Per la verità, a voler usare un eufemismo, non è che se ne parli molto. Nel mondo, soprattutto oggi, dilagano altre preoccupazioni, assai invasive. Noi, su queste pagine, lo scriviamo e lo riscriviamo senza stancarci: se parleremo solo del virus, esisterà solo il virus. Negli ultimi decenni si è scatenata la più grande corsa agli armamenti che si sia mai vista, i numeri sono lì a dimostrarlo, il diritto internazionale è da tempo un lontano ricordo, il sistema che ci domina alimenta con una progressione costante la crescita delle disuguaglianze, le frontiere alzano ogni giorno nuovi muri, la solidarietà da sospetta sembra diventare spesso un’aspirazione criminale. Ce n’è d’avanzo perché le guerre – non certo scomparse dal pianeta ma mai così lontane dall’interesse di chi non le vive – comincino a incendiare praterie sempre più vaste, ovunque. Non sono molti, ma c’è chi non hai mai smesso di occuparsene e avverte che il pericolo cresce. Per questo, proprio in Italia, molto lontano dai riflettori, si cerca di avviare un nuovo interessante processo di aggregazione: la costruzione di un’unica grande rete che valorizzi un percorso di lavoro dal basso nei territori già fatto insieme da diverse organizzazioni. Non è un processo di “fusione fredda”, dall’alto, ma un’apertura di orizzonte che le nuvole sempre più minacciose che si addensano impone

Il 21 settembre è stata la Giornata internazionale della Pace, istituita fin dal 1981 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con un invito a tutti gli stati membri, organizzazioni regionali e non governative e ad ogni singolo individuo, a commemorare il giorno in maniera appropriata, attraverso l’educazione e la consapevolezza pubblica.
La pace globale ha bisogno di nonviolenza e del cessate il fuoco rivolto a tutti i belligeranti nel mondo chiamati a deporre le armi e terminare la guerra. Il tema scelto dall’Onu per il 2020 è “Shaping Peace Together, creiamo insieme la pace”.
Proprio per questo le organizzazioni che lavorano da anni sui temi della pace e del disarmo hanno scelto la data del 21 settembre 2020 per annunciare la nascita di Rete Italiana Pace e Disarmo, una nuova Rete organizzata nella quale confluiscono la Rete della Pace (fondata nel 2014) e la Rete Italiana Disarmo (fondata nel 2004).
In questo modo le organizzazioni coinvolte hanno voluto dare un segnale di condivisione al messaggio dell’Onu, dichiarando che “occorre costruire insieme la pace a partire dall’unione delle nostre forze, degli obiettivi comuni, per rafforzare e far crescere il lavoro collettivo per la pace ed il disarmo.”
Questo appuntamento rappresenta un’ulteriore tappa di un lungo percorso di lavoro comune su alcuni temi e Campagne già in corso anche a livello internazionale (Stop Bombe in Yemen, NO F-35, Difesa Civile non armata e nonviolenta, disarmo nucleare con ICAN per l’adesione al Trattato per la messa al bando della armi nucleari, IoAccolgo, Pace Diritto Giustizia in Israele/Palestina, per la riduzione delle spese militari, per il controllo dell’export di armi e la difesa della Legge 185/90, per gli interventi civili di pace nei conflitti in corso, campagna Control Arms, rete ENAAT, campagna Stop Killer Robots, campagna INEW contro le armi esplosive).
C’è dunque un andare avanti insieme su quanto fatto e quanto ancora resta da fare, per dare voce alle esperienze di resistenza civile e nonviolenta e fissare nuovi obiettivi comuni.
Sono davvero numerose le associazioni, grandi e piccole, del mondo pacifista, nonviolento, disarmista, della solidarietà, del servizio civile, della giustizia sociale, della cultura, dell’ambientalismo, che hanno deciso di unirsi in un’unica grande rete.
Non è stato un processo di “fusione fredda” dall’alto, ma una tappa di un percorso di lavoro già fatto insieme nei territori, dal basso, partecipando a campagne comuni, che ora trova sbocco in una organizzazione unitaria. Finalmente un processo di aggregazione, non di separazione.
E’ forte l’esigenza di confrontarci tra diversi soggetti, culture e sensibilità, sulle scelte economiche del nostro Paese che da decenni hanno ripreso a privilegiare l’industria ed il commercio di armi, piuttosto che investire nell’economia di pace, nella sicurezza del territorio, nei servizi e nella difesa civile e nonviolenta.
Le reti e i movimenti convolti in questo percorso sono convinte che l’attuale politica, che investe miliardi in armi e solo briciole in progetti di pace, non difende e non protegge le persone ma, al contrario, danneggia e approfondisce la crisi economica, sociale ed ambientale che vive la nostra società, allargando il solco di sfiducia che separa la comunità dalla politica.
Il risultato delle scelte politiche degli ultimi decenni è sotto gli occhi di tutti:
- è in corso la più forte corsa agli armamenti a cui si sia mai assistito, una imponente crescita quantitativa e qualitativa degli arsenali che sottrae enormi risorse alla lotta contro la povertà;
- il crollo del diritto internazionale, le grandi organizzazioni sovranazionali, dall’Europa all’Onu, sono in crisi profonda di legittimità e credibilità;
- tornano a diffondersi ideologie nazionaliste, razziste e fondamentaliste;
- la crisi economica globale, ulteriormente aggravata dalla pandemia, tende ad esasperare la conflittualità, anche all’interno dell’Europa;
- l’insostenibilità del modello di sviluppo che sta distruggendo il pianeta, provocando le variazioni climatiche, e produce sempre maggiori diseguaglianze;
- la criminalizzazione della solidarietà e la chiusura delle frontiere di fronte alle richieste di protezione e di accoglienza da parte di migranti e richiedenti asilo.
Ci sono purtroppo tutte le condizioni perché la guerra, sdoganata come strumento di politica internazionale alla fine del secolo scorso, torni ad essere la protagonista dei rapporti internazionali e possa portare ad un nuovo conflitto globale.
Sono queste le preoccupazioni e le ragioni che hanno reso sempre più necessario un percorso di dialogo e di confronto tra le diverse sensibilità dell’arcipelago associativo impegnato quotidianamente ad affermare che un’altra politica è urgente, possibile e necessaria, producendo informazione corretta, elaborando dati e proposte concrete per modificare in meglio le leggi e agendo sia nelle politiche locali, dei singoli territori, sia per modificare le grandi scelte politiche e strategiche, anche internazionali.
Per fare tutto questo, c’è bisogno di competenze, di studio, di pensiero, di informazioni e di azioni, personali e politiche. Per questo il tentativo di unire le forze, e trovare terreni di unità per un futuro di pace e disarmo è un passo in avanti per la costruzione di nuovi spazi d’azione concreta a partire dai terrritori e dalle comunità che li abitano .
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