Per molti anni Luciana Bertinato ogni mattina, dopo aver salutato la sua gatta, ha raggiunto in bicicletta i bambini e le bambine della scuola elementare del borgo di Soave. Nelle sue classi ha sempre preso forma una scuola che ha radici nel passato (Lodi, Freinet, don Milani, Montessori, Rodari, Zavalloni) ed è aperta al mondo, dove si impara a scrivere, leggere ma anche ad ascoltare e, prima di tutto, a trasformare l’io in noi, dove spesso le aule sono senza mura, tra alberi, malghe e ortaggi, una scuola pensata per gestire i conflitti e pure per disobbedire, ad esempio alla guerra. Luciana Bertinato fa parte anche della Casa delle Arti e del Gioco, promossa da Mario Lodi, di cui è stata amica e collaboratrice: le sue classi hanno sempre avuto un’intensa e gioiosa corrispondenza con il maestro di Cipì. E proprio dalla cascina del maestro, nel 2011, ha preso vita la Rete di Cooperazione Educativa “C’è speranza se accade @”, alla quale aderiscono insegnanti, educatori e genitori. Una scuola felice, edito da Franco Angeli, è lo straordinario diario con cui la maestra Luciana racconta la sua esperienza educativa. Martedì 30 gennaio (dalle 18 alle 21,30), la redazione di Comune, la scuola IC Manin e l’Associazione Genitori Di Donato promuovono un incontro-cena con Luciana Bertinato nella scuola di via Nino Bixio (piazza Vittorio), un appuntamento prezioso per Roma, per ragionare di come è possibile cambiare la scuola e il mondo ogni giorno
Una maestra
Luciana Bertinato vive in una piccola casa di corte in un borgo tranquillo, ai piedi delle colline veronesi, dove i gatti camminano sui tetti a passi felpati. Per molti anni ogni mattina, dopo aver salutato la sua gatta, ha raggiunto in bicicletta i bambini e le bambine della scuola elementare di Soave.
Nelle sue classi ha sempre preso forma una scuola che ha radici nel passato (Lodi, Freinet, don Milani, Montessori, Rodari, Zavalloni…) ed è aperta al mondo, “una scuola che si riconosce comunità – scrive Monica Guerra nella presentazione di Una scuola felice, il nuovo libro scritto da Luciana Bertinato per Franco Angeli – e sa che il suo compito si realizza solo se nessuno resta escluso, solo se tutti vi trovano ‘casa'”. Già la comunità-classe, in cui è possibile imparare ad ascoltare e fare esercizio del diritto di parola, quella in cui l’io può diventare noi, magari attraverso le assemblee dove i bambini e le bambine a inizio anno decidono incarichi e regole per la vita di ogni giorno (tenere pulita la lavagna e preparare i pennarelli, innaffiare le piantine, mettere in ordine la libreria ma anche raccogliere le briciole dopo la merenda e portarle sotto gli alberi in giardino…). È una scuola che spesso, non un giorno all’anno, intreccia storia, scienza, geografia in aule senza mura, tra gli alberi o in collina, tra le malghe in montagna e prima di tutto nell’orto. Una scuola dove le mani a volte diventano bianche e trasformano farina e acqua in pasta per scoprire come il cibo non è una merce ma saperi e sapori, convivialità e legame con la terra. Una scuola fatta prima di tutto di incontri con nonni e nonne, genitori, artigiani, scrittori, architette illustratrici ed esperti del taumatropio. Da queste parti geometria ed energie rinnovabili si scoprono costruendo, con materiali di riciclo, e giocando con girandole, trottole, altalene e catapulte. In una scuola così si finisce spesso per imparare a gestire i conflitti ma anche a disobbedire, ad esempio alla guerra, attraverso storie e numeri (come 117.516, quello che il campo di prigionia vicino a Berlino aveva assegnato a Giovanni Bertinato, il padre di Luciana, durante il Secondo conflitto mondiale) oppure tramite mastri giocattolai come Roberto Papetti, tra i promotori della fantastica Carovana dei pacifici, alla quale hanno partecipato scuole di tutte le regioni, passando pure per Gaza e Gernika, ed entrando anche in biblioteche, piazze e consigli comunali.
