
di Vittorio Lovera
“Ci state rubando il futuro”, è l’accorata ma lucida sintesi del discorso di Greta Thunberg, il più apprezzato al Vertice per il Clima (COP24), svoltosi a Katowice a dicembre 2018. Greta non è né una scienziata né una dei tanti papaveri ai quali sono affidate le scelte per salvare il nostro pianeta dai sempre più inarrestabili cambiamenti climatici: Greta è una ragazzina di 15 anni, affetta da sindrome di Asperger, giovanissima attivista ambientalista.
Nella plenaria conclusiva dei deludenti lavori del summit, il suo accorato, emozionante, commovente ragionamento è stato lo schiaffo più sonoro – il video del suo discorso è il più cliccato a livello mondiale – all’inerzia della classe politica mondiale nell’adottare misure adeguate a livello globale per rallentare l’implosione del Pianeta.
Nel deserto creato dalle politiche del rancore e del consenso via tweet, si va rincompattando un ampio movimento, ecologista e alter-mondialista, caratterizzato da 3 assi portanti: lotta radicale al cambiamento climatico e a tutti i trattati commerciali che lo favoriscono; contrasto alle diseguaglianze economiche, sociali, di genere; introduzione di nuovi modelli inclusivi di democrazia partecipativa.
E’ ancora un fenomeno “sommerso” ma le vertenze territoriali in corso e di cui siamo a conoscenza, sono molto più numerose di quanto può oggi apparire basandoci solo sulla paludata informazione mainstream.
Il “clima del cambiamento” è monitorabile dal crescente livello di mobilitazione e avrà un primo riscontro numerico a breve: per non farci rubare il futuro, saremo in piazza a Roma, Sabato 23 Marzo per la grande manifestazione nazionale “Contro le grandi opere inutili e per la giustizia ambientale “. A proposito di tutela ambientale il “governo del cambiamento” tergiversa ancora sull’analisi costi-benefici del TAV in Val di Susa, mentre ha già fatto chiara retromarcia su tutte le altre opere e gli altri territori: il TAV 3° Valico, il TAP, le Grandi Navi ed il MOSE a Venezia, l’ILVA a Taranto, le autorizzazioni a cercare idrocarburi nello Ionio, in Adriatico, in Sicilia ed il rischio di rilascio di numerose concessioni on shore, il MUOS in Sicilia e così via. Tutte scelte scellerate, che accelerano ulteriormente il cambiamento climatico. La piazza del 23 Marzo lancerà un messaggio forte, ribadendo la necessità di farla finita con il modello di sviluppo legato alle grandi opere inutili e dannose.
E’ urgente imporre un cambio di rotta rispetto all’attuale paradigma energetico e produttivo, per il diritto al clima e alla giustizia climatica. Solo rinunciando da subito al carbone, agli inceneritori, alla combustione di biomasse, alla geotermia elettrica, agli agro-combustibili; solo riducendo drasticamente l’uso delle fonti fossili e del gas; solo praticando con rigore e decisione l’alternativa di un modello energetico autogestito dal basso, in opposizione a quello centralizzato e di mercato, abbandonando progetti di infrastrutture inutili e dannose, finanziando interventi dai quali potremo trarre benefici immediati (messa in sicurezza idrogeologica e sismica dei territori , riconversione energetica, educazione e ricerca ambientali), si potrà finalmente cominciare a dare priorità alla lotta degli effetti clima-alteranti, cessando così di contrapporre salute e lavoro.

La manifestazione sarà anche l’occasione per gridare, forti e compatti, come la nostra Legge sull’Acqua Pubblica, prima firmataria On.le Daga- M5S, debba essere approvata così come è stata discussa in Commissione, ovvero nel testo che recepisce integralmente la volontà espressa ben 8 anni fa da oltre 27 milioni di cittadini/e. Verrà calendarizzata per la discussione alla Camera dei Deputati ai primi di marzo e sarà la prima legge, se approvata, che nasce da una proposta di legge popolare (400.000 firme nel 2007) e dall’esito di un referendum popolare. Essa porterà alla ri-pubblicizzazione di un bene comune essenziale come l’acqua e all’inversione di un ciclo economico che, dopo la nazionalizzazione dell’Enel nel 1961, aveva sempre visto prevalere lo smantellamento del bene pubblico ad esclusivo vantaggio del business privato.
