
Ho sempre amato le locuzioni latine per vari motivi, ma soprattutto perché essendo lontane nel tempo dimostrano quanto la natura umana sia per alcuni significativi aspetti incredibilmente prevedibile. Con ciò mi riferisco alla nostra specie, che per paradosso è ancora relativamente giovane e ingenuamente rozza. Tra le suddette, una di quelle che preferisco è “cui prodest”, ovvero a chi giova, o meglio ancora chi ci guadagna da questo o quello. Nel nostro caso, dal fare questo o quello, al di là delle ragioni ufficialmente addotte.
Prendiamo alcune domande sulle quali mi sono ritrovato a riflettere. Perché Trump, una volta eletto, ha mostrato fin da subito palese ostilità sia nei confronti di Gaza che dei suoi abitanti, ulteriore sostegno al controverso leader israeliano e ormai palese vicinanza strategica con gli interessi di Putin? Perché vuole evitare la terza guerra mondiale come ha detto pubblicamente a Zelensky? Perché l’Unione Europea sta sostenendo un piano di riarmo del vecchio continente di circa 800 miliardi di Euro? Per proteggere i suoi cittadini? E perché il presidente francese Macron offre a questi ultimi di estendere il proprio cosiddetto ombrello nucleare? Per tenerli al sicuro e scongiurare la guerra? In altre parole, è la pace che hanno a cuore costoro e più che mai coloro che sono alle loro spalle?
A questo punto, forse, ci viene in soccorso la suddetta locuzione, con la quale non dico sia possibile trovare tutte le risposte che mancano a quesiti di tale portata e complessità, ma a mio modesto parere ci indicano la via.
Prima di tutto facciamo un passo indietro.
Secondo un recente rapporto del gruppo Climate Power, i grandi produttori di petrolio hanno donato almeno 445 milioni di dollari per sostenere l’elezione di Trump e piazzare figure chiave e amiche nella sua amministrazione, oltre che al Congresso e al Senato. Tutto ciò è perfettamente coerente con altri dati, emersi esattamente un anno fa da una analisi di Global Witness, i quali ci dicono che le major europee e statunitensi del petrolio e del gas hanno realizzato profitti di oltre un quarto di trilione di dollari, ovvero 250 miliardi, da quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Al contempo, in base a una ricerca del CEPR, grazie alla suddetta invasione centinaia di miliardari russi ne hanno beneficiato in modo straordinario. Secondo la lista Forbes sui “200 uomini d’affari più ricchi della Russia”, nel dicembre 2021 c’erano 123 miliardari, poco prima che la Russia invadesse l’Ucraina. La stessa classifica del 15 dicembre 2024 ha visto 125 nuove iscrizioni.
Altra premessa doverosa: secondo le stime dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, le prime 100 società produttrici di armi al mondo hanno registrato profitti di quasi 600 miliardi nel 2023 tra le guerre a Gaza e in Ucraina. Per non parlare dei dieci principali fondi speculativi del mondo, che sempre grazie all’invasione russa hanno guadagnato circa 1,8 miliardi di euro dall’aumento del prezzo del cibo. Infine, veniamo alla generosa proposta del presidente transalpino.
Secondo il Centro per gli studi strategici e internazionali, sull’industria nucleare la Francia ha praticamente strutturato e costruito la sua intera economia, ma la dimensione europea della propria deterrenza non dovrebbe essere intesa come un desiderio di stabilire una maggiore protezione del continente. Tale strategia risale addirittura agli anni ‘70. Da allora si sono succeduti vari presidenti, ma il mantra è sempre stato lo stesso: vi offriamo il nostro famigerato ombrello. Nel mentre, già da alcuni anni l’industria nucleare francese si trova di fronte a una grande incertezza, sia per i cambiamenti climatici, ma anche per i recenti conflitti alle porte del vecchio continente. Macron e chi lo sostiene, in tutti i sensi, hanno puntato molto sull’energia nucleare, quasi tutto, con l’obiettivo di triplicarne la capacità entro il 2050. Al contempo, a settembre dell’anno scorso il nuovo reattore si è spento un solo giorno dopo la sua prima accensione, gli organismi competenti ricordano che la nazione è ben lontana dall’essere pronta per costruire i sei nuovi reattori promessi, mentre solo tre anni fa la situazione dei vari impianti era pessima per varie ragioni.
Da cui, un’ennesima domanda, della quale spero mi si perdoni la natura retorica: ma l’ombrello atomico francese a chi serve davvero? Per quanto riguarda quella sulla pace, be’, presumo che la risposta sia già arrivata…
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Alessandro Ghebreigziabiher, drammaturgo, attore, scrittore, è autore di oltre venti libri, tra cui diverse fiabe per ragazzi. Il suo ultimo libro è Specchi delle nostre brame (ed. Bette). Cura il sito Storie e notizie.
Ha aderito alla campagna Partire dalla speranza e non dalla paura
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