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Rabah, Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti e Nasim, sei nomi che oggi forse non dicono nulla. Erano i nomi di sei ragazzi tunisini rinchiusi nel dicembre 1999 nell’allora Centro di Permanenza Temporanea e Assistenza (CPTA), “Serraino Vulpitta” a Trapani, un mini carcere ricavato da un’ala di un vecchio ospizio. Stavano per essere rimpatriati, tentarono la fuga il 28 dicembre, vennero presi e rinchiusi insieme ad altri due connazionali. Uno di loro diede fuoco a un materasso, non si rassegnavano alla sconfitta. Il risultato fu una morte orribile, resa possibile dal fatto che non si trovavano le chiavi per aprire la cella in cui erano rinchiusi, nessuno si volle assumere la responsabilità di farli uscire, gli estintori erano vuoti o non funzionanti. Nessuno ha pagato per le loro morti… SEGUE QUI
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Fonte: Adif (titolo completo Dal rogo del Vulpitta ai nuovi Cpr, 20 anni di galere)
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Appuntamenti: Ha aperto un lager a Gradisca. 11 gennaio, manifestazione
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