Quando si ragiona di didattica a distanza, insieme alle questioni educative, su cui si è molto discusso, ci sono da valutare gli effetti sulla salute mentale. Per farlo occorre distinguere la situazione in cui, per impedimenti di forza maggiore, non è possibile una didattica in presenza, dalla situazione in cui, la distanza fisica viene invece ricercata come alternativa. In pratica, con questa seconda idea di Dad si sostiene che non abbiamo bisogno della presenza fisica dell’altro. Si tende infatti a dividere i sensi in due categorie: il tatto e i sensi a esso più strettamente correlati (gusto e olfatto), considerati “inferiori”, e due sensi “superiori”, udito e vista. Una divisione astratta e pericolosa, che sottovaluta l’importanza del corpo in tutte le relazioni. Ma le immagini prive di corpi, così come le voci disincarnate, in molte culture sono prima di tutto rappresentazioni della morte. “Una condizione in cui le relazioni più importanti, come quelle che dovrebbero caratterizzare una vera situazione di insegnamento, si svolgono a distanza, per il tramite di un’effimera e inconsistente presenza digitale, è quindi inevitabilmente destinata a evocare assenza, vuoto e morte – scrive Emilio Mordini, medico e filosofo, specializzato in psicoterapia – Non bisogna, dunque, stupirsi se la Dad, quando vi si ricorre non come ultima ratio ma come innovativa forma di insegnamento, rischi di scatenare profonde depressioni in coloro che sono inclini a questa patologia e in tutti, docenti e discenti, possa causare reazioni depressive più lievi ma, non per questo, meno preoccupanti…”
??? ?? ????? ? ???????? ??? ?’???????? ?? ????? ?? ???? ??????, una merita sicuramente un posto speciale: “Didattica a Distanza”, la DAD. Con il termine DAD si indica l’insegnamento (di ogni ordine e grado) condotto a distanza, utilizzando le nuove tecnologie digitali. Le opinioni di docenti e discenti sulla DAD sono varie e spesso discordi: c’è chi la ritiene sempre dannosa o, comunque, molto meno efficace della didattica basata sulla presenza fisica; c’è, invece, chi sostiene sia utile e possa costituire, soprattutto nelle scuole secondarie e università, una valida alternativa all’insegnamento tradizionale, tanto da prospettare un futuro in cui la DAD sarà la norma e la presenza fisica l’eccezione. ?? ???? ???????? ??? ?? ???????? ?????? ??? ?????? ?????????? da un punto di vista educativo, proprio perché gli esseri umani usano contemporaneamente molteplici linguaggi, veicolati e catturati da diverse modalità sensoriali. La comunicazione digitale privilegia le comunicazioni acustiche e visive ed esclude tutte le altre. Tuttavia, gli altri linguaggi (spesso definiti “corporei”) sono altrettanto importanti e contribuiscono, in modo cruciale, anche se subliminale, a fissare nella mente del discente concetti, informazioni, modi di pensare, prospettive e a informare il docente del grado di ricezione del messaggio educativo. L’insegnamento non è, se non in minima parte, trasmissione di informazioni (che, tra l’altro, oggi possono essere rintracciate online con estrema facilità) ma è comunicazione di stili, di modi di apprendere, di pensare.
Naturalmente è impossibile escludere che in un futuro tecnologie di realtà aumentata possano mimare tutte le modalità sensoriali e riprodurre l’esperienza immersiva della comunicazione in presenza: a quel punto le persone vivranno in un perenne stato onirico, incapaci di distinguere tra sogno e realtà. Oggi, però, siamo ancora lontani da una simile condizione.
??? ??????, ????????, ??????? ????? ??????? ????????? ????? ???, quanto dei suoi effetti psicologici e sulla salute mentale di docenti e discenti. Per fare ciò, è essenziale distinguere due diverse situazioni: la ????????? ?????????? ?? ???????? e la ????????? ????? ????????. La “didattica nonostante la distanza” è la situazione in cui, per impedimenti di forza maggiore, non è possibile una didattica in presenza e quindi si ricorre a un insegnamento a distanza. È una condizione in cui si cerca di far buon viso a cattivo gioco, in cui ci si barcamena dinanzi a una impossibilità che va oltre la volontà di insegnanti ed alunni. La “didattica nonostante la distanza” non è certo una condizione ottimale: da un punto di vista educativo presenta numerosi problemi, ma non è di per sé pericolosa per la salute mentale dei protagonisti. Qualcosa di diverso accade, invece, con la didattica della distanza. Chiamo “didattica della distanza” quell’insegnamento che fa della distanza fisica il suo elemento essenziale, che lo ricerca come soluzione alternativa all’insegnamento in presenza, proponendosi come “nuova didattica”, come didattica dell’era digitale. La distanza non è subita, ma diventa il nucleo stesso dell’insegnamento: prima ancora che insegnare ciò che esplicitamente si prefigge, questa didattica insegna che gli esseri umani non hanno bisogno della presenza fisica dell’altro. Così intesa, la DAD non è solo educativamente dannosa, ma, a mio modo di vedere, anche pericolosa per la salute mentale di chi la usa. ?? ??????????? ??????????? ??? ?????????? ?????? ???? ????????????? ?????. Il loro uso per obiettivi precisi e limitati nel tempo non è certamente dannoso. Quando però sono utilizzate in modo continuativo, per comunicazioni che possono avere una qualche intensità emotiva, diventano psichicamente rischiose. Si tratta di un fenomeno che si può osservare in una varietà di condizioni: dalle chat erotiche sino alle videoconferenze di lavoro, ai social e alla DAD. Per quanto diverse tra loro, tutte queste situazioni si basano su interazioni che possono essere emotivamente significative: più lo sono, più aumentano i rischi di danni psicologici.
