Senza una radicale sostituzione di tutta la classe dirigente presente e in arrivo – non solo in Italia, ma in tutto il mondo – non ci si schioderà dalla deriva che ci sta portando alla catastrofe. Ma chi può mai prendere il posto di un establishment bollito in tutte le sue versioni? Un candidato c’è. Sono le nuove generazioni sotto i cui piedi la Terra brucia, si dissecca, si dissesta, preparando loro, nel migliore dei casi, una vita d’inferno. È prima di tutto nelle scuole che bisogna invertire la rotta
Riusciranno le oltre 150mila firme raccolte da Repubblica in calce alla “lettera-appello degli scienziati alla politica” perché prenda atto della gravità della crisi climatica a spostare in prima pagina, e tutti i giorni, dal ghetto redazionale di Greem&Blue, gli articoli sulle cause della scomparsa del Po, dello scioglimento dei ghiacci, degli incendi di metà delle foreste del pianeta, delle ondate di calore che si alternano ad alluvioni devastanti, ecc.?
E quand’anche quelle firme facessero l’effetto cercato, chi mai si occuperà di realizzarla, la conversione ecologica? La fantomatica agenda Draghi, fatta di guerre, armi, gas e Grandi opere? Cingolani, che pensa solo ai gassificatori e ad allungare la vita della Ferrari? Il ministro Giovannini, alfiere dello “sviluppo sostenibile” con Alta velocità e nuove autostrade (e ora anche con il ponte sullo Stretto)? Oppure “l’agenda Meloni”: Dio, patria e famiglia? Quella sì che ci metterà al sicuro dal disastro!
Basta pensarci per capire che senza una radicale sostituzione di tutta la classe dirigente presente e in arrivo – non solo in Italia, ma in tutto il mondo – non ci si schioderà dalla deriva che ci sta portando alla catastrofe. Ma chi può mai prendere il posto di un establishment bollito in tutte le sue versioni?
Un candidato c’è. Sono le nuove generazioni sotto i cui piedi la Terra brucia, si dissecca, si dissesta, preparando loro, nel migliore dei casi, una vita d’inferno. Che se ne siano accorte lo dimostrano, prima e soprattutto dopo la comparsa di Greta, il movimento Fridays for Future e gli altri movimenti fratelli. Ma per formarsi come nuova classe dirigente nei tempi stretti che rimangono, non basta manifestare, protestare, appellarsi alla “Scienza”. Occorre sperimentare e cominciare a praticare delle vere alternative. A partire da dove il movimento è nato con gli scioperi del venerdì.
Le scuole sono punti nevralgici di ogni possibile ricomposizione di una comunità di umani, di territori e di altri esseri viventi alleati per salvaguardare i rapporti reciproci che li tengono in vita. Le scuole dovrebbero essere i luoghi deputati a trasmettere tra le generazioni saperi frutto di decenni, secoli e millenni di esperienze. Ma la generazione presente, quella adulta, sta dimostrando ben poca attenzione per quello che le succede intorno; ha imparato ben poco dalle generazioni precedenti (relegandolo nelle soffitte di un’Accademia fine a se stessa); e non ha quasi più niente da trasmettere alle nuove generazioni se non tecniche avulse dalla consapevolezza delle conseguenze della loro applicazione.
Per questo è nelle scuole, innanzitutto, che occorre invertire rotta: fare sì che siano le nuove generazioni – quelle che hanno capito o capiscono che ne va del futuro di tutti – a trasmettere alle generazioni precedenti questa loro consapevolezza. Promuovendo un cambio radicale dei programmi scolastici; delle pratiche didattiche; dei rapporti tra allievi e docenti; di quelli tra interno (alla scuola) ed esterno (innanzitutto le rispettive famiglie); di quelli tra vita quotidiana e istituzioni; e, soprattutto, del rapporto tra gli esseri umani e il resto del mondo: alla scoperta del fatto che siamo parte di questo mondo, ma anche che il resto del mondo fa parte di noi. E poi battersi, perché la scuola sia aperta a tutti, tutto il giorno, abbia pannelli solari, pompe di calore, coibentazione dei muri, orti didattici nelle pertinenze; perché sia di esempio per tutti.
E’ dalle scuole, che deve iniziare l’abbandono di quella cultura antropocentrica che ha dominato gli ultimi secoli in Europa e poi nel mondo e delle attività che ne sono conseguite: quelle che con l’avvento dell’antropocene stanno portando all’estinzione la specie umana e non solo.
Un compito da Davide contro Golia! Ma gli adepti di Fridays for Future e i loro compagni di mobilitazione devono avere il coraggio di farsi Davide contro il Golia di un sistema di dominio che fino ad ora ha irriso – o solo finto di prendere sul serio; il che è ancora peggio – la loro irrilevanza, la loro “minore età”, la loro “incompetenza”. Loro sì, invece, che sanno il da farsi …E’ già successo in un non lontano passato che un confronto del genere si verificasse, sconvolgendo per qualche tempo i saperi e i poteri costituiti. Ma quel compito non è riuscito ad arrivare a buon fine. Ora però il tempo stringe; e “non c’è alternativa”.
