Ci sono parole che vanno di moda, un po’ come le canzoni. Restano in testa, a volte si canticchiano senza pensare al significato. Una volta c’era il ballo del quaqua, oggi c’è il termine sostenibilità, ma la musica non cambia. Soprattutto se la solfa è suonata dai soliti noti come Enel, che ai primi di aprile si è lanciata in una nuova, splendida campagna di marketing assieme ad Acea e a Roma Capitale.
Fulvio Conti, Amministratore Delegato Enel, ha firmato il 3 aprile con il sindaco Alemanno il protocollo per una mobilità sostenibile che prevede l’installazione a Roma di 200 colonnine di ricarica per veicoli elettrici, cento da parte di Enel e cento da parte di Acea, che potranno essere ricaricate dalle colonnine che sia Acea che, soprattutto Enel, stanno installando in città.
Fin qui tutto bene. Più veicoli elettrici significa meno inquinamento locale, meno utilizzo di benzina o gasolio. Ma la banalità è che se le auto vanno ad elettricità, questa dovrà ben essere prodotta. Ed Enel è tra le imprese più lanciate nel nuovo (si fa per dire) business del carbone e delle sue centrali. A cominciare da Torrevaldaliga Nord, a Civitavecchia, con i suoi 1980 megaWatt di produzione, Brindisi Sud con due da 660 megaWatt, e ancora nel Sulcis in Sardegna, in Umbria, a Marghera e a Fusina nel Veneto, per non parlare delle due liguri (a la Spezia e a Genova, orribilmente dietro alla Lanterna) che assieme alla Centrale di Vado di proprietà di Tirreno Power (partecipata dalla «ecologica» Sorgenia) fanno della Liguria una delle peggiori regioni italiane per ciò che riguarda la produzione energetica.
Stiamo parlando di una tecnologia inquinante, che rilascia sostanze e molta, molta CO2. Un esempio? Il carbone emette tra i 780 e i 910 grammi di CO2-equiv./kWh; le emissioni di anidride solforosa (SO2) sono oggi mediamente intorno ai 100 mg/Nm3; le polveri sono intorno ai 15 mg/Nm3; gli ossidi di azoto (NOx) hanno raggiunto un dato medio pari a 100 mg/Nm3. E non sono dati di organizzazioni ecologiste, ma della Assocarboni, l’Associazione di categoria del settore. Il tutto è entro gli obblighi di legge? Certamente, almeno secondo quanto dichiara Assocarboni. Ma il cambiamento climatico non si può circoscrivere solamente alle normative di legge. L’Ipcc, il Panel intergovernativo Onu sul clima, è molto chiaro: le emissioni di gas serra vanno diminuite da subito, per evitare guai peggiori dopo. Chissà se Enel lo sa, mentre viaggia nelle sue Kangoo ad emissioni zero.
Ha provato a ricordarglielo Greenpeace il 29 marzo, quandore attivisti si sono calati dal tetto dell’edificio e hanno aperto uno striscione di 70 metri quadri con la scritta «Enel killer del clima» mentre altri hanno transennato l’ingresso per marcare la «scena del crimine» e consegnare ai vertici di Enel un «avviso di garanzia» per reati contro il clima, l’ambiente e la nostra salute.
Rio+20, il summit su ambiente sviluppo delle Nazioni unite è alle porte. C’è da domandarsi con quale profilo si presenterà Enel, in un contesto che parlerà di transizione ad un mondo a emissioni zero.
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