Sotto i venti anni la suscettibilità all’infezione da Covid-19 resta bassa (circa la metà rispetto a chi ha più di vent’anni), intanto le scuole confermano di non avere un ruolo rilevante nella trasmissione del virus, anche con le nuove varianti. Eppure il principio di usare una particolare cautela sulla somministrazione dei vaccini a bambini e ragazzi non sembra trovare spazio. Nello stesso tempo, come ricorda l’Oms, milioni di operatori sanitari nei paesi impoveriti restano senza vaccini. Perfino l’agenzia Ue, nell’autorizzare il vaccino, ha comunque rilevato che “visto il numero ridotto di bambini partecipanti allo studio, non è stato possibile valutare effetti collaterali rari…”. Un articolo scritto di Sara Gandini (epidemiologa), Maria Luisa Iannuzzo (medico legale), Marco Cosentino (medico farmacologo), Daniele Novara (pedagogista), Emilio Mordini (psicanalista), Francesca Capelli (sociologa), Ilaria Baglivo (biologa) e altri
“VACCINO COVID? SÌ, MA AI BAMBINI NON SERVE”
Una catastrofe morale: la definizione è del Direttore esecutivo dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Nei paesi ricchi – ha detto – si propone ai bambini e agli adolescenti il vaccino, mentre gli operatori sanitari nei paesi poveri non ne hanno”. E ancora: “In una manciata di paesi ricchi che hanno acquistato la maggior parte della fornitura di vaccini, i gruppi a basso rischio vengono ora vaccinati”. Ghebreyesus esorta gli stati a donare i vaccini non destinati alle categorie a rischio a Covax, un progetto (gestito da OMS e altre organizzazioni) che mira a garantire che i “Paesi in via di sviluppo” abbiano accesso ai vaccini.
Finora oltre 53 milioni di dosi di vaccini Covid-19 sono stati spediti in 121 Paesi e territori partecipanti. Al momento, ha spiegato il portavoce OMS, solo lo 0,3 per cento delle forniture globali di vaccini è andato ai Paesi a basso reddito, che ospitano il 9 per cento della popolazione mondiale. In alcune parti del mondo le persone a rischio potrebbero non essere immunizzate fino al 2024, quindi bisogna destinare i vaccini a chi è più in pericolo piuttosto che ai bambini, il cui rischio di ammalarsi è veramente basso, ha sottolineato.
LEGGI ANCHE Imparare la lezione o vaccinare i bambini? (Patrizia Gentilini, medico oncologo ed ematologo, membro di Isde)
Eppure, il 19 maggio il ministro Speranza ha dichiarato: “Vaccinare i giovani è altamente strategico ed è essenziale per la riapertura in sicurezza del prossimo anno scolastico”. Tuttavia, da vari studi pubblicati in Italia e all’estero e dagli screening effettuati nelle scuole sappiamo che esse sono uno dei luoghi più sicuri. Si stima che sotto i 20 anni la suscettibilità all’infezione sia circa la metà rispetto a chi ha più di 20 anni. La mortalità tra 0 e 20 anni per Covid-19 corrisponde a 0,17 per 100.000 abitanti, pari a un duecentesimo della mortalità totale stimata per tutte le cause in un anno normale. Il numero di vaccini da usare (NNT) per i bambini è di circa 14.000 per evitare un caso severo di malattia Covid-19 e per evitare un decesso si parla di circa 500’000.
L’autorizzazione condizionata concessa da Ema al vaccino anti Covid per gli adolescenti della fascia d’età 12-15 anni significa che i giovani a rischio o coloro i cui tutori ritengano debbano essere vaccinati, potranno esserlo. I pronunciamenti del Ministero e di molti rappresentanti istituzionali vanno invece nella direzione di condizionare la riapertura delle scuole in presenza solo a una massiva vaccinazione di categorie che sono a basso rischio di infezione e contagio e a rischio trascurabile di morbidità, introducendo un chiaro vulnus democratico. Mai prima la medicina ha chiesto tanto: vale la pena ricordare che i trattamenti medici si somministrano per la tutela della salute individuale, senza poter essere imposti per il solo interesse alla salute collettiva, tanto più nel caso dei minori. Data la bassa incidenza, la bassa gravità della malattia nelle fasce pediatriche e il fatto che le scuole non hanno un ruolo rilevante nella trasmissione del SARS-CoV-2, anche con le nuove varianti, e quindi i limitati benefici che i vaccini potrebbero avere per la collettività, al momento non si vede l’urgenza di vaccinare i giovani, mentre è molto più urgente vaccinare i tanti anziani e fragili che, per diversi motivi a loro non imputabili, non hanno avuto accesso al vaccino o non sono ancora riusciti a prenotarsi sulla piattaforma.
