Tutto comincia da un urlo di rabbia ma chi grida non è rassegnato, ha il desiderio di non dimenticare, il coraggio di non restare in silenzio e la forza di sognare di liberarsi. Il presidio promosso per Manuela, uccisa a fucilate dall’ex compagno nella periferia di Roma, da un collettivo composto soprattutto da ragazze è stato un grido fortissimo, ma anche un luogo di riflessione sui roghi delle streghe, sul femminicidio come punta di un iceberg di quotidiane violenze fisiche e psicologiche, sull’importanza dei consultori, sul bisogno di ribellarsi facendo in tanti modi diversi, ovunque, ogni giorno
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Hanno vinto la sfida le giovanissime militanti del collettivo antifascista e transfemminista Suburbe, che opera nell’area territoriale di Corviale, Casetta Mattei e Trullo nel quadrante Ovest di Roma. Sabato 20 luglio il presidio che hanno voluto organizzare dopo l’ennesimo femminicidio é riuscito dignitosamente, in una città praticamente deserta perché la bella giornata e il caldo torrido invitavano ad andare al mare o a non uscire di casa.
Il presidio parte inevitabilmente dalla rabbia per un crimine che poteva essere evitato. L’immagine del volantino é simbolicamente eloquente: una mano di donna stringe nel pugno una molotov accesa, con il simbolo della lotta transfemminista. “Per ogni femminicidio, per Manuela, portiamo la nostra rabbia in strada. Sorella scegliamo di non dimenticarti”. Il volantino è una chiara allusione alle parole pronunciate da Elena, sorella di Giulia Cecchettin, uccisa 11 novembre 2023, dall’ex fidanzato: “Non fate un minuto di silenzio: bruciate tutto”.
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Manuela Petrangeli, a cui il presidio é dedicato, era una fisioterapista di cinquant’anni, madre di un bambino di nove, che poteva sperare per sé e per suo figlio un futuro diverso poiché era appena assunta con contratto definitivo presso la casa di cura Villa Sandra, a Casetta Mattei. L’ex compagno, che aveva precedenti per atti persecutori nei confronti di una precedente compagna, l’ha uccisa a fucilate, il 4 luglio 2024, come la preda di una caccia. Manuela é la 54esima vittima dall’inizio dell’anno, ma non l’ultima e la conta continua inesorabile.
Nel piccolo parco adiacente al piazzale alcuni anni fa venne piantato L’albero di Sara di Pietrantonio, che viveva nel quartiere e che fu vittima il 29 maggio 2016, di un femminicidio efferato compiuto dall’ex fidanzato, che ne bruciò il cadavere. Lì accanto vi é una della numerosissime panchine rosse che sono sparse sul territorio per ricordare il numero del telefono antiviolenza di genere.
Il presidio assume le forme di una partecipatissima assemblea in cui si alternano donne di generazioni diverse, ma legate da un filo rosso, o meglio viola. Per Francesca dell’Assemblea delle Libere Soggettività del Trullo la rivolta delle donne affonda le sue radici in una cultura altra, quella della sapienza, tramandata oralmente, dalle donne guaritrici del medioevo e dell’età moderna, a cui il potere patriarcale e clericale, diede la caccia per secoli, non tollerandone l’indipendenza e la libertà di pensiero. I roghi contro le streghe furono dunque i primi femminicidi di massa.
Per una volta, i non pochi ragazzi e uomini presenti sono invitati ad ascoltare in silenzio e, come si dice a Roma, “ci sta” ossia “va bene così anche se…, ok va bene così, é giusto, ci sta”.
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La presenza delle ragazze, studentesse delle superiori o comunque di questa fascia di età, é maggioritaria e oltre alle compagne di Suburbe si alternano altri collettivo analoghi di Monteverde, Aprilia, Ostia.
“Bruciare tutto” lo slogan espresso nelle recenti manifestazioni dopo la morte di Giulia… significa agire la rabbia trasformandola in volontà trasformatrice autenticamente rivoluzionaria: bisogna cambiare tutto e demolire alla radice il sistema patriarcale. I maschi che arrivano al femminicidio, più che singoli individui criminali, sono la punta dell’iceberg di un sistema che teme e nega la libertà delle donne, spesso viene uccisa una donna che ha acquisito consapevolezza della propria autonomia, dei propri diritti e della propria libertà. Il femminicidio é solo la punta dell’iceberg delle quotidiane violenze psicologiche, dell’isolamento sociale imposto, della mancanza di rispetto della libertà e dell’autonomia femminile.
Toccante é la testimonianza di una giovane militante transessuale che ricorda l’assassinio di Lucero Rodriguez Valdivia, trans peruviana e sex worker il cui cadavere è stato trovato nella pineta di Ostia in avanzato stato di composizione il 6 luglio e la cui vita evidentemente poco valeva in quanto donna, transessuale e sex worker.
Ciò che si propone é di rafforzare una rete di sorellanza intergenerazionale per favorire la cura e l’aiuto reciproco.
L’oppressione patriarcale attraversa le classi sociali e non é mitigata dal livello di istruzione, ma nei quartieri periferici e popolari la condizione delle donne é aggrava dall’estrema difficoltà ad affrancarsi dai vincoli economici, e quindi dalla convivenza forzata che ostacolano libere scelte di vita autonoma.
Numerosi sono poi gli interventi delle donne delle Assemblea dei consultori che ricordano alle piú giovani le lotte decennali, a partire dal 1975, per l’apertura dei consultori e per la diffusione della cultura della contraccezione che, tra l’altro, ha reso meno frequente il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza prevenendola anche con la diffusione della pillola del giorno dopo. Tuttavia continua l’attacco contro l’autodeterminazione delle donne con l’accesso imposto ai consultori dei presidi delle sedicenti associazione “pro vita” ma che sono in realtà anti libera scelta. A fronte della legge istitutiva che prevedeva un consultorio ogni 20mila abitanti, a Roma c’è un consultorio ogni 100mila abitanti e l’Asl Roma3 ha disposto la chiusura del Consultorio della Consolata e il ridimensionamento degli spazi di socialità assegnati al consultorio di Corviale. La chiusura del consultorio della Consolata danneggia inoltre il lavoro prezioso e importantissimo con le studentesse e gli studenti poiché la struttura si trova in una posizione strategica rispetto a diverse scuole superiori. Ma nella logica di aziendalizzazione del Servizi Sanitario Nazionale i consultori che sono presidi socio sanitari con accesso gratuito e senza ticket per ogni prestazione, sono solo spese senza impegno alcun rientro economico per i magri bilanci che occorre fare quadrare. Ai centri anti Violenza sulle donne iniziano a rivolgersi anche diverse donne anziane minacciate e vessate da figli disoccupati e tossicodipendenti a causa dell’estremo disagio economico.
Il presidio si chiude con la distribuzione di un fischietto antiviolenza e con gli slogan: “Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che piú non hanno voce” . “L’autodifesa si fa così lo aspetti sotto casa e poi lo lasci lì”. Esercitarsi quindi in tecniche di autodifesa personale? Non lo si esclude e del resto brucia troppo l’episodio del violentatore italiano pregiudicato, che ha abusato di una sedicenne rumena a Ponza, non e che risulterebbe a Roma a piede libero.
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