Le scuole possono diventare un punto di accumulo delle forze necessarie a invertire l’attuale deriva, per poi riverberarsi, anche attraverso un salutare shock nelle famiglie, sui quartieri, sul territorio, sulle aziende, sulle fabbriche, sulle istituzioni. Non si può pretendere che le classi dominanti, e i governi alle loro dipendenze, cambino completamente le loro stupide agende senza che i veri interessati a questo cambiamento dimostrino di essere capaci di farlo loro: per lo meno nel loro ambiente naturale, che è la scuola. Una scuola aperta, dove ci sia posto per tutte le persone di buona volontà ecologica.
giuseppe dice
La scuola? Non questa scuola.
« Il gran torto degli educatori è il volere che ai giovani piaccia quello che piace alla vecchiezza o alla maturità, che la vita giovanile non differisca dalla matura, di voler sopprimere la differenza dei gusti e dei desideri; di volere che gli ammaestramenti, i comandi e la forza della necessità suppliscano all’esperienza.. »
Giacomo Leopardi. Zibaldone 1824
«Diffidiamo de’ casamenti di grande superficie, dove molti uomini si rinchiudonoo vengono rinchiusi. Prigioni, Chiese, Ospedali, Parlamenti, Caserme,Manicomi, Scuole chiuse e scuole che sembrano aperte, colorate,suadenti, accattivanti e ruffiane…»
I programmi elettorali su “istruzione e scuola”, esclusi quelli di destra e affini (incluso il PD) che sappiamo bene come sono, dei cosiddetti alternativi, (M5S e Unione Popolare) collocabili più o meno a sinistra, non mi sembrano scritti pensando a cambiamenti radicali tesi ad oltrepassare l’attuale idea di scuola che è alla base, a mio avviso, di tutto il resto. La povertà degli enunciati e l’uso scontato di certi termini come “edilizia scolastica, istruzione, classi pollaio, orari, programmi…senza entrare affatto, neppure per sbaglio, nei fondamenti pedagogici dell’attuale sistema non mi fanno ben pensare.
Forse la strada, lunga ma chiara e libera, di agire dal basso senza deleghe, è l’unica percorribile.
“Attraverso l’educazione è possibile costruire o ricostruire l’idea della pace (e della guerra) come della salute, dell’economia, della città, della natura, della politica, della proprietà, della vita in generale. Ma la condizione fondamentale è che l’educazione avvenga principalmente attraverso l’esperienza e la vita stessa con una serie infinita di quello che in tanti chiamano lo choc educativo che avviene durante le tante esperienze e le osservazioni, le ricerche, le incidentalità, gli studi e le restituzioni e condivisioni in corpore vivi e che si esplicano attraverso un’intelligenza unica, multiforme e multisenso. Il tutto nelle varie scene dell’apprendimento che vanno dal corpo alla natura, all’immaginazione all’arte, alle storie tratte dalla realtà e dalla fantasia, dalla scienza che cerca e ricerca senza fine e senza dogmi, dalla lingua che è pensiero e delle relazioni umane che non sono separate fra di loro ma rappresentano una interconnessione continua di contatti molteplici e multiformi.
Istruzione, addestramento, formazione sono invece le sovrastrutture parziali e strumentali dell’educazione che non può essere per sua natura codificata e cristallizzata in procedure, programmi, valutazioni competenze e conoscenze determinate dai vari poteri dominanti più o meno sulla base di consensi discutibili quando non indotti o obbligati palesemente o subliminalmente. Conoscere, sapere e saper usare liberamente la realtà e le storie, la creatività e l’immaginario in una accezione collettiva e cooperativa possono mitigare e orientare in senso positivo gli stimoli naturali ai conflitti e all’aggressività se il cosiddetto “mutuo appoggio” fondamentale in natura lo diventasse anche per l’animale della specie umana. L’educazione può, nel tempo salvare il mondo, purché sia libera, diffusa e integrata nei diversi momenti e luoghi della vita, quasi istintiva, sicuramente incidentale”
#lacittaeducante
Marinella dice
“La scuola? Non questa scuola”, in cui anche i professori più giovani si spaventano a sperimentare alcunché e non vogliono cambiare nessuna delle modalità didattiche tradizionali, limitandosi a riproporre, esclusivamente attraverso la lezione frontale, le stesse forme d’insegnamento e gli stessi argomenti che hanno conosciuto da studenti; “non questa scuola” in cui sembra che si faccia di tutto per ostacolare lo sviluppo del pensiero critico attraverso pratiche d’insegnamento ascientifiche e anacronistiche; “non in questa scuola” in cui il personale docente e non docente ha un atteggiamento ossequiente se non servile verso chi gestisce il potere istituzionale; non in questa società in cui la maggior parte delle donne e degli uomini ha paura di qualsiasi cambiamento.
Ferrante Elio dice
… sono d’accordo sul fatto di superare l’attuale cultura antropocentrica. quindi realizzare la 2^ rivoluzione copernicana passando progressivamente e con grande intelligenza ad una cultura naturobiocentrica. un processo difficile che i giovani dovrebbero, con la comunità scientifica, inventare e costruire una scuola ispirata a Don Milani. Almeno come base di partenza e come esempio storico di grande valenza sociale. Il tempo stringe. Cambiare la classe politica è un’impresa colossale. Ma nn ci sono alternative ….
Anna dice
Dare spazio ai giovani.
Gli adulti dovrebbero umilmente abbandonare lo scettro del potere
Hanno perso il senso del futuro e della vita.
A braccia aperte accogliamo il nuovo con politiche giovanili prioritarie ai giochi di potere del Palazzo.