Inoltre, seppur questi dati siano preliminari, nei Paesi dove si è raggiunta un’alta copertura vaccinale (UK, Israele) la curva dei contagi è stata abbattuta anche senza la vaccinazione degli under 16. Al contrario, a fronte di benefici minimi nei giovani, c’è comunque la possibilità seppur remota di eventi avversi conosciuti e comuni, anche se probabilmente in gran parte reversibili.
La vigilanza post-marketing delle vaccinazioni è iniziata da poco; le informazioni su eventi rari ma pericolosi si potrebbero presentare nel corso degli anni.
L’approvazione per uso emergenziale di FDA è basata su circa 1.000 bambini fra i 12-15 anni e quindi le informazioni di sicurezza che se ne possono dedurre non possono escludere eventi avversi rari, con un’incidenza inferiore a 1/500. Sabato 29 maggio l’agenzia regolatoria UE, estendendo l’autorizzazione condizionata al commercio come richiesto dall’azienda farmaceutica Pfizer biontech, ha rilevato che, “visto il numero ridotto di bambini partecipanti allo studio, non è stato possibile valutare effetti collaterali rari”. Nonostante questa incertezza, ha considerato che “i benefici del vaccino Pfizer in bambini di età tra i 12 e i 15 anni superino il rischio, specificamente per i minori che presentano condizioni tali da determinare il rischio di sviluppare un COVID serio”. Non quindi per tutti. Soprattutto quando si parla di obbligo, il bilancio tra rischi e benefici attesi andrebbe stabilito da un’analisi condotta sul lungo periodo, in particolare nei giovani.
Anche solo alla luce di queste incertezze e della peculiarità delle aspettative di vita dell’età pediatrica, il principio del bilanciamento tra valori costituzionali, della salute primariamente come diritto fondamentale individuale (art. 32 co. 1 Cost.) e della valorizzazione del superiore interesse del bambino e dell’adolescente (articoli 3 UNCDC e art. 24 Carta dei diritti UE) impongono di usare una particolare cautela finché non si avrà una conoscenza adeguata delle implicazioni di questa vaccinazione. Tra i rischi dei vaccini anti-Covid ai giovani includiamo il messaggio simbolico comunicato ai ragazzi: fate attenzione perché chiunque può essere un pericolo. Stiamo insegnando ad avere paura dell’altro da sé, ad avere paura della vicinanza, dell’abbraccio, perché l’incontro potrebbe essere in potenza sempre portatore di malattia. Simbolicamente, un fatto grave.
I vaccini contro la Covid-19 effettuati nelle fasce di età adulta stanno riducendo i casi gravi di malattia e la mortalità nella popolazione. La loro somministrazione dovrebbe continuare a proteggere prima di tutto le fasce a rischio, per le quali la malattia può essere grave e letale, inclusi i soggetti in età pediatrica che sono particolarmente esposti a causa di patologie concomitanti.
Referenze
https://www.politico.eu/…/who-chief-vaccination-of…/
https://www.thelancet.com/…/PIIS2352-4642(21…/fulltext
https://www.fda.gov/…/coronavirus-covid-19-update-fda…
https://www.thelancet.com/…/PIIS2589-5370(20…/fulltext
https://blogs.bmj.com/…/covid-vaccines-for-children…/
Sara Gandini, epidemiologa; Daniele Novara, pedagogista; Maria Luisa Iannuzzo, medico legale; Marco Cosentino, medico farmacologo; Maurizio Rainisio, statistico; Raffaele Mantegazza, pedagogista; Ilaria Baglivo, biologa; Maurizio Matteoli, pediatra; Emilio Mordini, psicanalista; Gilda Ripamonti, giurista; Olga Milanese, avvocato; Elena Dragagna, avvocato; Marilena Falcone, ingegnere; Francesca Capelli, sociologa
hans drager dice
Imparare la lezione o vaccinare i bambini?
