
Anche quest’anno si è svolto il Festival delle Migrazioni organizzato dall’associazione Don Vincenzo Matrangolo di Acquaformosa che raccoglie al suo interno otto progetti di accoglienza dislocati nei comuni principalmente arberesh in provincia di Cosenza. Giunto ormai alla dodicesima edizione, il festival è stato promosso come lo scorso anno in forma itinerante e ogni giornata è stata gestita dai vari comuni di questa rete: Vaccarizzo Albanese, Bisignano, San Sosti, Acquaformosa, San Basile, Rota Greca, San Benedetto Ullano, Cerzeto. La formula – alternanza tra incontri e dibattiti con spettacoli e cene sociali (rigorosamente organizzate da operatori e ospiti dei progetti) si è dimostrata ancora una volta impeccabile e il bilancio è stato decisamente positivo: nonostante spesso i collegamenti tra un comune e un altro siano stati difficoltosi, la presenza di pubblico è stata notevole grazie probabilmente alla qualità degli invitati e dei temi trattati.
Quest’anno il tema non poteva essere che Esodo e Approdo. Le comunità porto sicuro, visto quanto è accaduto e sta accadendo nel mar Mediterraneo e come l’attuale governo sta affrontando l’accoglienza di chi migra. “È stato un anno difficile per quanto riguarda la Calabria per la tragedia che si è consumata a Cutro. Quanto accaduto ci ha fatto riflettere molto sull’opportunità di chiedere giustizia e verità su quei fatti – ha detto il presidente dell’associazione Giovanni Manoccio – perché abbiamo ritenuto subito che ci fosse qualcosa che non fosse andata nel verso giusto. Noi riteniamo si sia consumato il reato di mancanza di soccorso. Proprio pochi giorni fa sono venute a galla le prime verità: pare che, già molte ore prima, la nave fosse stata intercettata da alcuni elicotteri…”. Per questo Cutro, l’accoglienza che non c’è e cosa riscontrano gli operatori dell’accoglienza diffusa sono stati alcuni temi messi in diversi modi al centro del festival.


Un festival che ha squarciato il velo su tante contraddizioni che accompagnano la narrazione sugli sbarchi, sui “porti sicuri” e sull’invasione che numeri alla mano – dati ISTAT – non esiste. Potente l’intervento di Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Jonio nella seconda giornata di lavori a Bisignano che più volte ha sottolineato l’importanza del soccorrere e dell’accogliere perché “sul fenomeno migratorio si rischia la nostra democrazia…”.
Si è discusso tanto del perché le persone si mettono in viaggio pur conoscendo i rischi a cui vanno incontro e le possibili soluzioni per interrompere questo costante bollettino di tragiche morti in mare ma soprattutto qui, in queste terre che hanno visto l’arrivo e l’insediamento oltre cinquecento anni fa di albanesi in fuga, si è parlato di buona accoglienza. L’inclusione sociale come valore aggiunto in un contesto in cui chi arriva ha bisogno di supporto, sostegno e sentirsi “accolto”, parte della comunità. Le esperienze dei comuni dell’associazione Don Vincenzo Matrangolo si sono confrontate con testimonianze altrettanto virtuose provenienti da diverse parti d’Italia rafforzando la convinzione che non solo fare una buona accoglienza è possibile ma è necessario.


«Questo è un festival diverso, è un festival di pensiero, di contenuti – ha spiegato il sindaco di Cerzeto Giuseppe Rizzo – Tutti quelli che partecipano al festival sono giovani, giovani che hanno la capacità di organizzarlo”. Già, gli operatori dei SAI sono per la maggior parte giovani calabresi e il loro “tocco” nella programmazione del festival è stato evidente.
Oltre ai convegni e ai dibattiti gli otto momenti dedicati alla musica sono stati un vero successo: Villazuk, Badara Seck e Vuxhe Grash, Kora beat, il Banco del mutuo soccorso, i Basta odio, Peppe Voltarelli e il gran finale di domenica 27 agosto, a Cerzeto, con i 99 Posse.
Una cosa seria tra tante menzogne e chiacchiere di copertura.
Ho conosciuto papàs Matrangolo…