La comunicazione online non è dannosa sinché si mantiene “fredda”, evento che si verifica però raramente perché il mezzo è di per sé (utilizzando la vecchia classificazione di Marshall McLuhan) un mezzo “caldo”: lo dimostra, senza necessità di lunghe analisi, la capacità di coinvolgimento – sino a creare vere e proprie forme di dipendenza – che hanno i social. ?? ?? ?? ???? ?? ????????????? ?????? ????????? ? ???????, dall’altro, però, sconta una mancanza fondamentale, il corpo. Non che il corpo sia veramente assente nelle interazioni digitali: al contrario esso è in continuazione evocato, si pensi solo all’uso sessuale di internet, ma è un corpo “disincarnato”. Al centro di questo paradosso – un corpo disincarnato – c’è la questione del “tatto”, il più bizzarro tra i nostri sensi. Il tatto è alla base di tutte le altre modalità sensoriali, sia da un punto di vista fisiologico (i recettori relativi ad ogni altro senso sono recettori tattili specializzati), sia da un punto di vista concettuale (noi percepiamo solo ciò con cui siamo in contatto, siano vibrazioni dell’aria, onde elettromagnetiche, molecole in soluzione o pressioni esercitate sulla pelle). Il tatto coincide con il nostro corpo: mentre si percepiscono le sensazioni tattili, inevitabilmente si avverte la propria fisicità e si colloca sé stessi in relazione con l’ambiente circostante. Si potrebbe persino dire che non esiste altro senso che il tatto. Contemporaneamente, però, si tende a dividere i sensi in due grandi categorie: il tatto e i sensi ad esso più strettamente correlati (gusto ed olfatto), considerati “inferiori”, e due sensi “superiori”, udito e vista. Anche se i due sensi “superiori” sono a rigore forme di tatto, tutti noi percepiamo le sensazioni visive e acustiche come esperienze a sé stanti, quasi prive di una dimensione corporea. Anche per questo motivo il rapporto di questi due sensi con la realtà appare più labile, più soggetto a inganni. Qualcosa che “tocchiamo con mano” esiste sicuramente, mentre qualcosa che abbiamo “visto con i nostri occhi” oppure “udito con le nostre orecchie” può ancora essere un’illusione, un fraintendimento, un’apparizione. Quando il Cristo risorto appare ai discepoli, questi reagiscono increduli e con spavento. Per rassicurali, il Risorto invita a toccarlo, a verificare con mano che il suo corpo esiste ed è fatto di carne, non è un fantasma. ??’???????? ????? ?????, ????̀ ???? ??? ???? ????????????, ???? ????? ?????? ??????? ??? ???????????????? ????? ????? o, più precisamente, delle anime dei defunti. In tutte le tradizioni religiose, nei miti, nelle leggende, nelle favole e nella nostra immaginazione, i morti ritornano sotto forma di voci o figure disincarnate, ombre visibili e udibili ma non toccabili. Questa situazione è descritta in modo insuperabile nel canto decimo dell’Odissea, nel racconto del viaggio di Odisseo nell’oltretomba. Qui l’eroe greco incontra le anime dei trapassati, compresa la madre Anticlea, morta per il dolore di aver creduto il figlio morto: quando Odisseo cerca di abbracciare la donna, per ben tre volte afferra solo l’aria. I morti, commenta il poeta, sono come il fumo, privi di carne e di sostanza. ?’?????????? ??? ?? ???̀ ????? ??? ??????? ? ????? ??????? non è così diversa da quella che si ha degli interlocutori nella comunicazione digitale. In entrambi i casi è possibile interagire ma è interdetto il contatto. Come con i fantasmi, se si cerca di afferrare un’immagine digitale, la nostra mano incontra solo aria. Accade quindi qualcosa che tutti noi conosciamo perché appartiene al mondo onirico: le persone care, ora scomparse, viste e udite nel sogno, evaporano al risveglio, lasciandoci solo nostalgia e una sensazione di mancanza. In modo non dissimile – terminata la lezione, la chat, la video conversazione – le persone svaniscono nel nulla, come spettri al levare del sole. Una condizione in cui le relazioni più importanti (come quelle che dovrebbero caratterizzare una vera situazione di insegnamento) si svolgono a distanza, per il tramite di un’effimera e inconsistente presenza digitale, è quindi inevitabilmente destinata ad evocare assenza, vuoto e morte.
??? ???????, ??????, ???????? ?? ?? ??? – quando vi si ricorre non come ultima ratio ma come innovativa forma di insegnamento – rischi di scatenare profonde depressioni in coloro che sono inclini a questa patologia e in tutti, docenti e discenti, possa causare reazioni depressive più lievi ma, non per questo, meno preoccupanti.
Emilio Mordini, laureato in Medicina e in Filosofia, è specializzato in Psicoterapia e fa parte della Società Italiana di Psichiatria. Ha pubblicato decine di articoli e monografie su riviste scientifiche, curato numerosi volumi collettanei e fa parte del comitato editoriale di diverse riviste scientifiche internazionali.
L’articolo è apparso sulla sua pagina fb (e qui con l’autorizzazione dell’autore).
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