È possibile ripensare la logopedia come branca interdisciplinare che mira ad affrontare i disturbi del linguaggio, dell’apprendimento e della comunicazione mettendo al centro il gioco e le attività negli spazi all’aperto? Una piccola e straordinaria esperienza alle porte di Roma dimostra che è possibile

Si può intervenire sulle dislalie, cioè sui disturbi fono-articolatori del linguaggio verbale, saltando in un prato su una gigantesca palla o lanciando attacchi da una nave-pirata-casetta-sull’albero contro mostri cattivi e facendo sapere che c’è un folletto, invisibile e dispettoso, che impiccia le parole ai bambini più simpatici, portandoli a sbagliare il movimento della lingua? Si può intervenire sulla disgrafia diventando cavalieri antichi che scrivono con piuma e inchiostro e regolare la coordinazione dei movimenti accarezzando un gatto, oppure pescando con una calamita dalla casetta sull’albero pesci-barattolo sempre pronti a scappare via a movimenti bruschi? E ancora: si può sostenere il processo di apprendimento della geometria costruendo un fucile spara-maccheroni o piccoli aerei e barchette di legno? Ma, prima di tutto, è possibile ripensare la logopedia come branca interdisciplinare che mira ad affrontare i disturbi del linguaggio, dell’apprendimento e della comunicazione mettendo al centro il gioco, e le attività negli spazi all’aperto dove poter guardare, esplorare e formare pensiero critico?
I percorsi di logopedia e di “natura-ludica” avviati da alcuni anni nel piccolo Studio VerdeBosco di Palombara Sabina (Roma) dimostrano che è possibile. Si tratta di pensare che l’aiuto a un bambino o una bambina in difficoltà possa essere dato entrando nel loro mondo, cercandone le chiavi di accesso qualora fossero nascoste, utilizzando gli strumenti e gli interessi che appartengono a loro, per aiutarli a ristabilire quel flusso di crescita che si è ostacolato o interrotto. In altre parole si tratta di comprendere e di entrare nella natura dei bambini. Ovviamente farlo in ambienti naturali non può che favorire questo tentativo in quanto il luogo può diventare un co-terapeuta.

Un giardino e una casetta dei giochi
Studio VerdeBosco è un giardino di mille metri quadrati con al suo interno una casetta dei giochi. La casetta in muratura contiene giocattoli, giochi ed elementi per attività ludico-didattiche (per una fascia di età dai due anni ai quattordici anni), materiali naturali (come fossili, minerali, reperibili in zona con passeggiate), materiali vari per realizzare una didattica esplorativa ed espressiva (ad esempio costruire una penna con una piuma e pennino realizzando anche l’inchiostro o dei colori, per poi realizzare mappe per una caccia al tesoro, lenti di ingrandimento e libri sulla catalogazione di fossili, minerali, piante e fiori presenti nel giardino). Nella casetta è presente anche un laboratorio di attrezzi e materiali per fare attività artigianali (come la costruzione di giocattoli con il legno o con il cucito e la tessitura); artistico-creative (con ad esempio sabbie, conchiglie, materiali naturali e di riciclo); ludico-espressive (con travestimenti di vario genere, trampoli, arco e frecce, un teatrino di cartone ecc.). Il giardino ospita anche una casetta sull’albero con tanto di scala, botola e carrucola cigolante, un piccolo prato dove poter fare attività all’aperto, uno stagno e poi alberi (da scalare), un orto e diverse piante officinali da esplorare (con l’odorato, il tatto e il gusto). Non mancano un paio di altalene, un nido gigante per bambini, una capanna con bastoni di bambù, perfino un piccolo labirinto.
In questi anni il patrimonio di idee, esperienze e materiali raccolti dal piccolo Studio VerdeBosco di Palombara si è spesso diffuso anche in alcune scuole del territorio. Del resto il linguaggio del gioco risuona ovunque. Il desiderio e il compito più grande che i bambini e le bambine sentono infatti con forza prorompente è diventare grandi. Ma sanno bene per istinto naturale che c’è solo un modo per imparare a crescere ed essere il più possibile felici: giocare con tutto il loro essere, corpo, mente, emozioni e fantasia. Cosa che cercano di fare stando incessantemente in attività. Sentono che devono immergersi nel gioco il più seriamente possibile ed esplorare con tutto se stessi il mondo materiale e il mondo immaginifico, affinché la mente possa conoscere e far emergere capacità pratiche e astratte.
È un compito estremamente impegnativo: attraverso il giocare i bambini e i ragazzi si assumono la corresponsabilità della loro crescita. Attraverso il gioco attivo e propositivo emergono il linguaggio verbale, la competenza organizzativa, le abilità scolastiche, la coordinazione motoria e manuale, l’autonomia, come hanno raccontato numerosi uomini e donne che hanno dedicato la propria vita alla pedagogia, alla psicologia, alle neuroscienze, alla filosofia (da Jerome Bruner a Donald Winnicott, da Maria Montessori a Gianfranco Zavalloni, da Bruno Munari e Gianni Rodari, solo per fare qualche nome).
Creare significa far vivere e costruire mondi

Il mondo per i bambini e le bambine resta un luogo magico perché hanno ancora gli occhi per vedere la magia che pervade un seme tenuto in mano che diventa una gigantesca quercia possente o pensare che un fiore presti i suoi petali a una fata per farne un vestito. Nei giochi, ogni volta loro ricreano il mondo, rifacendo e reinterpretando. I bambini sanno senza saperlo che questa è la magia dell’essere umano, la capacità di racchiudere e custodire la fugace realtà in modo da poterla poi riavere fra le mani e utilizzarla per vari scopi. Per loro giocare è la scala che porta in alto. E per fortuna la natura ha creato un mondo in cui farlo.
Di certo ai bambini e alle bambine piace toccare, manipolare, annusare, leccare, saltare, correre, costruire, riempire, svuotare, ballare, cantare… Giocare per i bambini e le bambine vuol dire cercare, capire, conoscere. Vuol dire entrare nel mistero della forza di gravità che fa cadere sempre verso il basso gli oggetti e, al contrario, nel mistero che fa crescere tutti gli alberi verso il cielo. Vuol dire avventurarsi anche nel potere di trasformare qualunque cosa o addirittura il niente in tutto: creare significa far vivere e costruire mondi, abitarli e dissolverli quando si vuole. È un potere che nasce dall’incontro tra l’immaginazione e il fare del corpo. Questo potere unito è il nocciolo vitale e speciale della specie umana: è quel far diventare presente a noi stessi qualcosa che concretamente non c’è più o non c’è ancora, ma che si materializza nella nostra immaginazione e magari anche nella concreta realtà. È anche il potere di creare solo per il piacere di farlo insieme agli altri sotto un bel sole o un cielo stellato. È lo stesso potere del linguaggio parlato e scritto, del disegno, della simbologia e dell’astrazione. È il potere come possibilità di cambiare il mondo in meglio, quella grande magia che i bambini e le bambine sanno ancora cogliere e di cui si nutrono ogni giorno.
Logopedista, promotrice di progetti di “natura-ludica” presso lo Studio VerdeBosco di Palombara Sabina (Roma), Cosetta Lomele è autrice di Il paesaggio segreto. Conversazioni con il mondo vivente (Ouverture).
Meraviglia!
Posso confermare. È meraviglioso il posto, fantastica chi ti ospita.
Un posto davvero a misura di bambino e di favola.
Esperienza bellissima che non conoscevo, grazie. Chissà che un giorno non la si potrà conoscere dal vivo…
Magari inviteremo Cosetta al prossimo incontro nazionale della Rete di Cooperazione Educativa.