazione costante, come abbiamo dimostrato sabato, un talent corner dove poter fare musica, un piano di gestione che curi il verde. Per condividere tutto questo abbiamo lanciato ieri una consultazione aperta a tutto il Rione e ai suoi abitanti, perché crediamo nella partecipazione. E crediamo nel cambiamento.
bravissimi !
Un sincero ringraziamento a Poleis a nome dell’associazione Unione delle Comunità Etiopiche in Italia per aver importante iniziativa sociale e per averci dato l’opportunità di condividerla partecipando.
Ottimo inizio continuiamo cosi.
Un sincero ringraziamento a Poleis a nome dell’associazione Unione delle Comunità Etiopiche in Italia per aver promosso questa importante iniziativa sociale e per averci dato l’opportunità di condividerla partecipando.
Ottimo inizio continuiamo cosi.
PS
erratoa corrige del precedente messaggio.
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Questa sì che è partecipazione della cittadina attiva e consapevole di tutte le problematiche e potenzialità positive di un quartiere! Bellissimo esempio per tutte le città, compresa la Democratica Milano che continua con le farse e false iniziative di Partecipazione, perlopiù inascoltate e soprattutto non realizzate.