Essere sempre in movimento per rinnovare attraverso il fare il concetto di lotta territoriale, coltivare ovunque grandi dosi di ironia (ricordate il cartello “Siamo venuti già picchiati”, di tre bizzarri notav alla manifestazione del 1 maggio 2023 di Torino?), scoprire la risonanza con tante lotte diverse, proteggere gli spazi di comunicazione indipendente. In Valsusa proprio non ce la fanno a smettere di cercare, insieme a tanti territori differenti, una nuova cultura politica dove non c’è spazio per deleghe o compromessi

Il Controsservatorio Valsusa, nato a Torino nel 2013 per volontà di singole persone e associazioni che denunciando l’accerchiamento politico, mediatico e giudiziario della ormai trentennale opposizione popolare al Tav, decide di costituirsi in associazione per promuovere iniziative alla ricerca di nuovi spazi di democrazia. Uno di questi eventi è stato organizzato sabato 30 novembre a Torino presso l’Alma Mater. L’incontro del Controsservatorio aveva come titolo: “Ambiente e grandi opere. Tra politica, movimento e informazione” e una grande ambizione: rimettere insieme, almeno per un giorno, pezzi significativi di lotte territoriali. Fin dal mattino nonostante una pesante nebbia sulla città il centro si è riempito di persone provenienti da tutta Italia, con qualche inciampo sui trasporti dovuti allo sciopero generale del giorno prima. È stato cosi possibile ascoltare le esperienze dei NoTap, dalla voce di Elena Papalia (avvocato) che ha ripercorso le tappe dell’opposizione salentina, l’intervento di Peppe Marra (comitato No Ponte di Reggio Calabria), il racconto del Bosco Ospizio di Reggio Emilia, un polmone verde che si vorrebbe abbattere per far posto a una ennesima costruzione della Conad. Denuncia che si collegava con gli interventi di diversi comitati torinesi, tra cui Salviamo il Meisino e Rete Resistenza Verde.
La prima sessione coordinata da Angelo Tartaglia e da Livio Pepino era stata aperta da due tecnici della Commissione Tecnica Torino Lione – un tavolo voluto e riconosciuto dall’Unione Montana Valle di Susa -, i quali si sono confrontati sullo stato dei lavori dell’opera con il vice sindaco francese Philippe Delhomme di Villarodin-Bourget che ha riportato notizie devastanti dal lato francese definendo la Maurienne un paesaggio apocalittico fra devastazione e polvere. Più volte è stato citato lo storico Patto di Mutuo soccorso messo in atto nel 2006 con l’obiettivo di far confluire le tante realtà organizzate in Italia che lottavano per la salvaguardia del territorio. Esiste una pubblicazione del 2008 (edita da Carta) La Val di Susa si moltiplica diario di due anni con la prefazione di Maurizio Piccione: “Più si viaggia più si scoprono nuovi amici. Aria fresca che dal Trentino a Noto fa fiorire comitati e presidi aria di un nuovo modo di intendere la politica senza deleghe o compromessi. È un Patto che dà coraggio perché fa capire che siamo in tanti…”.

In sala molti presenti con capelli bianchi hanno vissuto direttamente esperienze di mutualità e ora un po’ dubitano sulla nuova riuscita. Il dubbio lo esprime nettamente Franca Guelfi (comitato di Vado Ligure). “Condivido la maggior parte delle cose dette stamani, ma non sul fatto che l’unione fa la forza…”. Eppure non restano molte altre strade, ne è un esempio la testimonianza del rappresentante del Collettivo Operaio GKN Maurizio Petroni che rappresenta in modo concreto una lotta che stanno per vincere, in quel caso grazie all’unione di tanti che hanno creduto e voluto sostenere questo sogno. In pochi mesi è stato possibile raggiungere la cifra enorme di azionariato popolare di 1 milione di euro (736 persone fisiche e 143 persone giuridiche associazioni ecc).
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La seconda sessione pomeridiana coordinata da Alessandra Algostino ha raccolto testimonianze diverse, da Extinction Rebellion a Fridays for Future e Ultima Generazione. Il manifestare diventa sempre più problematico con il decreto sicurezza e la svolta autoritaria imposta dall’attuale governo. Come si fa? Si chiedono gli interventi che si succedono. Copiare dai notav che hanno una lunga esperienza in proposito e presentarsi, ad esempio, con qualche benda sulla testa e il cartello al collo dove si scrive: “Siamo venuti già picchiati” (Torino manifestazione 1 maggio 2023).

Il terzo momento del convegno è stato dedicato all’informazione, sono poche le vertenze ambientali o di lotta raccolte dai media, esiste un silenzio e una ostilità. Fra gli interventi, quello di Duccio Facchini di Altreconomia, mensile che si sta imponendo grazie alle importanti inchieste che porta avanti, in un panorama a dir poco sconsolante. Qualche ora dopo, in valle a Condove, per una casualità avviene la presentazione del libro Il Paese Arancione di Tiziana Angilletta (edizioni Perrone): la storia raccontata descrive un paese che a poco a poco scivola in una totale apatia, si trasforma da comunità agricola a un luogo svenduto per scopi turistici. Mancano le reazioni delle persone che si adattano alla sottrazione di diritti, spazi sociali, bellezza. Piano piano Volas, il nome di fantasia del paese, si trasforma e diventa colonizzato, svuotato, in una manipolazione sottile ma continua. La valle di Susa (per fortuna come molti altri luoghi), non è ancora addomesticata. Segnali forti ci sono, nonostante trent’anni di storia di opposizione, sono comunque un tempo in grado di sfiancare chiunque, tuttavia pensando proprio al Paese Arancione, e alla capacità sempre di rinnovarsi mettendo in campo dosi pesanti di ironia anche quest’anno l’8 dicembre sarà l’occasione che ricorderà la grande ribellione avvenuta nel 2005, quando il piccolo comune di Venaus dopo essere stato occupato e violentato nottetempo da implacabili manganelli e ruspe è stato liberato dalla forza d’urto di un fiume di persone semplicemente determinate.
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