Nzema: una regione e un popolo. Un rito di passaggio tra ancestrale e contemporaneo in un Paese, il Ghana che è il primo produttore di cacao globale ed è disteso su un discreto gruzzolo di risorse naturali che l’hanno fatto schiavo nel passato coloniale, e lo mantengono dipendente dalle esportazioni e dagli aiuti internazionali nel presente della globalizzazione. Nzema si stende e si popola dalla foce del fiume Ankobra, ad est, fino alla foce del Tano tra dune e lagune che segnano il confine ad ovest con la Costa d’Avorio. All’interno nasconde un tesoro naturale: l’ultimo brandello di foresta pluviale custodita alla meglio nell’Ankasa River Forest Reserve. E un tesoro umano: il Paese è uno degli stati dell’Africa occidentale in cui passava la rotta della tratta degli schiavi verso l’America, soprattutto nella regione centrale dello Stato dove il Cape Coast Castle e l’Elmina Castle ne recano la dolorosa memoria di prigionia, ma anche l’attualità della schiavitù domestica.
«Vogliamo dare vita ad un’idea di tradizione che è dialogica e in constante cambiamento, e non è un concetto fisso e immobile. I capi tradizionali Nzema, ad esempio, hanno in molti casi l’Iphone o l’I-pad». Chi ci apre questo punto di vista è Elisa Vasconi, giovane dottoressa di ricerca in Antropologia, Etnologia e Studi culturali dell’Università di Siena protagonista, insieme ai colleghi Maria Claudia Cristofano e Lorenzo Cappelli, dell’Università di Roma La Sapienza, di una proposta che va oltre il turismo naturalistico e il classico viaggio responsabile.
Il «Viaggio con l’antropologo. Alla scoperta degli Nzema del Ghana sud-occidentale» è un modo nuovo di leggere la professione antropologica in una chiave di ricerca attiva, vivente, che mette in circolo visioni ed esperienze uniche nel registro accessibile del viaggio. E di progettarsi un lavoro a misura delle proprie conoscenze, senza dover per forza rinunciare alla ricerca, vista la considerazione che il nostro Paese ha delle scienze umane.
Elisa dal 2005 svolge ricerche sulla medicina tradizionale Nzema e sulla sua relazione con la biomedicina. Mariaclaudia da quattro anni studia il patrimonio culturale e artistico dell’area Nzema con riferimento al Ghana contemporaneo e Lorenzo, da oltre dieci, lavora sulla musica nzema e i tamburi parlanti. «La scelta del Ghana come meta della nostra proposta di viaggio – racconta Elisa – nasce dall’esperienza sul campo che abbiamo accumulato direttamente nell’ambito della Missione etnologica italiana in Ghana (Meig) della Sapienza, cui tutti afferiamo, e che è presente nel Paese dal 1954. La nostra idea è di condividere con chi vorrà viaggiare con noi i contatti e le relazioni umane che da anni coltiviamo. Il termine “incontro” è, fuori di ogni retorica, il valore aggiunto di questa esperienza di viaggio». E gli incontri in programma sono davvero straordinari: dai guaritori tradizionali con gli strumenti terapeutici che impiegano, la loro relazione con il mondo spirituale e i fenomeni di possessione, fino all’universo visivo locale, indagando le produzioni artistiche dei cosiddetti signwriter, pittori di insegne cui, per oltre un cinquantennio, è stata affidata la comunicazione pubblicitaria.
I due itinerari proposti dai nostri studiosi attraversano in due settimane in tro-tro (il caratteristico pulmino Volkswagen) la costa che dalla capitale conduce sino al confine con la Costa d’Avorio: «Condurremo i nostri compagni di viaggio nelle case di capi tradizionali e regine madri – racconta Elisa – faremo loro conoscere i rudimenti della musica locale e dei tamburi parlanti, le pratiche più affascinanti della medicina autoctona attraverso l’incontro con erbalisti e guaritori tradizionali». Si potrà vivere in prima persona il festival del Kundum (in programma per fine ottobre, foto in alto) e visitare gli splendidi mercati locali, da Jaway Warf ad Aiyinase. Sarà possibile passare una notte a Nzulezo, raro esempio di villaggio palafitticolo sulla laguna retrocostiera Amanzule e raggiungibile solo in canoa. Altre tappe suggestive, il Fort Apollonia Museum of the Nzema Culture and History a Beyin, capitale tradizionale del regno Nzema occidentale, e il parco nazionale dell’Ankasa Forest, con la sua indimenticabile «cattedrale» di bambù. I costi sono calcolati con attenzione, per remunerare lavoro, accoglienza locale e trasporti con equità.
Le prime partenze di gruppi di un massimo di 8-10 persone sono previste per il mese di ottobre, e per i dettagli su quote, tappe e servizi proposti ci si può collegare alla pagina fb https://www.facebook.com/pages/In-viaggio-con-lantropologo/451733891564551?fref=ts e farsi rapire su youtube dal video che li presenta (qui di seguiro). Perché, come sosteneva sant’Agostino «il mondo è un libro, e chi non viaggia ne legge solo una pagina».
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