La pandemia ha provocato una enorme emergenza sanitaria ed economica, simbolicamente accompagnata in febbraio dalla crisi dell’accoglienza sull’isola di Lesbo, dove migliaia di persone sono rimaste ammassate in condizioni disumane per settimane, e in giugno dalle proteste contro la violenza razzista negli Stati uniti. Eppure questi mesi hanno favorito in molti territori anche la ricomposizione dei legami sociali e la messa in discussione di alcuni elementi con i quali siamo abituati a pensare alle migrazioni. “Fare comunità” è un dossier con cui – nelle pagine di Benvenuti ovunque (testata interna a Comune) – cominciamo ad approfondire un tema, a nostro avviso, di grande importanza: come la pandemia è precipitata sull’universo delle migrazioni. Lo facciamo prima di tutto ragionando su due concetti pregni di significato e complessità: accoglienza (Andrea Staid) e razzismo (Annamaria Rivera), ma soprattutto raccontando come gruppi di migranti e non hanno ripensato insieme il modo di abitare i territori, di fare comunità: dalle strade senza nomi e numeri civici di Castel Volturno (Daniele Moschetti, con le straordinarie foto di Giovanni Izzo) a Scicli, Marigliano, Carpi e Comerio, della Rete dei Comuni Solidali (Roberta Ferruti). Un’attenzione particolare è stata dedicata al tema del diritto all’abitare (Caterina Amicucci) e all'”accoglienza diffusa”, attraverso la quale l’ossessione di pensare all’altro in base al suo luogo di origine viene sostituta dal bisogno di costruire relazioni di vicinato (Chiara Marchetti) e dalla capacità di non escludere nessuno (Manuela Vinay). L’affondo sul piano dei diritti include la critica alla “regolarizzazione” approvata dal governo, piena di limiti e più interessata alle attività produttive che ai diritti di chi lavora (Gianfranco Schiavone), ma anche una dettagliata ricostruzione di quanto avvenuto nelle ultime settimane su questo fronte, a cura di Fulvio Vassallo, il giurista europeo più esperto di migrazioni nel Mediterraneo. Ma per scendere ancora più in profondità servono anche sguardi dal mondo – per scoprire risonanze tra ciò che accade nel Mediterraneo e in Messico, Australia, Bangladesh (Sara Maar), e che siano al tempo stesso non scontati, ad esempio quando si ragiona di Africa (Mauro Armanino). Infine, per arricchire il quadro ci è sembrato utile ripubblicare il Piccolo Manifesto in tempi di pandemia del collettivo Malgré Tout, in cui, tra l’altro, si legge: «Nel bel mezzo della crisi abbiamo acquisito almeno una certezza: nessuno si salva da solo. Con riluttanza, i nostri contemporanei sperimentano la fragilità dei legami che ci obbligano finalmente a superare l’illusione dell’individuo autonomo e serializzato. Capiamo che non si tratta di essere forti o deboli, “vincenti” o “perdenti”, ma che esistiamo, tutte e tutti, attraverso questa fragilità che ci permette di provare la nostra appartenenza al comune»
C’è umanità se le persone e le idee si muovono
Andrea Staid
Il carattere sistemico del razzismo odierno
Annamaria Rivera
Nelle strade senza nome di Castel Volturno
Daniele Moschetti
Vicini di casa
Chiara Marchetti
Comunità solidali
Roberta Ferruti
Non escludere nessuno
intervista a Manuela Vinay
Migrazioni, diritti umani e virus [Parte I]
Fulvio Vassallo
Migrazioni, diritti umani e virus [Parte II]
Fulvio Vassallo
Migrazioni, diritti umani e virus [Pare III]
Fulvio Vassallo
La regolarizzazione del 2020
Gianfranco Schiavone
Una chance per superare i ghetti
Caterina Amicucci
Il genocidio del popolo migrante
Sara Maar
Nemici (e pochi amici) dell’Africa
Mauro Armanino
Piccolo Manifesto in tempi di pandemia
collettivo Malgré Tout
Zaverio dice
Bravi anche se vo conosco poco