di Marco Geronimi Stoll*
Non potete immaginarlo, com’era il carnevale prima della modernità. Sovvertimento dei poteri, abbuffate del prezioso cibo risparmiato nell’inverno, capovolgimento di leggi e norme.
E sesso, naturalmente, con gran miscuglio di cromosomi (con promessa di molte nascite all’inizio del nuovo inverno), però dimenticate l’immaginario da filmaccio: di tutt’altro spessore era l’ebbrezza orgiastica di quei tre giorni fuori dal tempo: fuori dalla coscienza, dalla colpa e dalla memoria.
A ciò servivano le maschere: a non farsi riconoscere dagli altri ma anche e soprattutto ad indossare un altro se stesso; chiunque oggi faccia dei corsi teatrali, sa quanto una maschera sul volto liberi personalità interiori inaspettate.
Non puoi capire Carnevale senza un’idea dell’inverno
Il freddo quello vero: prima di case riscaldate, abiti adeguati, verdure fresche in gennaio… Pensa a una qualsiasi notte di vento prima che inventassero i vetri per le finestre, e se ti becchi la polmonite non avrai altra medicina che un’altra notte di gelo. E il cibo! se d’inverno un topolino entra nel tuo misero granaio lo acchiappi per cucinarlo, ed è pure una festa. Senza quell’inverno nelle ossa, non si comprende quella primavera nel sangue: rinascita tremenda e meravigliosa dell’ordine dal caos e ritorno della fertilità dal profondo della terra.
Quando torniamo “lunari” come i nostri avi neolitici
Misuriamo mesi e stagioni seguendo il sole, ma guarda caso in queste due lune, da Carnevale a Pasqua, torniamo “lunari”.
La politica del cannibalismo
C’era molta politica nel temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie: veniva nominato un re posticcio, per tre giorni. A seconda dei posti era un asino, un orso, uno schiavo, lo scemo del paese, un fantoccio… Portato su un carro in processione, per tre giorni era accontentato e viziato con ogni lusso e lussuria. Più se la godeva, più che i suoi sottomessi sogghignavano, perché ogni carnevale, alla fine, veniva ucciso irridendolo, a sassate e bastonate, e a volte mangiato: l’evoluzione etica si sviluppa sempre dopo quella culturale.
Avete capito: forse in tempi arcaici c’era del cannibalismo, e comunque sempre quella gran mattanza di animali da cibo che era appunto il culmine del “carnem levare”, del passaggio fatidico e propiziatorio alla quaresima di ristrettezze, digiuno ed astinenza.
Oggi è carnevale tutto l’anno
Oggi abitiamo in un carnevale perenne ma triste. Come l’antico scemo del paese, incoronato sovrano per tre giorni, il consumismo ci vizia ed appaga con ogni merce. Nessuna arcaica pulsione liberatoria contagia più la nostra anestesia di consumatori, e tuttavia rieccoci ad agire fuori dalla coscienza, dalla colpa e dalla memoria.
Nell’eterna primavera di plastica dei supermarket, nella nostra casa senza stagioni, nelle nostre città senza natura, ci illudiamo di essere davvero un re onnipotente. La società dei consumi ha inventato un carnevale triste che dura da mezzo secolo. Chissà se adesso, in questo mondo capovolto due volte, sappiamo inventare una quaresima felice: dipende da noi.
Daniela Cavallo dice
Non è rimasto nulla del significato e del vissuto originario del carnevale così com’era inteso nell’ età premoderna. Tutto fagocitato da una società dei consumi che anestetizza le nostre menti e trasforma anche i giorni del carnevale in una triste corsa all’ acquisto. Costumi già confezionati per i nostri bambini, costumi dei protagonisti dei cartoni televisivi, che non sono certo maschera liberatoria ma solo copione già stabilito.