Nel penultimo dei testi con cui il subcomandante Galeano racconta i preparativi del viaggio che nel luglio 2021 porterà in Europa un’ampia delegazione zapatista si racconta una realtà surreale, forse un sogno, quasi surreale quanto la realtà che il diffondersi della pandemia ha disegnato nelle geografie dei quattro angoli del mondo. Siamo alla seconda parte, la penultima perché la numerazione è andata in direzione contraria all’ordine costituito, qui trovate le precedenti: VI, V, IV, III. La scena si svolge quasi sull’uscio di un posto in cui si va abitualmente a bere – una cantina, nel testo originale, cioè nella lingua “nazionale” più usata in Messico, che diventa un bar nella traduzione italiana perché qui le cantine hanno un altro significato. Non si tratta, tuttavia, di un bar qualsiasi, se non altro perché la sua insegna recita LA STORIA, e poi perché l’ingresso non è certo consentito a tutti…
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Calendario? Quello attuale. Geografia? Ogni angolo del mondo.
Non sai davvero perché, ma stai camminando mano nella mano con una bambina. Stai per chiederle dove state andando, quando passate davanti a un grande bar. Una grande insegna luminosa, come il cartellone di un cinema, recita: “LA STORIA CON LE MAIUSCOLE. Snack bar”, e più sotto “Non sono ammesse donne, bambini, indigeni, disoccupati, otroas, anzian@, anziani, migranti e altri rifiuti”. Una mano bianca ha aggiunto “In this place, Black Lives does not matter”. E un’altra mano virile ha aggiunto: “Le donne possono entrare se si comportano da uomini”. Ai lati dell’edificio sono ammucchiati cadaveri di donne di tutte le età e, a giudicare dagli abiti laceri, di tutte le classi sociali. Ti fermi e, rassegnata, anche la bambina si ferma. Sbirciate attraverso la porta e vedete un casino di uomini e donne dai modi mascolini. Al bancone un maschio brandisce una mazza da baseball e minaccia a destra e a manca. La folla è chiaramente divisa: da una parte applaude, dall’altra fischia. Sono tutti ubriachi: lo sguardo torvo, la bava che scorre lungo il mento, il viso arrossato.
Ti si avvicina quello che dovrebbe essere il portiere o qualcosa del genere, e chiede:
“Vuoi entrare? Puoi scegliere di stare dalla parte che vuoi. Vuoi applaudire o contestare? Indipendentemente da quale scegli, ti garantiamo che avrai molti follower, Like, pollici alzati e applausi. Diventerai famoso, se ti verrà in mente qualcosa di ingegnoso, a favore o contro. E anche se non è molto intelligente, è sufficiente che faccia rumore. Inoltre, non importa se quello che urli è vero o falso, purché urli forte”.
Tu valuti l’offerta. Ti sembra attraente, soprattutto ora che non hai nemmeno un cane che ti segua.
“È pericoloso?”, azzardi timidamente.
L’uomo alla catena ti tranquillizza: “Per niente, qui regna l’impunità. Guarda chi c’è ora. Dice qualche sciocchezza e alcuni lo applaudono e altri lo criticano con altre sciocchezze. Quando quella persona finisce il suo turno, ne verrà fuori un’altra. Te l’ho detto prima che non devi essere per forza intelligente. Inoltre, l’intelligenza qui è un ostacolo. Coraggio. Così ci si dimentica delle malattie, delle catastrofi, delle miserie, delle bugie del governo, del domani. Qui la realtà non ha molta importanza. Ciò che conta è la moda del momento”.
Tu: “E di cosa stanno discutendo?”.
“Ah, di qualunque cosa. Entrambe le parti si impegnano in frivolezze e stupidità. Poiché la creatività non è roba loro. Tutto qui”, risponde la guardia mentre sbircia, timoroso, in cima all’edificio.
La bambina segue la direzione del suo sguardo e, indicando la sommità dell’edificio, dove si può vedere un intero piano – tutto di vetro a specchio -, chiede:
“E quelli lassù sono pro o contro?”.
“Ah, no”, risponde l’uomo e aggiunge sottovoce: “Quelli sono i padroni del bar. Non hanno bisogno di esprimersi, si fa semplicemente ciò che loro ordinano”.
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Fuori, più in là per la strada, si vede un gruppo di persone che, supponi, non avesse interesse ad entrare nel bar ed ha proseguito. Un altro gruppo esce dal locale infastidito, mormorando: “È impossibile ragionare lì dentro” e “invece di ‘La Storia’, dovrebbe chiamarsi “’a Isteria’”. E si allontanano ridendo.
La bambina ti fissa. Tu sei indeciso…
E lei ti dice: “Puoi fermarti o proseguire. Solo sii responsabile della tua decisione. La libertà non è solo poter decidere che cosa fare e farlo. È anche essere responsabile di quello che si fa e della decisione presa”.
Ancora senza prendere una decisione, chiedi alla bambina: “E tu dove vai?”.
“Nel mio villaggio”, dice la bambina, e allunga le manine all’orizzonte come per dire “nel mondo”.
Dalle montagne del sud-est messicano.
El SupGaleano.
È il Messico, è 2020, è dicembre, è mattina presto, fa freddo e la luna piena guarda, stupita, come le montagne si sollevano, si rimboccano un po’ le falde e lentamente, molto lentamente, cominciano a camminare.
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Dal quaderno del Gatto-Cane: Speranza racconta a Difesa Zapatista un sogno che aveva fatto.
“Quindi sto dormendo e sto sognando. Naturalmente so che sto sognando perché sto dormendo. Quindi è per questo che vedo che mi trovo molto lontano. Che ci sono uomini e donne e otroas molto altri. Cioè, non li conosco. Parlano una lingua che non capisco. E hanno molti colori e modi molto diversi. Fanno molto rumore. Cantano e ballano, parlano, discutono, piangono, ridono. E non so niente di quello che vedo. Ci sono edifici grandi e piccoli. Ci sono alberi e piante come quelli di qui, ma diversi. Cibo molto diverso. Quindi è tutto molto strano. Ma la cosa più strana è che, non so né perché né come, ma so che sono a casa”.
Speranza tace. Difesa Zapatista finisce di prendere appunti nel suo quaderno, la fissa e, dopo pochi secondi, le chiede:
“Sai nuotare?”.
In fede.
Guau-Miau
Traduzione “Maribel” – Bergamo Testo originale:http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2020/12/29/segunda-parte-la-cantina/
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