Patrizia Gentilini
18 Maggio 2021
Numerosi studi mostrano come la maggior incidenza e gravità del Covid-19 si registri nelle aree più inquinate. Altri studi rivelano come nelle aree di agricoltura intensiva si riscontrano molti più casi rispetto a quelle non intensive. Eppure invece di promuovere subito azioni e politiche per ridurre drasticamente i molti tipi di inquinamento di fatto si propone come unica soluzione la vaccinazione di massa anche di bambini e bambine. Contro questa possibilità è stato lanciato un appello dalla Rete Sostenibilità e Salute con cui si richiede la moratoria della vaccinazione anti Covid-19 nei bambini, appello già sottoscritto da circa un migliaio fra medici e operatori sanitari. “I bambini sono fortunatamente risparmiati da questa pandemia – scrive Patrizia Gentilini, oncologa ed ematologa – Non hanno un ruolo rilevante nella trasmissione del SARS-CoV-2, ma rischiano di essere le sue più grandi vittime. I vaccini in uso, infatti, riducono ma non azzerano la trasmissione dell’infezione, hanno durata sconosciuta ed efficacia ridotta su alcune delle varianti sinora emerse, a oggi non è stata stabilita la necessità e la frequenza di dosi di richiamo. E soprattutto ancora troppo poco sappiamo degli esiti a lungo termine di questi trattamenti in organismi che hanno tutta la vita davanti…”
Foto di Jeniffer, Wai Ting Tan tratta da Pixabay
Lo sconvolgimento che a livello globale il nuovo coronavirus ha comportato ci impone non solo di riflettere, ma di interrogarci sulle possibili soluzioni per uscire da questa crisi planetaria. Fin dall’inizio si è scritto che più che “pandemia” si doveva parlare di “sindemia”, ovvero dell’interazione nefasta di molteplici fattori (sanitari, sociali, ambientali, economici), tutti comunque riconducibili al rapporto predatorio ed aggressivo dell’uomo col resto del Pianeta.
Già in tempi non sospetti autorevoli voci si erano levate denunciando il pericolo sempre più incombente di nuove pandemie e la necessità che il genere umano si impegnasse molto di più “per conservare la natura, preservare i servizi ecosistemici e la biodiversità, comprendendo e mitigando le attività che portano all’emergenza delle malattie”. Di fatto numerosi sono ormai gli studi che attestano come la maggior incidenza e gravità della Covid 19 si registri nelle aree maggiormente inquinate, quasi che da esse si levasse un ulteriore grido d’allarme per farci cambiare rotta. Un ampio studio condotto negli Stati Uniti ha dimostrato che per ogni aumento di 1 mcg/m3 di PM2,5, si ha un incremento di mortalità da Covid-19 del più 11 per cento, dato che, rapportato all’Europa, si traduce in un incremento pari al 19 per cento, e che è ancor più elevato per la Pianura Padana, area fra le più inquinate del continente europeo, e in cui si sono registrate le più elevate mortalità da Covid-19.
Ma non è solo la qualità dell’aria a condizionare la gravità della pandemia: da una ricerca dell’Università di Firenze che ha messo in relazione il numero di casi di Coronavirus con i modelli di agricoltura presenti nelle varie zone del Paese è emerso che nelle aree di agricoltura intensiva si registrano 134 casi ogni 100 km2, rispetto ai 49 casi delle aree non intensive, differenze che si confermano anche considerando i dati demografici.
Ma invece di imparare la lezione che questa crisi epocale ci sta dando ancora una volta sprechiamo l’occasione di ridurre drasticamente l’inquinamento e “fare pace col pianeta” e di fatto si propone come unica soluzione la vaccinazione di massa, addirittura estendendola a giovani e bambini, possibilità questa su cui autorevoli voci contrarie proprio in questi giorni si sono levate.
A questo proposito è stato lanciato un appello dalla Rete Sostenibilità e Salute con cui si richiede la moratoria della vaccinazione anti Covid-19 nei bambini e già sottoscritto da circa un migliaio fra medici e operatori sanitari (all’appello si può continuare ad aderire seguendo le istruzioni che in esso compaiono e l’elenco dei sottoscrittori sarà via via aggiornato).
I bambini sono fortunatamente risparmiati da questa pandemia, non hanno un ruolo rilevante nella trasmissione del SARS-CoV-2, ma rischiano di essere le sue più grandi vittime. I vaccini in uso, infatti, riducono ma non azzerano la trasmissione dell’infezione (con alcune varianti in Israele è stato documentato persino l’opposto), hanno durata sconosciuta ed efficacia ridotta su alcune delle varianti sinora emerse, a oggi non è stata stabilita la necessità e la frequenza di dosi di richiamo e soprattutto ancora troppo poco sappiamo degli esiti a lungo termine di questi trattamenti in organismi che hanno tutta la vita davanti. Perché una sollecitudine analoga a quella che si mostra nel voler vaccinare i bambini per una malattia che fortunatamente non sviluppano non la si dimostra anche nel difenderli dai rischi ambientali e dai comportamenti a rischio?
