C’è una curiosa coincidenza tra la chiusura armata del Nuovo Cinema Palazzo a Roma e tutte le altre sale teatrali e cinematografiche d’Italia chiuse a colpi di Dpcm. Pare proprio che il paese si sia travasato tutto nel privato e che non si dia nessuna possibilità alle comunità, agli spazi comuni, dice Ascanio Celestini. La scuola, il lavoro, la spesa, anche il teatro, si possono fare da casa. Però abbiamo sempre la possibilità di prendere d’assalto i negozi. Magari per comprare molti rotoli di carta igienica
Sei mesi di reclusione e un milione e mezzo di euro di risarcimento. Queste le rispettive richieste del pm e della società che dieci anni fa era in procinto di aprire un casinò nel cuore del quartiere romano di San Lorenzo. Gli imputati sono dodici persone che nel corso di questi anni hanno partecipato all’occupazione del Nuovo Cinema Palazzo. Spazio nel quale convivono l’attività politica e culturale, lo sport popolare e lo studio. Sì, perché fino a poche settimane fa il Nuovo Cinema Palazzo era frequentato anche dagli studenti che non potevano andare a scuola a causa della chiusura.
Il 25 novembre scorso all’alba le forze dell’ordine hanno occupato militarmente piazza dei Sanniti. Sì, occupato militarmente.Sembrava il luogo di un attacco terroristico. I blindati hanno blindato la piazza e sono rimasti tutto il giorno coi lampeggianti accesi. La sera alla fine della manifestazione, vedendo i raggi azzurri delle moffole sparati sui palazzi io ho pensato: c’avranno la batteria a zero. Gli servirà il carrattrezzi o almeno i cavetti per ripartire.
In quel pezzo di città si moltiplicano gli appartamenti. Si moltiplicano nonostante la quantità di verde a disposizione per ogni abitante sia di 2,25 metri quadrati. Cioè due metri e un quartino ciascuno.
C’è una curiosa coincidenza tra la chiusura armata del Nuovo Cinema Palazzo e tutte le altre sale teatrali e cinematografiche d’Italia chiuse a colpi di DPCM. Pare proprio che il paese si sia travasato tutto nel privato. Zero teatri, zero cinema. Però tanti appartamenti. Oh!
Io non sono uno di quelli che dicono che è tutto un complotto, che non ce n’è coviddi! Ma proprio perché c’è un problema bisognerebbe fare in maniera che si affronti insieme. Che si affronti nello spazio pubblico e non ripiegandoci nel privato. E invece pare che non si dia nessuna possibilità alle comunità, agli spazi comuni, ai luoghi nei quali l’individuo entra a far parte di un gruppo. La legge chiude tutto.
La scuola si può fare da casa. Esci furtivamente e vai al supermercato come gli animali che scappano fuori dalla tana per procacciarsi il cibo e poi ci si rintanano dentro. Ma se vuoi la spesa te la fai portare a casa.
Sei un intellettuale? Compri il libro in rete e te lo portano a casa. Compri mutande e scarpe e te le portano a casa. Se cambi idea il corriere viene a casa tua e si riporta via scarpe e mutande.
La pizza te la fai portare a casa. Se vuoi puoi scegliere anche il sushi. E persino le ostriche e il caviale.
La vita smart proposta in apertura di questi anni Venti del nuovo millennio sembra essere questa. Tutta rovesciata nel privato. Tutti a casa a studiare con la DD e con la DAD, a lavorare con lo smart working, a guardare il mondo dalla finestrella dello smartphone.
Anche il teatro si può fare da casa. Teatranti senza teatro che hanno letto tutto il leggibile online. E poi abbiamo visto una montagna di autoproduzioni domestiche. Pillole quotidiane, diari, scoramento, rodimenti, monologhi scespiriani sulla tazza del cesso. A proposito… Una multinazionale che produce carta igienica ha indetto un concorso. Tre sono stati i vincitori nel palleggio di rotoli della carta igienica. I soldi sono finiti in beneficienza. L’amministratore delegato viene intervistato dal giornalista di un’agenzia famosa. Nei primi giorni della pandemia hanno preso d’assalto i negozi e comprato molti rotoli di carta igienica, dice il giornalista.“È vero – risponde l’amministratore delegato – all’estero dove hanno una capacità produttiva inferiore rispetto ai consumi la mancanza di carta negli scaffali è durata parecchio, molto più sicuramente che in Italia, lì la gente ha fatto incetta. E più facevano incetta e più mancava e più mancava e più la gente entrava in paranoia. Fortunatamente in Italia produciamo oltre il 60 per cento di carta in più rispetto a quanti sono i consumi. Le deficienze sono state colmate in tempi relativamente brevi. Il consumatore, una volta visto che il prodotto si trovava con tranquillità nello scaffale e non spariva più, ha cominciato a comprare in maniera più o meno normale. Anche se ci sono degli up e down, la situazione è tornata normale”.
Ma perché – chiede il giornalista – il vostro prodotto è preso d’assalto come un bene primario? “Perché è difficile farne a meno – risponde l’amministratore delegato – Secondo me dà sicurezza: ‘me la metto in casa e sono sicuro di stare tranquillo’. E poi la carta igienica è un prodotto che non ha una data di scadenza”.
Contributo alla giornata di resilienza civile del Teatro e dello Spettatore promossa domenica 17 gennaio 2021, da Chille de la balanza, la storica compagnia che lavora nell’ex manicomio di San Salvi di Firenze. #apriteiteatri
Luciano dice
Immaginare che siamo in democrazia è il problema principale. Cosa altro devono levarti per capire che la pandemia è stata solo un pretesto per realizzare ciò a cui il potere costituito ha sempre ambito?