“Attenzione, le immagini che seguono potrebbero urtare la vostra sensibilità” avverte il disclaimer che precede il video del linciaggio del Quarticciolo. A me pare che quelle immagini urtino la sensibilità di ben poche persone, almeno a giudicare dalle reazioni a mezzo social. Le stesse che nelle settimane scorse hanno accolto con giubilo il pestaggio della scippatrice del Pantheon e incoraggiato la gogna mediatica messa in atto nei confronti degli stupratori di Palermo, dei ragazzini che hanno ucciso una capretta a Fiuggi, dell’uccisore dell’orsa in Abruzzo.
Bello davvero, questo desiderio di giustizia sommaria che monta nel paese. E pazienza se a volte gente che non c’entra nulla si trova a ricevere insulti e minacce – effetti collaterali spiacevoli ma inevitabili, dirà qualcuno – e se prima o dopo potrebbe scapparci il morto. Nel caso si dirà che se l’era cercata, che se l’è meritata: che poi è la stessa logica che plaude alla pena di morte.
Troppo complicato comprendere che violenza chiama violenza, troppo faticoso ragionare sul fatto che una collettività non può permettersi la logica della gogna e del taglione, troppo difficile ricordare che il solco tra la bestialità e la convivenza civile va tracciato e rivendicato ogni giorno. Molto più semplice e comodo autoassolversi con il ricorso alla violenza riparatrice, al dente per dente, al tribunale del popolo: tutti strumenti che vengono buoni per fare finta che certe cose non ci riguardino e che la collettività che abitiamo non abbia responsabilità a riguardo. L’esclusione e il disprezzo per tutto ciò che è cultura c’entrano parecchio invece, come c’entrano lo strapotere dei social network e la religione del consumo.
Ma in fondo che male c’è, certe cose vanno risolte con la repressione e se non riescono a pensarci lo stato e le forze di polizia c’è sempre il ricorso al fai da te. E allora non possiamo sorprenderci se al governo ci ritroviamo una banda di fascistoidi che vedono la cella per un ragazzino di dodici o quattordici anni come la soluzione al problema.
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A me farebbe un po’ ridere questo popolo di aspiranti giustizieri della notte armato di cellulare e pronto a fare giustizia con un post o con un reel, composto nella stragrande maggioranza da gente che in vita sua non ha fatto altro che obbedire e tenere la testa bassa di fronte al potente di turno. Non fosse che se si applaude a un linciaggio significa che siamo passati decisamente oltre, cioè in una dimensione che come collettività ci rende in qualche modo simili a quelli che ci fanno orrore.
Domenico Trovato dice
Questo desiderio di giustizia sommaria, a volte meno eclatante ma ugualmente intenso, è spesso incarnato in molti nostri comportamenti quotidiani, quando nel difendere i nostri diritti trasformiamo il vicino di casa, il parente, l’amico, il collega, lo straniero etc. etc. in “nemici”. Gli spazi per la tolleranza, per il rispetto, per la pacifica convivenza, per il dialogo sembrano ormai residuali. Pochi ci indigniamo, in molti “godiamo” per i danni esistenziali che vengono inflitti al c.d. “prossimo” e in particolare alla solita “umanità di serie B”.