La fonte è autorevole, e io confermo che è plausibile, anche se in fondo citerò il link di chi dice che c’è molta esagerazione. Questo mio breve articolo riassume alcuni tratti (a mio avviso) salienti, ma se vi interessa e sapete l’inglese è molto meglio leggere l’originale: un bell’articolo documentato e impressionante, che trovate qui.

Eh, già, è come se ci facessero un questionario perenne che noi ogni giorno riempiamo, in parte consapevolmente, in parte inconsciamente. Lo sapevamo già tutti da anni, che mettere le nostre informazioni a disposizione del Grande Fratello sarebbe stato pericoloso; ma non ci rendevamo conto di come questo potesse essere potente analizzando i grandi numeri. Perché io singolarmente, o tu che leggi,  possiamo avere le nostre idee individuali, e quindi possiamo sentirci autonomi, liberi e indipendenti; ma quando siamo assieme ad altre migliaia di persone a mettere quel like o condividere quel post, usciamo dai “piccoli numeri” ed entriamo nella statistica.

Siamo analizzati con cinque semplici dati psicometrici, lontani anni luce dai soliti profili del target del marketing tradizionale (ceto, istruzione, età…). Siamo scannerizzati con cinque indici:

1. quanto siamo aperti o chiusi a nuove esperienze

2. quanto siamo (o non siamo) meticolosi e perfezionisti

3. quanto siamo estroversi e socievoli

4. quanto siamo piacevoli (anche nel senso di attenti e cooperativi)

5. quanto siamo nevrotici (se ci sconvolgiamo, incavoliamo, ecc.)

Il sistema si chiama Ocean, che appunto è l’acronimo di openness, conscientiousness, extroversion, agreeableness e neuroticism. Ad esempio su 100.000 fan di Lady Gaga, quasi tutti saranno “estroversi”, mentre chi segue un filosofo sarà probabilmente introverso e riflessivo.

I ricercatori che sperimentavano questi dati azzeccavano al 95 per cento il voto, l’orientamento sessuale, se uno fuma o beve…

Insomma probabilmente chi può analizzare il mio smartphone sa di me più cose di quante non ne sappia io stesso.

Immaginate questo modello matematico sperimentato su centinaia di milioni di elettori… e vedete il risultato. Ad esempio tutti gli elettori di colore (solo loro!) hanno ricevuto dei post in cui la Clinton diceva frasi con pregiudizio sui neri. Idem con tutte le donne che precedentemente avevano votato i democratici e stavolta erano dubbiose.

Che ne dite, non abbiamo forse un problemuccio con quella vecchia idea che chiamiamo “democrazia”?

Ecco di nuovo il link:
https://motherboard.vice.com/en_us/article/how-our-likes-helped-trump-win
e il link di chi argomenta che c’è molta esagerazione.
http://littleatoms.com/news-science/donald-trump-didnt-win-election-through-facebook

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* Studioso del pensiero creativo, autore di libri e cdrom sulla creatività dei gruppi e sul ruolo delle arti nell’educazione, coautore di trasmissioni televisive, Marco Geronimi Stoll ha insegnato e collaborato con diverse università occupandosi di comunicazione. Si definisce, tra le altre cose, pubblicitario disertore: negli ultimi anni ha sperimentato (con successo) varie soluzioni a basso costo per fare pubblicità etica al mondo non profit e alle aziende della decrescita (smarketing). Il suo sito è geronimi.it