Confrontiamo qualche numero: dall’inizio della pandemia, oltre sedici mesi fa, fra 0 e 19 anni sono deceduti per Covid-19 26 soggetti, di cui la maggior parte già affetti da gravi patologie. D’altro canto in Italia ogni anno da 0 a 19 si ammalano di cancro oltre 2.400 soggetti e 356 ne muoiono, per non parlare dell’autismo (all’origine del quale ci sono anche fattori ambientali) che riguarda ormai un bambino su 77 fra 7 e 9 anni.
Ma al di là del “celebrare” queste situazioni dedicando ad esse apposite giornate (15 febbraio per cancro infantile e 2 aprile per l’autismo), cosa si fa di concreto? Direi purtroppo ben poco, eppure molto già sappiamo e molte azioni concrete potremmo mettere in campo per la prevenzione primaria sia dei tumori infantili che dell’autismo. Direi che mai, come in questo caso, mi sembra si usino due pesi e due misure, eppure l’imperativo ippocratico “primum non nocere” è un principio basilare per ogni medico e a maggior ragione dovrebbero esserlo anche per ogni provvedimento di sanità pubblica, specie se riguarda ciò che più importante ogni società dovrebbe avere a cuore: i propri bambini.
Più che mai nei confronti dell’infanzia dovremmo impegnarci invece per farli vivere in un ambiente non inquinato, respirare un’aria pulita, promuovendo un’alimentazione sana (ricca di verdura e frutta fresca e secca oleosa, cereali integrali, legumi, e povera di carni rosse e lavorate, bibite zuccherate, cereali raffinati…) e senza residui, nonché di una salutare attività fisica, fattori tutti fondamentali nel preservare le fisiologiche capacità difensive dell’organismo e contrastare non solo contro le infezioni, ma anche il carico complessivo di malattie croniche da cui sempre più sono afflitti.
Pubblicato anche su un blog del Fatto quotidiano (con il titolo Covid-19, invece di imparare la lezione e ridurre l’inquinamento pensiamo a vaccinare i bambini)
Patrizia Gentilini è medico oncologo ed ematologo, membro di Isde
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Comments
Stefano says
21 Maggio 2021 at 14:53
Grazie dott.ssa Gentilini per le osservazioni puntuali e documentate. Chissà se il ministro Speranza e i virologi da televisione (il prof. Galli, le prof.sse Viola e Capua e tanti/e altri/e) ne terranno conto. Ne dubito, altrimenti, oltre ai vaccini, avrebbero incrementato anche le terapie domiciliari e aumentata la capienza ospedaliera, e invece non hanno fatto altro, da marzo 2020, che condizionare gli Italiani col culto del dio vaccino e la perentoria stroncatura di ogni tentativo di terapia del covid. Attendo ormai con serena rassegnazione che a settembre, massimo ottobre compaia qualche altro virus con nuove misure di confinamento e limitazione delle libertà.
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Stefania says
21 Maggio 2021 at 16:11
Profondamente d’accordo con la dott.ssa Gentilini come sempre e rattristata da questo accanimento anche sui bambini.Mi auguro che le sue parole vengano ascoltate.
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Rodolfo Marusi Guareschi says
21 Maggio 2021 at 17:59
https://www.facebook.com/photo?fbid=4279341522078856&set=pob.100000091527767
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Daniele says
25 Maggio 2021 at 12:31
Uno dei più gravi errori della gestione sindemica Covid-19 è stato quello di Non puntare sulle cure domiciliari precoci. Se posso capire i primi mesi di stordimento e panico, Non posso assolutamente giustificare tutto il periodo successivo, tuttora perdurante, con Linee Guida Aifa-ministeriali totalmente inadeguate e controproducenti. Si è puntato tutto e colpevolmente sul vaccino, trascurando le medicine che hanno dimostrato di essere efficaci, se prese precocemente e in modo selettivo, fase per fase, paziente per paziente. Si sarebbe potuto istruire con brevi corsi (10/14gg) i Mmg che invece sono spesso risultati assenti e/o “ligi” alla vigile attesa/paracetamolo, quanto alle Usca, penso non siano state assolutamente presenti in tutti i territori per i quali erano invece necessarie, oltre ad essere state sobbarcate di un lavoro enorme.
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Ezio Corradi says
31 Maggio 2021 at 14:06
Grazie Dr. ssa Patrizia Gentilini per essersi espressa con la sua abituale sensibilità e professionalità: la prima cura essenziale è la prevenzione primaria, la seconda è l’attuazione del principio di precauzione. NON inquinare per salvare gli esseri viventi!
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hans drager says
31 Maggio 2021 at 17:17
Non pochi genitori sono indignati dal fatto che i bambini siano ora usati come cavie per i profitti dell’industria farmaceutica. E giustamente!
