di Giovanna Mulas*
Avevo diciassette anni quando vinsi, dopo essermi specializzata col massimo dei voti come stilista figurinista; una borsa di studio che mi portò per qualche tempo a lavorare fuori dalla Sardegna. Ovviamente mi si aprì un mondo, nel bene e nel male. Soltanto il profondo amore per la semplicità della mia Terra quindi per un vivere più puro, mi riportarono ai lenti ritmi dell’isola, ma questo è altro discorso.
Dietro le passerelle ho visto perdersi care amiche: drogate o alcolizzate, ricercatrici ossessive di fama affondate nell’anoressia, nella bulimia. Giovani donne tagliate fuori dal mondo, o meglio: plagiate, abbagliate, recintate in un nuovo micromondo fatto di rapporti falsi e volgari, apparenza e bugie, regali costosi in cambio di una notte. E dopo, credetemi… dopo essersi vendute qualcosa si spezzava, anche nelle donne apparentemente più forti: era come se, aperta quella porta, non si potesse più tornare indietro, loro non erano più le stesse e anche ritornando alle vecchie abitudini non sarebbero state più le stesse ma qualcun altro al loro posto… una bambola alla ricerca di non si sa cosa, destinata a costante infelicità. Se due ragazze riuscivano ad apparire in Prima di copertina, in venti s’infilavano le dita in gola per vomitare due olive, o tentavano il suicidio ingollando sonniferi.
Mi permetto di dirvi questo, ragazze: viviamo in un Sistema che non ama la donna, non l’ha mai amata se non per usarla. È un Sistema che plagia, formatta, che impone, con tutti i mezzi a disposizione, di apparire e avere, non Essere. Vi vuole ‘Miss’ e firmate. Chi o cosa si può arrogare il diritto di dirvi che siete… ‘brutte’?, e se così non vi mostrate siete Out, fuori dal giro.
È un Sistema che impone un modello di bellezza che non appartiene alla donna, che non è la donna, come i media vogliono invece farci credere. Questo burattino senza fili, questa, questa meschina bambola gonfiabile ammalata di sesso estremo e neuroni tasso zero, è un qualcosa che sta nel mezzo… una cosa: una sorta di androgino vanesio e imbecille che blatera sillabando, che si preoccupa di accaparrarsi prima degli altri il nuovo modello di telefonino, è robot che si gasa sulle esposizioni vaginali di Miley Cyrus oppure sul colore di smalto di Rihanna (personaggi prodotti in serie per il business di case discografiche e inflaccidamento delle nuove generazioni), o su Madonna; non è un caso il suo exploit durante i ‘mitici’, e vacui, Anni Ottanta: gli anni del Drive In, delle telenovelas che fermavano l’Italia, delle fiction scaccia pensiero, di films e telefilms rigorosamente yankee… Vi siete mai chiesti perché nei principali canali televisivi passino, da anni, soltanto pellicole statunitensi e rarissimamente, ad esempio, l’emozionante cinema francese o il russo, il giapponese, lo stesso cinema italiano d’autore, inimitabile? Italia Colonia degli Stati Uniti, politicamente parlando: tutto ruota attorno al volo dell’aquila dalla testa bianca, i Tg si preoccupano d’informarci dettagliatamente sull’ora della doccia della graziosa miss Obama, imposta come nuova icona fashion a quelle stesse ragazzine che urlano davanti alla Casa Bianca, perché senza lavoro o un tetto dove vivere.
Sistema, modello statunitense Usa & Getta, che sputa su femminilità e tutto ciò che comporta l’essere donna e vera; come la nostra fisiologica, storica Sorellanza con la Natura Madre.
Il successo, quando non affrontato con la giusta maturità e, soprattutto, la necessaria gavetta, brucia: brucia la mente prima e poi il corpo, brucia la vostra coscienza e di chi vi ama o proverebbe ad amarvi. Il successo può offendere e violentare, può portare a non riuscire più a guardare gli altri negli occhi. Se non abbastanza forti il successo vi consuma (leggi anche Perdere l’anima di Paolo Mottana, ndr), e alla fine della passerella, metafora di vita, vi lascerà il Nulla dentro e attorno.
Coltivate la mente Vi prego, approfondite ricerca e studio laddove la scuola pubblica stessa non sazia la vostra naturale curiosità (…ricordiamo che i testi scolastici risultano scandalosamente ‘spurgati’, ad hoc, di alcuni tra i più grandi pensatori della letteratura mondiale contemporanea e classica. Non è un caso), non lasciate che vi prezzino, giovani donne, che vi etichettino. Non lasciatevi omologare: pensate criticamente sempre e comunque, confrontatevi senza timore con altre ideologie, culture.
Guardatevi dentro sempre, viaggiate, coltivate la mente e camminate a piedi nudi, occhi aperti su un mondo costruito e non per noi donne, ma che necessita di quella femminilità preparata ad affrontare il pesante oscurantismo che ci opprime.
Siete, siamo donne chiamate a preparare una Nuova Umanità.
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Scrittrice, critica letteraria, pittrice e giornalista, nomination al Nobel per la letteratura e vincitrice di numerosi premi premi letterari internazionali, i suoi romanzi e i suoi libri di poesie sono tradotti in molte lingue. L’articolo inviato a Comune è stato pubblicato anche sul suo blog (con il titolo Umanità alla Catastrofe?)
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