di Thomas Regazzola*
Premessa
Mi é parso utile dare forma letteraria al resoconto dell’itinerario della legge regionale Emilia-Romagna, presentato all’incontro nazionale delle Reti di Economia solidale (a cui bisognerebbe aggiungere quelli del Friuli, Trentino, Piemonte, Veneto, Alto Adige, eccetera) perché quel racconto mostra chiaramente a che punto i poteri locali conoscono in modo approssimativo, sommario, a volte perfino caricaturale, le realizzazioni già messo in atto, nei settori più diversi, dai cittadini. Ma permette, anche, di constatare che il personale politico e amministrativo delle istituzioni locali non é per nulla privo di persone di valore, capaci di superare l’ostilità polemica dei primi incontri, di scoprire l’interesse di un mondo fondato sulla fiducia, lontanissimo dalle loro esperienze, di prender atto della sua vitalità, dell’efficenza delle sue pratiche e di aprire un dialogo partecipato con i loro iniziatori.
Mi sembra, insomma che, oltre a costituire una severa smentita delle sciocchezze che si leggono, quà e là, a proposito del superamento dei partiti e della politica, quel racconto contenga indicazioni molto chiare sui sentieri che meritano d’esser percorsi, dappertutto e fino in fondo: da un lato, facendo in modo che l’interesse delle prassi del movimento siano esplicitate e pubblicate, d’altro lato cercando di localizzare nei poteri locali d’ogni grado, coloro con cui una collaborazione può rivelarsi proficua.
Da, ormai, vent’anni le pratiche dell’economia solidale dimostrano la loro efficacia e il loro significato, eppure, malgrado il periodo di grandi difficoltà dell’economia, della rappresentanza, della democrazia, non sono mai riuscite a elaborare risposte valide a livello di sistema. Perché i progetti elaborati dall’istituzione possano riflettere i principi dell’economia solidale, perché le sue pratiche siano generalizzate, perché possa prender forma concretamente un’idea diversa dell’economia, é indispensabile superare quella forte spinta di antipolitica che penetra trasversalmente molti dei nostri gruppi.
Il percorso
La presenza degli attori dell’economia solidale é indispensabile, non solo per permetter ai membri dell’assemblea regionale di entrare in contatto con coloro che, sul campo, la fanno davvero, ma anche, solo per far loro conoscere i tanti ambiti in cui essa si dispiega. Nel 2011, fondandosi sull’esempio della legge della regione Umbria, un consigliere regionale (Pd) prepara un’iniziativa per sostenere i Gas, mentre un altro (Sel-Verdi) riflette, sulla stessa base, a provvedimenti in favore della filiera corta.
In occasione d’incontri informali con vari esponenti del futuro Creser, gli attori istituzionali scoprono con sorpresa che, per “il Movimento”, Gas, filera corta, eccetera non constituiscono delle realtà a sé stanti, ma devono esser visti come componenti particolari d’un assieme più vasto e complesso. Scoprono che, lungi dal chiedere favori o aiuti, l’economia solidale rigetta ogni impostazione che si limiterebbe ad erogare sovvenzioni per questo o quel settore e che avanzando proposte e progetti, vantando realizzazioni concrete, intende giocare il ruolo d’interlocutore e si aspetta che le istituzioni Regionali si approprino del suo pensiero, facendo loro il suo modo di affrontare e risolvere i problemi.
Gli interlocutori istituzionali scoprono così un mondo in gran parte lontano dalle loro esperienze, un mondo conosciuto dall’amministrazione solo in modo approssimativo, sommario, a volte perfino caricaturale; un mondo già messo in atto, nei settori più diversi, dalle frange più attive della cittadinanza, ricco d’esperienze del tutto apprezzabili, di pratiche, interessanti, vitali, fondate soprattutto sulla fiducia.
La parte politica realizza che un approccio in termini di sovvenzione o di protezione contribuisce a rinchiudere ciascuna delle attività dell’economia solidale nella sua logica autoreferenziale e che, al contrario, si deve ragionare in funzione di futuri distretti d’economia solidale (anche se, per ora, virtuali). Non si tratta di calare una legge dall’alto, ma di elaborare provvedimenti legislativi meno settoriali, più ampi, tali da sopportare e valorizzare tutto ciò che fa parte dell’economia solidale.
