Il fioraio, la parrucchiera, l’ottico, tutti chiusi. Anche il bar e il fotografo hanno chiuso. Nella piazza grande, hanno chiuso il bar e il barbiere e resiste il tabacchino. Di fronte c’è la farmacia, che fa i turni con un’altra. Resiste il supermercato. Al curvone che porta fuori paese, ha chiuso il negozio di pelletteria e profumi. Più giù ha chiuso il ferramenta. Il bombolaro invece è aperto. «Qui ancora resiste l’uso delle bombole, soprattutto tra gli anziani e le case vecchie, per la stufa e spesso anche per la cucina: costa 21 euro una bombola media, da 15 lt, ma credo che il suo margine sia proprio quell’euro, e tu gli dai qualcosa in più per il caffè…», scrive Lanfranco Caminiti raccontando la desolazione di un paesone del sud, ma potrebbe essere di molte altre regioni. «In paese non gira più nessuno, e “i lavoretti” non possono essere fatti: andare nei campi a potare e concimare, dipingere facciate e balconi, trasportare cose, riparare un tubo… Qui, se e quando passerà l’epidemia, sarà rimasto il resto di niente…»

Nicotera, 23 marzo 2020. La donna che viene per qualche ora al giorno a stare appresso a mamma, è preoccupata per il suo compagno che ha una piccola impresa edile, insieme con il fratello. Sono bravi lavoratori – li conosco bene perché hanno costruito la casa in cui abito – e mettono in regola i loro operai e fatturano tutto. Ma l’edilizia è tutta ferma, non si può lavorare in cantiere e d’altronde anche i grossisti di materiale edile sono chiusi. Così hanno lasciato gli operai a casa. Lui aveva pensato di sfruttare questo momento per sistemarsi la casa in cui prima o poi si trasferiranno – adesso stanno nella vecchia abitazione della mamma di lui – ma gli hanno detto che non può fare neppure questo, che non può andarsene in giro con la lapa su e giù.
Davanti casa mia ci sono tre negozi – un fioraio, la parrucchiera e un ottico, tutti chiusi. Il fioraio faceva anche il carpentiere e quando trovava un lavoro lasciava la moglie in negozio, ma l’edilizia è ferma e quindi non fa nulla. L’ottico aveva preso il posto ATA al nord e ogni tanto veniva giù e la moglie tirava avanti il negozio anche se l’optometrista è lui – qualche tempo fa avevano anche provato a fare un bed&breakfast ma non ha funzionato; ora, lui è rimasto intrappolato al nord e lei sta a casa. La parrucchiera, non so.
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Più in su, il bar ha chiuso, il negozio della “signora mille-lire” è aperto ma non c’è nessuno, il fotografo ha chiuso, il bombolaro è aperto: qui ancora resiste l’uso delle bombole – soprattutto tra gli anziani e le case vecchie, per la stufa e spesso anche per la cucina: costa 21 euro una bombola media, da 15 lt, ma credo che il suo margine sia proprio quell’euro, e tu gli dai qualcosa in più per il caffè. Più in giù, la parafarmacia è aperta, ma il proprietario non c’è perché ha problemi fisici e basterebbe un raffreddore a stirarlo, così hanno messo una commessa, non so per quanto. Il bar è chiuso, e le sue ragazze a turnazione che aiutano i fratelli proprietari sono a casa, e il negozio di scarpe è chiuso, la cartoleria-oggetti da regalo è chiusa – e anche qui le due commesse saranno a casa.
Ancora più giù, la pescheria-surgelati ha chiuso e il giovane che da poco aveva aperto non si vede, ed è chiusa anche l’altra cartoleria, ma è aperto il negozio di latticini e formaggi – che è un punto-distribuzione, dove lavorano tre ragazze su due turni. Ma Fiore che vendeva all’angolo i cestini che intrecciava lui, non c’è più – e neppure la signora che porta i funghi o i babbaluci che va a prendere lei in campagna quando piove che dio la manda. Nella piazza piccola, il bar ha chiuso e anche un piccolo alimentari e un fotografo. C’è un altro alimentari che funziona da qualche mese che invece è aperto, dove una giovane coppia tira avanti. All’angolo, il negozio di abbigliamento ha chiuso.
Sul corso, ha chiuso il negozio di abbigliamento per i giovani, quello di forniture per la pesca e il gioielliere. Il gioielliere in questi anni è stato bravo, ha investito ristrutturando dei negozi che poi ha affittato: potrebbe adesso tirare avanti con questo reddito, ma i suoi negozi sono tutti chiusi e non so se gli pagano l’affitto.
Nella piazza grande, ha chiuso il bar e il barbiere e resiste il tabacchino; di fronte c’è la farmacia, che fa i turni con un’altra. All’affaccio, ha chiuso il bar più “in”. Nello stradone, è aperto il negozio a franchising di detersivi dove ci lavorano tre ragazzi a turno, ha chiuso la rosticceria, che portava avanti una giovane coppia aprendo solo la sera – avevano fatto un tentativo per il giorno ma non ha funzionato – la pasticceria, che gestivano due ragazze e il negozio di elettrodomestici. Resiste il supermercato e, dirimpetto, il frutta e verdura della “signora sì-sì”, perché qualunque cosa le chiedi se l’abbia, ti risponde sempre così. Ma ha chiuso un altro bar, il barbiere di fronte e l’edicola – che gli hanno intimato di non fare fotocopie (ma la rata del leasing la devo pagare, mi ha detto) o vendere una matita o un quaderno e per quattro giornali preferisce restare a casa, con i due figli. ancora più avanti hanno chiuso due negozi.
Al curvone che porta fuori paese, ha chiuso il negozio di pelletteria e profumi, l’altro negozio di “tutte cose” e l’altro fioraio e lo studio del pediatra – resiste il macellaio che ha la carne proprio buona e ci lavorano anche i due figli. Più giù ha chiuso il ferramenta.
In paese non gira più nessuno, e “i lavoretti” non possono essere fatti: andare nei campi a potare e concimare, dipingere facciate e balconi, trasportare cose, riparare un tubo che è scoppiato dentro un muro o un impianto elettrico che è saltato, tutto a nero, tutto in evasione. Il mercato della domenica quando vengono gli ambulanti che gli altri giorni vanno negli altri paesi del circondario e ti portano vestiti e mutande e piatti e padelle, o i neri che ti vendono la custodia dei cellulari e le borse finte o i bangla che hanno collanine e perline, e ci sono tanti banchi della frutta e della verdura e dei formaggi e di satizzi e nduja, niente.
Qui, se e quando passerà l’epidemia, sarà rimasto il resto di niente.
Temo che questa conclusione sarà vera anche per tantissime situazioni analoghe. Purtroppo.