Le lobbies dei “trafficanti d’acqua” che prima premevano sul Pd di governo, ora puntano tutte le loro fiches sulla Lega, per ottenere, tramite emendamenti al testo base, la reintroduzioni di profitti e remunerazioni per i gestori. La proposta di legge a firma Pd (Braga), affossata in Commissione, rappresentava il totale ritorno al pre-referendum, ma ora incombe il rischio, nell’iter parlamentare, di un asse Pd-Lega per dare soddisfazione proprio alle pressanti e pretestuose richieste lobbistiche. L’approvazione integrale della Legge sull’Acqua Pubblica – paradigma di tutti i Beni Comuni – rappresenterà l’opportunità per il Forum Acqua di onorare e valorizzare ulteriormente la grande lezione del Prof. Stefano Rodotà, padre riconosciuto dei beni comuni, un lascito che oggi rischia di essere dilapidato da coloro che, unilateralmente, si ritengono unici e arroganti interpreti.
Il 23 febbraio a Roma (co-working Millepiani, via Nicolò Odero 13, zona Garbatella) il Forum dei Movimenti per l’Acqua ha convocato un’Assemblea Nazionale “Una legge per un nuovo modello di gestione dell’Acqua – l’unica grande opera che vogliamo è la ristrutturazione delle reti idriche“. Invitiamo a partecipare tutte le realtà associative, le organizzazioni e i/le cittadini/e che si sono spesi per la riuscita del Referendum : il traguardo è vicinissimo ma non è scontato, occorre un ultimo grande sforzo collettivo.
L’8 Marzo sarà invece – in ogni continente – la giornata mondiale dello sciopero femminista. La marea femminista non si arresta: agitazione permanente. “Non una di meno” nella piattaforma della giornata di sciopero denuncia l’ascesa, in tutto il mondo, delle destre reazionarie che stringono un patto patriarcale e razzista sempre più stretto con il neoliberismo. In Italia lo sciopero verterà contro il disegno di legge Pillon, il DDL Sicurezza, il finto “reddito di cittadinanza”, contro gli attacchi all’Ideologia di genere e rivendicherà un permesso di soggiorno europeo senza condizioni, un reddito di autodeterminazione, un salario minimo europeo e un welfare universale che garantisca tra l’altro la possibilità di aborto libero, sicuro e gratuito. A proposito di grandi mobilitazioni: occorre prendere atto del ritorno unitario in piazza, dopo oltre 6 anni, di CGIL-CISL e UIL che Sabato 9 Febbraio hanno riempito Piazza San Giovanni: ben oltre 200.000 le presenze stimate. “Una manovra tutta da cambiare” è la risposta collettiva a chi – come Di Maio – prevede un bellissimo 2019 e, chissà su quali basi, un nuovo boom economico. Intanto, le politiche dei governi di centrodestra, centrosinistra e gialloverde, tutte subalterne ai mantra economici e sociali del neoliberalismo, hanno portato il Paese in fase recessiva. Entro il 2020 è atteso un nuovo crack finanziario globale, analogo a quello già subito nel 2007 e dal quale non ci siamo ancora ripresi. Allora com’è possibile che nell’affrontare le questioni legate all’economia e all’occupazione non si abbia il coraggio di modificare il focus, di approcciare diversamente la questione del debito, di avvicinarsi senza preclusioni ideologiche ai ragionamenti ecologisti ed alter-mondialisti?
Fa enorme specie sentire che anche una persona attenta, informata e intelligente come Maurizio Landini, da poco Segretario Generale della CGIL, spesso vicino ai Movimenti come segretario della FIOM, può pensare davvero che per dare lavoro occorra riaprire i cantieri della TAV, o che occorra manifestare contro la norma che blocca per 18 mesi le attività di ricerca degli idrocarburi nel settore oil & gas ?
Possibile che, sulla questione TAV, possano coincidere le valutazioni della triplice sindacale con quelle di Confindustria, quelle del Pd con quelle di centrodestra e Lega, tutti schiacciati sulle farneticazioni delle madamine torinesi ? Solo una visione ecologista e alter-mondialista della Società saprà sconfiggere sia gli abnormi inconciliabili sviluppismi che i micragnosi rancorosi sovranismi. “Ci stanno rubando il futuro”: per impedirlo riprendiamoci, democraticamente ma coerentemente, le piazze.
Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 38 di Gennaio – Febbraio 2019. “Il cambiamento del clima, il clima del cambiamento“
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