Nel paragrafo “La carovana dei Pacifici”, in Una scuola felice, tra l’altro si legge:
Di ciò che accade oggi nel mondo sappiamo. Non molto, non bene, ma sappiamo. Prima che il buio prevalga accendiamo la luce della ragione, cerchiamo gesti che ci facciano ritrovare il rispetto per ogni essere umano. […] “Siamo un un vuoto pedagogico drammatico. Non ci sarà il pedagogista che crea la nuova pedagogia: essa sarà un’invenzione corale. Dobbiamo inventarla con molta fiducia nelle risorse della coscienza a contatto con le contraddizioni che stiamo vivendo”, scriveva Ernesto Balducci. Coltiviamo insieme semi di speranza operosa. Con ostinata pazienza, oltre ogni apparente impossibilità.
Dal 1995 Luciana Bertinato fa parte anche della Casa delle Arti e del Gioco, promossa dal maestro e scrittore Mario Lodi a Drizzona per offrire corsi di formazione a insegnanti e laboratori creativi a bambini. Di Mario Lodi*, conosciuto negli anni Settanta, Luciana è stata amica e collaboratrice: le sue classi hanno sempre avuto una intensa e gioiosa corrispondenza con il maestro di Cipì. E dalla cascina del maestro, nel 2011, ha preso vita la Rete di Cooperazione Educativa “C’è speranza se accade @”, alla quale aderiscono insegnanti, educatori e genitori. È stata proprio una lettera, scritta dalla maestra Luciana nel marzo del 2014, a raccontare ai bambini che purtroppo non sarà più possibile andare a trovare Mario Lodi “per giocare, raccontare, suonare, danzare, costruire e fare le capriole in giardino”, ma sarà sempre possibile conoscerlo attraverso “le storie dei suoi bellissimi libri, i quadri dell’Arte del Bambino, i giocattoli della Scienza in altalena”.
In questa sezione dell’archivio di Comune trovate più di venti articoli di Luciana Bertinato (che ha anche aderito alla campagna Un mondo nuovo comincia da qui). Il primo articolo, pubblicato nell’ottobre di cinque anni fa, è Ci vuole il tempo che ci vuole da cui è nato il quaderno dedicato al bisogno di imparare e perdere tempo – con contributi anche di Franco Lorenzoni, Alain Goussot, Lea Melandri, Paolo Mottana, Serge Latouche, è possibile scaricare il quaderno qui – e perfino un progetto educativo proposto in questi mesi in una scuola della periferia di Roma. L’ultimo articolo, invece, è un paragrafo di Una scuola felice (Pasta fresca, che passione!). Ecco, intorno a libri come quello scritto dalla maestra di Soave andrebbero promosse ovunque occasioni di confronto tra insegnanti, educatori, genitori e chiunque vuole trasformare la società per creare comunità a misura di bambino e bambina, e dunque di tutti.
Martedì 30 gennaio (dalle 18 alle 21,30) la redazione di Comune incontra Luciana Bertinato nella scuola Di Donato (IC Manin) (via Nino Bixio 83, Esquilino), nota per la partecipazione dei genitori e del territorio interculturale nella costruzione di una comunità educante (leggi anche Aprire le scuole al territorio e Le chiavi della scuola): prima e durante la cena ragioneremo di come è possibile cambiare la scuola e il mondo ogni giorno.
MENÙ DELLA CENA
Minestra di fagioli con pasta fatta in casa
Torte rustiche, Frittate miste, Rape rosse con rughetta, Hummus di ceci
Acqua e Vino
Nella mattinata del 30 invece Luciana Bertinato incontrerà i bambini e le bambine della scuola Rodari di Morena, protagonisti del progetto “Ci vuole il tempo che ci vuole” promosso dall’associazione La Strada (qui la locandina dell’incontro con i bambini della Rodari), durante il quale farà tappa la Carovana dei pacifici.
Prenotate subito: scrivete a indicando il vostro nome e il numero di persone partecipanti all’incontro-cena (per il quale proponiamo una quota/donazione di 10 euro per gli adulti, 5 per i bambini; l’incasso della serata è destinato all’avventura editoriale di Comune).
*A proposito di Mario Lodi: ecco un articolo scritto diversi anni fa da Simone Ramella, un giovane giornalista, cremonese come Lodi: Mario Lodi, una vita per la scuola. Simone sarà all’incontro con Luciana Bertinato in quanto papà di una bambina che frequenta la scuola Di Donato.
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