Un rapporto dell’associazione ambientalista europea Transport & Environment, in collaborazione con la testata panafricana The Continent, svela che gli ambiziosi piani di produzione di biocarburanti che ENI sta portando avanti in Africa non stanno per niente mantenendo le promesse. Il progetto in Kenya, inserito nel Piano Mattei, è tra i più discussi
È stato esplicitamente menzionato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nei (pochi) progetti alla base del Piano Mattei. Sarà realizzato in Kenya ed è “dedicato allo sviluppo della filiera dei biocarburanti”. Se ne sta già “occupando” il nostro campione nazionale, ENI. Ma non tutto starebbe andando come previsto, a leggere il rapporto portata avanti dall’associazione ambientalista europea Transport & Environment in collaborazione con la testata panafricana The Continent.
La ricerca si è basata su interviste sul campo con agricoltori e altre figure chiave sia in Kenya che nella Repubblica del Congo, altro Paese dove il cane a sei zampe è attivo nell’ambito dei biocarburanti. ENI ha promesso di creare un’intera filiera di “oli sostenibili” da colture agricole e ha strutturato accordi con sei paesi africani per sviluppare degli “agri-hub” che forniranno olio vegetale per le sue raffinerie italiane. La principale coltura su cui sta scommettendo, quella del ricino, è stata presentata come resistente alla siccità e adatta alla coltivazione su terreni di scarsa qualità.
L’analisi dei dati in Kenya mostra che l’ENI non è riuscita a raggiungere nemmeno un quarto dei suoi obiettivi di produzione per il 2023. I dati doganali analizzati da T&E, che coprono il periodo gennaio-novembre 2023, indicano che sono state spedite dal Kenya in Italia 7.348 tonnellate di olio di ricino. Questo quantitativo si componeva di due spedizioni, una a luglio e una ad agosto 2023.
Ma, stando all’agenzia di reporting dei prezzi delle materie prime Argus, nessuna ulteriore spedizione di olio di ricino è stata effettuata, tra settembre e novembre 2023; il che suggerisce che Eni avrebbe esportato appena il 24,5% delle 30mila tonnellate l’anno pianificate, cioè meno di un quarto del suo obiettivo iniziale fissato per il 2023, così come indicato nel suo paper “Seeds for Energy”.
Quello stesso obiettivo è stato successivamente rivisto al ribasso (20mila tonnellate) nel report annuale dell’azienda del 2022. In risposta alle domande poste dal team investigativo di Transport & Environment, ENI ha rifiutato di fornire cifre sui volumi di produzione spediti dal Kenya in Italia nel 2023.
Raggiungere l’obiettivo prefissato dalla multinazionale italiana di 200mila tonnellate entro il 2026 – così come pianificato dall’azienda – renderebbe necessario un aumento della produzione di 27 volte quella dello scorso anno.
Le testimonianze degli agricoltori e delle cooperative keniote, raccolte da T&E, mostrano come questi non avrebbero ricevuto un supporto adeguato da parte di Eni e dei suoi agenti e come la peggiore siccità degli ultimi quarant’anni abbia gravemente colpito i raccolti.
I contratti di cui T&E è entrata in possesso mostrano anche che un raccolto di 10 chili di semi di ricino sgusciati arriverebbe a fruttare agli agricoltori keniani meno di 1,50 €. Ma sono pochi gli agricoltori incontrati da T&E che sono riusciti a produrre questa pur modesta quantità di semi nel 2023.
Nell’altro Paese in cui è attiva e che è finito sotto la lente dei ricercatori di T&E, la Repubblica del Congo, ENI sta adottando un approccio diverso rispetto al Kenya. Invece di fare affidamento sull’agricoltura su piccola scala, il gigante petrolifero sta collaborando con grandi aziende agricole. Tuttavia, le difficoltà incontrate nell’adattare le varietà di semi alle condizioni locali starebbero rallentando i progetti.
Le produzioni commerciali successive allo stadio pilota devono ancora partire; nel mentre, gli agricoltori locali in due dei siti pilota di Eni in Congo affermano anche che le terre tradizionalmente coltivabili sono state espropriate dal governo a favore delleaziende agricole con cui la multinazionale italiana sta lavorando, Agri Resources e Tolona,mettendo in dubbio i benefici per la popolazione locale.
Nonostante queste notizie così poco confortanti, la International Finance Corporation (IFC), il ramo della Banca mondiale che finanzia i soggetti privati, sta considerando di concedere un prestito di 210 milioni di dollari a ENI per sviluppare ulteriori agri-hub in Kenya.
Articolo pubblicato grazie alla collaborazione con Re:Common
Marco Bava dice
Argomento da portare all’assemblea Eni.
elisabetta dice
speriamo che le 7.348 tonnellate di olio di ricino non lo diano da bere a noi…
Giulio Pontiggia dice
Geniale commento!