Constatando di non disporre delle competenze di merito, padroneggiate, invece, dagli attori reali di quei processi, la parte politica capisce che si tratta di dare a quei saperi un riconoscimento in termini legislativi. Comincia, così, un percorso completamente nuovo, originale, affascinante, faticoso, un confronto serrato, con un dialogo costante, in una sorta di cooperazione per scrivere assieme una legge elaborandola da capo a fondo come una sorte di legge quadro, su scala regionale.
Va da sé che lo sviluppo d’una relazione paritaria tra istituzioni necessita, non solo, che la parte politica si comporti responsabilmente, giocando una relazione “tra pari”, ma impone anche ai soggetti dell’economia solidale, rinunciare a pensare ciascuno per proprio conto, come sono abituati da tempo, di imparare malgrado le difficoltà iniziali, a pensarsi assieme a livello di regione ma anche di superare il rifiuto di tutto ciò che é politica che incontriamo tanto spesso.
Il percorso si é snodato per tre anni, in trenta incontri, di cui una ventina veramente formalizzati, nei quali i membri del Creser hanno discusso con la parte politica, i funzionari e i tecnici della regione, confrontandosi faccia a faccia e usando anche le nuove tecnologie di rete come supporto fondamentale di cooperazione.
Gli incontri sono stati organizzati su cinque temi di lavoro, partendo da documenti e schede preparati dagli attori dell’economia solidale:
• I beni comuni (acqua, energia…), come definirli, come trattarli;
• Le reti: cosa sono e come funziona una democrazia delle reti;
• La finanza: come la leggiamo e cosa proponiamo; sulla base d’un documento molto importante e fortemente alternativo rispetto alle pratiche del mercato;
• L’abitare solidale;
• La sovranità alimentare.
Ciascuno ha potuto dire tutto quello che sentiva, a volte, soprattutto all’inizio, anche in modo polemico, senza compromettere il lungo percorso partecipato, nel quale, nel rispetto dei diversi ruoli, sono stati elaborati dei codici di lavoro condivisi. Il confronto e la participazione hanno permesso all’intelligenza collettiva di trovare risposte comuni anche a cose difficili e complicate. Gli incontri hanno implicato, via via, un gruppo d’una quindicina di consiglieri Regionali di diversi gruppi politici (tutto il cenro-sinistra, 5 stelle, una buona parte del centro-destra), elaborando un canevaccio che ha cominciato a prender forma fino ad arrivare alla proposta di legge “Norme per il sostegno e lo sviluppo dell’economia solidale“, ha avuto il sostegno transversale da parte di quasi tutti i gruppi politici, cosicché ha potuto approdare in aula in modo eccezionalmente rapido.
La legge
La prima parte della legge fà il punto sulle definizioni, riferendosi, praticamente alle dieci colonne del Tavolo Res (La Rete nazionale di economia solidale), un glossario che definisce: Gas, agricoltura contadina di prossimità, banca del tempo, equo-solidale… Poi sono definiti gli obbiettivi che mirano non a predisporre finanziamenti, ma ad istituire dei meccanismi che mettano i valori dell’economia solidale al centro di tutti i campi dell’elaborazione legislativa, facendone un punto di riferimento di tutte le politiche, in modo che la regione possa rispondere a una crisi che non é solo economica, ma anche culturale e nasce soprattutto da una caduta drammatica di fiducia tra i cittadini e fra di essi e le istituzioni.
Metodi e strumenti di co-progettazione: la legge prevede che la regione convochi ogni anno un forum annuale, aperto alla società civile, alle istituzioni, ai politici, alle imprese, alle associazioni… a tutte le realtà sociali ed economiche regionali, in cui i temi co-definiti di anno in anno sono messi in discussione, adottando come parametro di valutazione il Bes (Benessere equo e sostenibile), indice fiduciario completamente alternativo al Pil, necessariamente riferito ad una comunità. Il forum, cioé, deve chiedersi non quale crescita del Pil sarà generata dall’una o dall’altra decisione, ma quale sarà il miglioramento del livello di benessere per le comunità interessate.
Il fatto che nel forum, i giochi si facciano, necessariamente, a carte scoperte, comporta, praticamente, l’obbligo per gli attori dell’economia solidale di esser presenti, di partecipare, di presentare le loro esigenze, i loro progetti alternativi, impedendo, così, che le varie Lobby (Coldiretti, Confindustria, Cooperative, Associazioni economiche…) sempre molto presenti quando la Regione elabora una legge che tocca veri interessi, riescano a far prevalere le loro esigenze.Calmierando le pressioni, lo strumento della participazione al forum permette di evitare che le materie più importanti restino in balìa dei grandi operatori, garantendo la presenza di coloro che hanno tante cose da dire, pur non avendo altrettanta forza economica.