Ricordiamoci:
1. Poco prima che iniziasse la storia di Corona, l’OMS ha cambiato i suoi criteri di pandemia: da allora, non si registrano vere e proprie malattie, ma “cifre di infezione”. Tuttavia, le cifre delle infezioni e l’”incidenza” non sono basi reali per la valutazione.
2. Nessuno dei vaccini utilizzati è stato sufficientemente testato. Finora, il tempo minimo di test è stato di 6 anni (!!). Chi guiderebbe un’auto senza MOT, di cui non si sa se i freni e lo sterzo funzionano? Ma perché anche una sola persona si vaccina con vaccini che NON sono stati sufficientemente testati?
3. La popolazione è tenuta totalmente all’oscuro degli effetti collaterali del vaccino, delle morti e delle complicazioni che si sono verificate e continuano a verificarsi, e che raramente sono riportate dai cosiddetti mass media.
4. Dagli anni ’80, la massima dell’OMS è che la politica sanitaria deve sapere come gestire la giusta dose di paura delle malattie. A quel tempo era la paura dell’AIDS. Le varianti più efficaci potrebbero poi essere usate per altre malattie (Donald Francis, Center for Disease Control, CDC). La strategia della paura dell’AIDS è stata portata avanti con il più grande investimento di capitale mai fatto nella storia della medicina. Ma attraverso i test e le droghe, molte volte quell’importo è tornato come profitto.
5. La vaccinazione è un modello di business. Apporta il più grande profitto al business medico. Ugur Sahin, proprietario della tedesca BionTech, che produce il vaccino mRNA in collaborazione con Pfizer, il 10 maggio 2021, a Magonza in Germania, presentando i dati economici del primo trimestre: “Il nostro obiettivo è quello di diventare la centrale mondiale di immunoterapia nel 21° secolo”
Quelli che vogliono imporre qualcosa e sopprimere qualsiasi opposizione dicono “scienza medica”. Chi vorrebbe protestare? Dopo tutto, la medicina è neutrale e obiettiva e vuole solo il meglio per noi. Non è vero?
“La medicina è diventata il principale pericolo per tutti”, sosteneva lo scienziato sociale e teologo della liberazione Ivan Illich ben 40 anni fa (“Medical Nemesis”).
Dopo aver completato la sua indagine satura di fatti, ha denunciato con sgomento il “potenziale di schiavizzazione inerente nella medicina”.
È migliorato qualcosa da allora?
Vedi: http://www.spkpfh.de/SPK_Docu_3_Agnello_nero_da_sacrificare.htm
antonella montagnini dice
siamo ora arrivati a dover diffidare di ciò che ancora chiamiamo “medicina”..questi non sono “vaccini” ma medicinali che si stanno sperimentando in attesa che diventino veri e propri “vaccini” Mi dispiace per tutti coloro che non avendo usato il senso critico, il raziocinio si sono lasciati abbindolare dal suono delle sirene”vaccinatevi” che fa leva sempre e comunque sulla” paura”il terrore della morte della sofferenza..ma peggio i bambini sono indifesi come gli animali, ma allora cavie da laboratorio anche loro? indignatevi ribellatevi abbiate CORAGGIO diceva nel medio evo in tempi non sospetti Sant’Agostino
Maria Lucia Stabile dice
Perché continuano a chiamarlo vaccino quando sanno che gli anticorpi che si producono non sono neutralizzanti? I vaccini che tutti abbiamo fatto ai nostri figli erano fatti con virus attenuati che inducevano una vera risposta immunitaria e memoria immunologica. Questo è un miscuglio di metalli pesanti e MRNA CHE FA PRODURRE UNA PROTEINA SPIKE TOSSICA CHE MIGRA IN TUTTI GLI ORGANI E QUESTO MRNA DEVE ESSERE TRASCRITTO E DURANTE LA TRASCRIZIONE AVVENGONO DEGLI ERRORI PER CUI SONO I VACCINATI CHE PRODUCONO LE VARIANTI. HA RAGIONE LA DOTTORESSA BOLGAN. IO SONO UNA BIOLOGA SPECIALIZZATA IN MICROBIOLOGIA E VIIROLOGIA E CONOSCO MOLTO BENE I CORONA VIRUS CHE MUTANO DI CONTINUO. VI SIETE MAI CHIESTO COME MAI NON SI È TROVATO UN VACCINO IN 30 ANNI. CONTRO L’HIV E HCV CHE SONO VIRUS A RNA CHE MUTANO E QUESTO LO HANNO FATTO IN 3 MESI???