di Angela McRobbie*
Quando Silvio Berlusconi era il primo ministro italiano abbiamo avuto un assaggio delle cose che accadranno negli Usa. Magnate dei media, uomo di spettacolo e disponibile a fare il buffone ma veicolando sempre un senso di minaccia, Berlusconi era Tony Soprano nella vita reale (Ndt: boss mafioso italo–americano, personaggio televisivo della serie I Soprano), un uomo per cui le donne erano inevitabilmente poco più di un pezzo di culo.
Berlusconi si opponeva, con tutto il suo essere, all’ascesa di donne indipendenti. Era un uomo che voleva mettere indietro l’orologio al tempo in cui le donne sapevano qual era il loro posto ed erano servili come madri, nonne, amanti e intrattenitrici. Per ogni donna della mia generazione c’è qualcosa di familiare in questo tipo di anziano, afflitto dal non poter più pizzicare il didietro a una donna impunemente.
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Quando era costretto a interagire con donne di potere sullo scenario mondiale, come la cancelliera tedesca Angela Merkel, Berlusconi diventava un pagliaccio, facendosene beffe, giocando come uno scolaretto e facendo “facce buffe” alle sue spalle come se lei non fosse nulla più di una “tata”, dicendo con questo a tutti gli effetti: “Non aspettarti che ti prenda sul serio.” (Ndt: l’autrice non menziona, probabilmente ignorando il particolare, che l’ha anche definita “culona inchiavabile”).
Dovendosi confrontare con la realtà di voci femministe, adottava la posa classica dell’insultare e svilire le femministe come non attraenti, vecchie e disgustose, nel mentre promuoveva a posizioni di potere nel suo governo donne prive di qualifiche e “belle” in modo stereotipato. (…)
Sebbene l’antifemminismo cambi costantemente il suo aspetto, non se ne va mai. Come la scrittrice e attivista Susan Faludi documentò nel suo importante libro Contrattacco, un furioso movimento oppositivo di aderenti alla “maggioranza morale” nacque quasi contemporaneamente all’ascesa del femminismo liberale e socialista negli Stati Uniti. Nel mio proprio libro All’indomani del femminismo ho tracciato un più tardo sviluppo in complessità del contrattacco: questo movimento successivo implicava una nuova forma di “sostegno” alle donne, in special modo alle giovani, a condizione che abbandonassero il femminismo come un vecchio berretto anacronistico e profondamente repellente – qualcosa di associato a vecchie donne descritte come amareggiate e provenienti da un’era del passato – in favore di un percorso di individualismo femminile, in cui le competitive “Ragazze Alfa” avrebbero facilmente raggiunto i loro obiettivi nella nuova meritocrazia, senza l’aiuto del femminismo.
Durante il periodo dei governi di Tony Blair in Gran Bretagna, questo ideale imperava nella cultura politica e in quella popolare. Il femminismo fu messo in frigorifero mentre ci si aspettava dalle donne che fossero delle sorridenti e compiacenti “Bimbe di Blair”. Io ricordo tale periodo molto bene, quando persino le studenti che erano attivamente interessate alle questioni del lavoro, dell’impiego, del genere e della sessualità ripudiavano il femminismo, pensando che potevano benissimo farcela senza di esso. La moda era una sorta di “femminilità fallica”: agire come un giovanotto, con una bottiglia di liquore nella tasca posteriore e passare il tempo nei club di lap dance. (…)
L’antifemminismo ha ora preso una piega molto più aggressiva. Questa ostilità ha trovato casa su internet e da là si è mossa sulle strade. La lista delle attiviste, politiche e opinioniste che hanno ricevuto minacce di morte e hanno dovuto richiedere la protezione della polizia (Ndt.: in Gran Bretagna) è cresciuta vertiginosamente negli ultimi dodici mesi. Il pericolo e la minaccia della violenza hanno un effetto specifico sulle donne, differente da quello di uomini che si fronteggiano per combattersi. Berlusconi apparteneva al regno dei film sul Padrino, in cui le donne erano schiaffeggiate per aver osato contrastare l’uomo di casa. Fra le molte affermazioni fatte di recente, Trump ha detto in tono provocatorio che non c’è bisogno di “spaventarsi”, ma il nuovo contrattacco assume la forma di una sfida aperta alle donne che vogliono prendere una posizione. Il nucleo centrale dei diritti che erano stati conquistati in materia di contraccezione e aborto è ora più che mai minacciato. Sono le donne che saranno costrette a difendere le libertà per cui avevano lottato sin dall’inizio della “seconda ondata” del femminismo.
Non possiamo ancora dire quanto reale questa minaccia sia, ma di fronte all’ultimo contrattacco c’è una necessità urgente per le donne di ogni classe e etnia di prestarvi attenzione, per il bene loro e delle loro figlie così come per il bene dei loro mariti, padri e figli, perché a costoro dev’essere ricordato come il femminismo ha migliorato e continuerà a migliorare le loro vite.
Brano tratto da Anti-feminism, then and now, un più lungo articolo di Angela McRobbie (foto a lato) per Open Democracy, 28 novembre 2016, traduzione e adattamento di Maria G. Di Rienzo (femminista, formatrice e regista teatrale, questo il suo prezioso blog). Angela McRobbie è scrittrice e docente universitaria in Comunicazione all’Università di Londra.
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