Sulla base dei suoi lavori, il forum stesso (cioé non la Regione, né il Creser) nomina un tavolo permanente di confronto di sei persone (politici più Creser), che avrà un anno per definire le azioni concrete che la regione deve mettere in atto su questo tema. É prevista anche l’istituzione d’una delega in capo alla giunta regionale sull’economia solidale che costituirà un baricentro politico in grado di ottenere che tutti i settori prestino un’attenzione particolare all’economia solidale, in ogni atto e quindi anche in termini di stanziamenti di fondi, compresi quelli che arrivano dall’Europa, destinati a diversi settori.
Inoltre, conformemente alla clausula valutativa inserita in ogni legge della Regione Emilia Romagna che impone alle commissioni la verifica annuale sullo stato di attuazione, ci sarà anche un osservatorio regionale (composto da rappresentanti delle istituzioni, da soggetti del forum et del tavolo permanente) che alimenta, ogni anno, le commissioni proposte con dati e statistiche per verificare la trasformazione in corso e vedere quanto la legge sarà efficace.
La legge comprende anche certi aspetti pratici: certificazione partecipata per le piccole imprese contadine che preferiscono giovarsi della fiducia collettiva, piuttosto che di certificazioni ufficiali; strumenti di sostegno al credito, a varie forme dell’economia solidale, da parte della finanza etica; le attività conserviere, un lavoro approfondito con i tecnici dei vari assessorati ha permesso de capire che ispirandosi alla normativa dell’agroturismo era possibile applicare alle piccole imprese contadine vincoli meno pesanti che alla grande industria agro-alimentare.
Efficacia e volontà politica
Qual che sia la perfezione e l’intelligenza degli strumenti attuativi é chiaro che la loro efficacia é inevitabilmente legata alla volontà politica dei singoli assessorati. Però, quando principi e norme siano inseriti nelle leggi, le istituzioni non possono non tenerne conto, sicché possono contaminare tutti i settori, tutti gli assessorati, spingendoli a pensare in maniera diversa i paradigmi dominanti e ad orientare in maniera diversa le scelte.
Per esempio, quando la regione prepara una legge in tema di gestione innovativa dei rifiuti, oppure in tema di consumo di suolo, l’esistenza d’un testo normativo sull’economia solidale cui fare riferimento in termini di principi può spingere ad una revisione delle modalità e concezioni dominanti. Infatti, l’impianto della legge tocca moltissimi ambiti: produzione agricola e agro-alimentare, paesaggio, biodiversità, patrimonio naturale, commercio solidale, edilizia sostenibile, turismo responsabile-sostenibile, finanza etica-mutualistica-solidale e prevede un finanziamento regionale annuo di supporto, per la finanza etica.
Introdurre queste norme dal punto di vista legislativo, soprattutto in quei settori che, in Emilia Romagna hanno ormai un loro modello consolidato (turismo, agricoltura…), non significa cambiare radicalmente il paradigma, ma cominciare a rimetterlo in discussione, anche in termini di finanziamento dato che la legge prevede che si debba farvi fronte con i fondi stanziati annualmente nelle diverse unità previsionali. Ormai, ogni atto futuro dei vari assessorati (mobilità, pianificazione territoriale, ambiene, eccetera), dovrà fare i conti con questi strumento, anche se, per orientare le scelte in modo diverso ci vorrà pur sempre la volontà politica.
Tommaso Regazzola è un sociologo italiano che vive in Francia da molti anni e sta portando avanti un confronto critico tra le organizzazioni di consumo responsabile in Francia e in Italia (a questo link trovi il suo “autoritratto dei Gas”). Nell’articolo pubblicato analizza e commenta l’ambivalenza de La Ruche qui dit oui! e pone alcune questioni di fondo sull’evoluzione dell’economia solidale (aggiornamento del 24 febbraio 2015).
DA LEGGERE
Emilia Romagna: una legge apre le porte all’economia solidale
Scambi non-monetari, filiera corta, finanza critica: una proposta di legge in Emilia
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Emilia Romagna: mappa per prodotti sfusi, Gas, risparmio energetico
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[youtube]https://youtu.be/O6TnFcRMBpo[/youtube]
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