di Maria G. Di Rienzo*
Nell’aria ci deve essere qualche droga strana se no non si spiegano tutti questi omicidi…
Così ci mette in guardia il commento sotto un articolo che riporta l’ultimo femicidio – in ordine di tempo – in Italia, quello di Janira D’Amato, 21 anni, uccisa dal fidanzato ventenne Alessio Alamia Burastero il 7 aprile. Almeno quindici coltellate, spiega il medico legale, “così violente che il coltello si è spezzato alla base del manico”. E poiché anche i giornalisti respirano, la droga strana nell’aria non manca di far effetto su di loro: si è trattato di “coltellate per soffocare un amore”, sferrate “nel corso di una lite per motivi sentimentali”; l’assassino “era geloso” e “non riusciva a dormire al pensiero che la ragazza si sarebbe imbarcata per lavoro il primo giugno”; inoltre “era depresso, perché per lui quella ragazza rappresentava la sua vita” e “non riusciva ad accettare che lei lo avesse lasciato”.
Il 53enne Salvatore Pirronello pochi giorni prima, in quel di Caltagirone, aveva il problema opposto: “la donna non voleva interrompere la relazione” come lui desiderava. Perciò l’ha accoltellata mentre lei dormiva. Sul corpo di costei “non ci solo le ferite dei fendenti, ma anche escoriazioni sugli arti superiori, segni evidenti di una forte colluttazione”. Due delle quattro coltellate che hanno raggiunto la donna all’addome non hanno leso organi vitali, dice il medico legale che ha eseguito l’autopsia, perciò “la sua morte è stata ancora più lenta e avvenuta per dissanguamento.” Patrizia Formica, 47enne, è spirata dietro la porta che era riuscita a chiudere in faccia al suo assassino.
Il 3 marzo muore di coltello coniugale davanti ai propri figli, a Iglesias, Federica Madau di 32 anni. “Il dramma è avvenuto al culmine di una lite domestica”, spiegano sempre i giornalisti intossicati dalla strana droga diffusa nell’atmosfera: il 46enne Gianni Murru ha accoltellato ripetutamente la moglie e le ha sferrato il colpo fatale alla gola perché “era geloso”.
Non andrò a ritroso a riportarvi tutti i femicidi del 2017, ma posso assicurarvi che la cornice della narrazione è identica e il suo fulcro è questo: è impossibile, per un uomo, accettare che la donna con cui ha o ha avuto una relazione prenda decisioni autonome o dissenta da quelle che lui prende; quindi, l’uomo in questione viene preso da raptus, travolto dalla depressione, consumato dalla gelosia e uccide.
L’aere inquinato non gli permette di vedere il bersaglio del suo coltello come un essere umano. Erode ogni limite al rispetto della vita e della dignità altrui. Ottunde le capacità cognitive maschili al punto da impedire di distinguere una donna da una bambola gonfiabile, e una donna dall’altra. Solo che non è una droga aliena diffusa nel vento recentemente. È una droga che si chiama patriarcato – opera negli assetti sociali, politici, economici, religiosi da millenni – e assicura agli uomini che in virtù della loro “superiorità” sono legittimati a esercitare dominio e controllo sulle vite dell’altra metà dell’umanità. È stato questo, e non le scie chimiche, a far urlare in piazza di recente al figlio di un famoso cantautore e cantautore lui stesso: “Siete tutte uguali, io vi odio tutte, voi donne dovete sparire”. Stava aggredendo, il signore 54enne, una giovane di 21 anni che non è sua figlia o sua nipote come il divario di età suggerirebbe, ma la sua “fidanzata” e ovviamente modella, perché per meno una celebrità non ci si mette.
Mister cantautore non è assolutamente solo nei convincimenti che esprime. Ci sono milioni di uomini che la pensano come lui, celebri o no, ricchi e poveri, di qualsiasi fede religiosa o politica. Sono quelli che dicono di amarvi al punto da non poter vivere senza di voi. Perciò, voi non potete vivere se loro decidono altrimenti.
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Tristemente corretto, quello che scrivi. L’augurio è che, noi tutte, impariamo a riappropriarci di quell’antica saggezza interiore che ha del “ferino” e che risulta essere il primo passo almeno per salvarsi la vita!
L’istinto, dobbiamo ritornare ad esercitarlo. Ma nulla potrà cambiare se, a livello sociale, profondamente, gli uomini che vivono queste tragedie non impareranno a loro volta che prima di essere donne siamo “esseri umani”.
Il patriarcato e la Chiesa hanno prodotto questo scempio…auguriamoci che prevalga la ragione e l’empatia, piuttosto che la follia pura.
Da parte nostra, dobbiamo impegnarci a fare di più, insegnando, informando, proteggendo. Ancora di più.
Grazie per la tua condivisione.
Vitiana Paola Montana