Stereotipate, sottorappresentate e ipersessualizzate: donne, tv e cinema
Stereotipate, sottorappresentate e ipersessualizzate: non è una grande rivelazione dire che queste sono le caratteristiche principali delle donne in televisione e al cinema; da Hollywood a Cinecittà non si registrano differenze significative in tale tendenza. L’Istituto sul genere nei media fondato da Geena Davis (attrice vincitrice di Oscar, speciale inviata delle Nazioni unite e responsabile del fatto che la mia gatta superstite si chiama Thelma…), sapendo ciò, ha monitorato gli spettacoli e le pellicole detti “per famiglie”, “per bambini” o “da prima serata” per scoprire se nelle produzioni dirette ad un ampio pubblico vi fosse una pur minima differenza. Visto che un gran numero di questi prodotti statunitensi approda alle nostrane tv mi sono presa la briga di leggere i risultati dello studio (se vi interessa averlo, potete scaricarlo in pdf andando a http://www.seejane.org/research/ ).
La frase generale che correda i dati è: «Le donne non solo sono mancanti in proporzione rispetto agli uomini, ma quelle che ci sono sembrano avere una mera funzione decorativa». In qualsiasi tipo di spettacolo esaminato, gli uomini sono tre volte più presenti delle donne: un dato che nelle produzioni statunitensi non è cambiato dal 1946.
Donne con figure “irrealistiche” (vita strettissima, seni prorompenti) appaiono in queste produzioni quattro volte tanto gli uomini con figure improbabili. Percentuale nei film “per famiglie” di personaggi che indossano indumenti sexy: donne 28,3%, uomini 8%. Percentuale di personaggi con corpi estremamente “sottili” nei film in prima serata: donne 37,5%, uomini 13,6%
Che lavoro fanno, nei film, queste decorazioni di sesso femminile? Generalmente nessuno. Solo il 19,5% delle protagoniste hanno un’occupazione contro l’80,5% dei protagonisti. Dal 2006 al 2009 nessun film per famiglie prodotto negli Usa aveva una protagonista che rivestisse una posizione elevata in campo lavorativo.
Ma le donne che ci sono, almeno, parlano? Poco. Negli spettacoli in prima serata il 68,5% dei personaggi con voce sono maschi, il 31,5% sono femmine.
Va meglio nei film per bambini? No, proprio perchè sono principalmente “per bambini” e non “per bambini e bambine”. La presenza maschile, in essi, è il doppio di quella femminile e nel 73,5% dei casi il narratore o il personaggio principale è un maschio. I personaggi femminili, inoltre, presentano in maggioranza le medesime caratteristiche “decorative” che fanno dire ai ricercatori: “L’ipersessualizzazione e l’oggettificazione dei personaggi femminili producono ideali corporei irrealistici in bambini molto piccoli, cementando e rinforzando stereotipi e percezioni negative rispetto al corpo proprio negli anni formativi.”
E dietro la camera da presa? Le donne sono il 7% nella regia, il 13% nella scrittura e sceneggiatura, il 20% nella produzione. Significa che per ogni singola donna dietro le quinte ci sono quasi cinque uomini.
“L’assenza delle donne”, dicono all’Istituto, “viene inequivocabilmente percepita ed i bimbi apprendono ad accettare gli stereotipi che le rappresentano. Ciò che vedono andrà ad influire sulle loro attitudini verso il maschile e il femminile nella nostra società. (…) La diseguaglianza di genere sullo schermo è rimasta a lungo inalterata e non confrontata. Senza una voce che educhi e prema per il cambiamento, questo livello di sbilanciamento resterà identico o peggiorerà.”
Veramente non avevo bisogno di un altro motivo per essere contenta di non avere la televisione, ma in ogni caso, grazie Geena.
(fonte: La nuvola, il blog di Maria G. Di Rienzo, femminista e pacifista, saggista, regista teatrale, tra i suoi libri segnaliamo Donne disarmanti. Storie e testimonianze su nonviolenza e femminismi (con Monica Lanfranco), Ed. Intra Moenia; Senza velo. Donne nell’Islam contro l’integralismo (con Monica Lanfranco), Ed. Intra Moenia; Il giudizio di Morna, Ed. Stelle Cadenti; Lettere per nuove bambine (con Nicoletta Crocella), Ed. Stelle Cadenti, Bassano in Teverina.
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