C’è bisogno di iniziare un nuovo cammino coltivando con cura anche il più piccolo seme che prova a far nascere nuovi fiori ed alberi. I semi sono tutte quelle esperienze che con coraggio irrompono nel fiume della storia per costruire nel quotidiano un modo “inedito” di abitare il mondo. Con il Manifesto del Cammino per un nuovo Umanesimo ci si mette in viaggio dal 9 al 21 maggio per uscire dal disincanto e ascoltare il respiro dei territori e delle comunità
Una delle riflessioni più profonde dell’ultimo Balducci fu quella sulla necessità di una transizione culturale verso un’umanità inedita, ancora da venire. L’uomo del futuro, secondo Balducci, non può nascere dalla semplice proiezione del presente bensì dall’avvento dell’uomo ontologicamente possibile ma inedito.
Un avvento inteso come irruzione di novità e di sovvertimento dell’esistente. In questa sintesi perfetta della visione profetica di Balducci, ripresa dalla post-fazione alla biografia su Francesco, sta gran parte della spinta verso la costruzione di un nuovo umanesimo che vorremmo avviare attraverso il Cammino da Arcidosso a Montorio Romano.
Crediamo che, oggi più che mai, bisogna iniziare un nuovo cammino coltivando con cura anche il più piccolo seme che prova a far nascere nuovi fiori ed alberi. I semi sono tutte quelle esperienze che con coraggio irrompono nel fiume della storia per costruire nel quotidiano un modo “inedito” di abitare il mondo.
Sono le realtà che promuovono percorsi di rinnovata spiritualità partendo da riferimenti religiosi o laici o che praticano nuovi percorsi educativi in cui si rimette al centro la vita ed esperienze di chi coltiva con cura la terra per produrre cibo necessario a nutrire corpo e spirito.
I semi di chi smussa i conflitti ideologici per cercare nuovi dialoghi nel rispetto della diversità, dando centralità alla dimensione dell’ascolto profondo dei linguaggi umani e della natura.
Una centralità umana che fa i conti con l’appartenenza al mondo naturale, a quella Madre Terra di cui siamo parte e che dobbiamo imparare a rispettare e curare senza nessuna pretesa di possesso, un passaggio fondamentale per superare la deriva dell’antropocentrismo che ci ha illuso di poter fare a meno del rapporto armonico con la natura.
Un’armonia che si riscopre attraverso la pratica del silenzio contemplativo capace di riconnetterci con la parte più profonda di noi e predisporci, come ci ricorda Balducci, all’ascolto del linguaggio ricco di richiami che provengono da un mondo che abbiamo stordito con il nostro rumore di fondo.
Abbiamo bisogno di uscire dal disincanto, dobbiamo cercare nuove strade che ci possano condurre a riconoscerci in significati nuovi che ridanno vita al rito e al mistero magico della ciclicità della vita.
Camminare è accarezzare la terra e sentirsi addosso la vita, è la riscoperta ancestrale di un rapporto con il mondo caduto nell’oblio per eccessiva mediazione della tecnica.
Se non partiamo dalla consapevolezza che solo dalle ceneri di una dimensione storica che ci ha allontanati ed anestetizzati da una vita vera, quella fatta di gioie ed amori ma anche di sofferenze e fragilità, non potremo mai iniziare davvero il lungo cammino verso un nuovo umanesimo.
La novità della ricerca è nella nostalgia di futuro, come ci ricorda l’antropologo Vito Teti, nell’immaginare e provare a realizzare quella dimensione umana tanto desiderata ma mai realizzata.
Dalla clava alla bomba atomica, ci ricorda sempre Balducci, l’umanità non ha fatto nessun passo avanti verso la piena emancipazione dalla violenza che è all’origine dell’estrema degenerazione umana rappresentata dalla guerra.
Da Davide Lazzaretti ad Ernesto Balducci, dal barrocciaio visionario al grande intellettuale ed uomo di fede che ha lasciato un messaggio profetico per la costruzione dell’”Uomo Planetario”, c’è il filo conduttore della fondamentale irruzione dell’inedito e del sovvertimento dell’esistente.
Un nuovo umanesimo da costruire nella comprensione profonda dell’”Altro” che è dentro e fuori di noi.
L’alterità scrive Balducci, “ è il veicolo della nostra dilatazione, perché comprendendo l’Altro che è in me ed è fuori di me io dilato me stesso, rimanendo altro dall’Altro che ho compreso” .
Il Cammino per un Nuovo Umanesimo che collega i luoghi della storia di Lazzaretti, di Balducci e dei semi spirituali della contemporaneità sparsi nel territorio che andremo ad attraversare, ha la pretesa di mettere in campo la ricerca di un’utopia concreta che farà del dialogo la pietra miliare per lanciare lo sguardo verso la sempre più necessaria “ nostalgia di futuro”, in onore del maestro Vito Teti.
Per info : Cammino per un nuovo Umanesimo
andrea dice
grazie Pino grazie Paolo. Diceva Alex Langher che un aspetto importante della conversione ecologica è ” come rendere desiderabile ” la nuova differente dimensione “. Voi ci riuscite in pieno , come del resto padre Balducci dal “Sogno di una cosa” all’Uomo planetario. Grazie ancora